Il genocidio armeno, compiuto dai turchi nel 1915, è sempre stato un vero e proprio tabù. Ricordo che un giorno mentre ero alle superiori, il professore di storia, ci portò una copia di Repubblica, e aprì la pagina su un tema che per anni è stato molto sottovalutato, l’adesione della Turchia nell’unione europea. Lui sembrò convinto che fosse giusto far aderire un paese culturalmente e religiosamente anni luce, all’UE, io no. In quel colloquio dissi anche che l’ostacolo maggiore per la Turchia nel poter entrare in Europa, fu che la Turchia non era un paese europeo. Per dimostrare le mie affermazioni, suggerisco a chiunque di fare un esperimento. Prendete un enciclopedia multimediale, scrivete lingua turca, o lingue altaiche, ascoltate attentamente la pronuncia delle lingue imparentate con il turco, noterete delle “strane” affinità linguistiche. Per esempio, con il kazako, il kirghiso, il mongolo, il turcomanno, e l’uzbeko. Noterete che queste lingue tra di loro sono molto simili (sebbene il turco sia classificato tra le lingue isolate). Quindi la mia domanda potrebbe essere questa: se il Kazakistan chiedesse all’UE di farne parte, dovremmo accettare? se l’Iran chiedesse altrettanto, lo accetteremmo? Ma soprattutto, è accettabile che su questo genocidio, si sia speculato così tanto? Sì è possibile, specialmente se a farlo sono i professori sessantottini, che aspirano a un palese multiculturalismo che distrugge le identità nazionali, o insabbia le tragedie. Se oggi tutti conoscono l’immane tragedia del popolo armeno, è solo grazie all’Italia, e a Papa Francesco, che ricordando il centenario della tragedia, ha inchiodato la Turchia alle sue responsabilità. Specialmente adesso che il clima ad Ankara e in Turchia in generale, è diventato incandescente. Non oso pensare a quali misure saranno sottoposti gli oppositori del partito di Erdogan, e in generale tutti quelli che cercano di chiedere giustizia per i poveri armeni. Certamente se fossimo tutti coraggiosi come i fratelli Taviani, che sono riusciti a realizzare un film sul genocidio, intitolato “La masseria delle allodole”, e se si smettesse di avere un atteggiamento di vassallaggio nei confronti della Turchia, allora qualcosa cambierebbe. La risposta dell’Italia ad Ankara in difesa del papa che nel suo discorso aveva apertamente parlato di GENOCIDIO, sono comprensibili, e giuste. Proprio per questo, è nostro dovere tenere vivo il ricordo di quella tragedia, affinché non si ripeta più. Che Erdogan e la Turchia intera lo vogliano o no. è una responsabilità morale con cui dobbiamo fare i conti, sia con i discendenti delle vittime, sia con le vittime stesse. Nessuno ce lo può impedire, neanche con subdole minacce, scritte o armate che siano. Bisogna parlare del genocidio armeno fino allo sfinimento e fare pressione sulla Turchia, affinché ammetta le proprie colpe del passato (che sono tante, questa è la più grave) anche se ciò dovesse costare il boicottaggio del made in Italy, o la rottura delle relazioni diplomatiche. La dignità di un popolo, non si vendono per dei capricci.
anoidovremmo ess