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Arrampicata – Il 6 maggio prossimo, nella rassegna del 59° Trento film festival, Emmedue presenta il documentario dedicato al boulder in Val di Mello

Creato il 22 aprile 2011 da Sport24h

Arrampicata  – Il 6 maggio prossimo, nella rassegna del 59° Trento film festival, Emmedue presenta il documentario dedicato al boulder in Val di MelloIl primo piano di un bicipite essenziale, né troppo sviluppato né troppo magro, che si contrae nello sforzo per reggere una presa al limite della gravità. Questo potrebbe essere, visto con sguardo superficiale, uno degli spot più banali e scontati del boulder, ovvero dell’arrampicata sui sassi, una delle specialità più diffuse del free-climbing, l’arrampicata libera che ha portato l’estremo al livello del mare, cogliendo (e migliorando) dell’alpinismo tradizionale apparentemente solo la sua componente tecnica, ma “derubandolo” – dicono i detrattori – dell’ebbrezza della quota.
Se si vuole anche il costume è diverso. Canottiere ampie, fuseaux o pantaloni abbondanti, ma soprattutto i piedi nudi infilati in scarpette strette come un guanto, dotate di suole assai più simili ad un pneumatico di Formula 1, che non al tradizionale disegno di uno scarpone da montagna. Il che fa pensare che l’arrampicata libera, nelle sue diverse specialità, ha cercato di esaltare e di incidere sulla tecnica, il che, per i più attenti, la avvicina a quell’alpinismo dal quale, peraltro, non ha mai voluto dissociarsi o porsi come alternativa.
Chiaro che è un mondo diverso, con protagonisti diversi, con colonne sonore diverse, con teatri diversi. Ma non per questo i più manichei nell’interpretazione dell’ortodossia possono negargli il diritto di cittadinanza nella grande casa che accoglie gli appassionati dell’alpinismo. Infatti non sono giovani solo un po’ troppo alternativi e scoppiati (nei diversi significati che il termine comporta) che si dedicano all’arrampicata libera, ma ragazzi e ragazze che hanno sposato una passione che comporta fatica, allenamento, disciplina, educazione, rispetto.
Un viaggio impegnativo che hanno interpretato Angelo Poli e Chiara Giuliani, rispettivamente autore regista e autrice, di Rock.X, il film documentario realizzato da Emmedue in rassegna al prossimo Film Festival della Montagna di Trento e che sarà proiettato il 6 maggio nella sala 3 del Cinema Modena della città tridentina. I protagonisti sono due giovani boulderisti, Enrico Baistrocchi e Davide Mardegan, impegnati in un viaggio, non sicuramente casuale, tra Milano e la Val di Mello dove sono certi troveranno i sassi adatti per dar sfogo alla loro passione. Dal caos al silenzio, dal chiasso petulante del traffico al belato di un gregge, dai palazzoni ammassati uno sull’altro della metropoli ai casolari di pietra sparsi in un prato racchiuso tra alte montagne innevate. Qua e là grossi massi, forse testimoni di una antica apocalisse, e soprattutto il silenzio che esalta, anche grazie al taglio delle immagini, lo sforzo dei due boulderisti. Silenzio splendidamente interpretato, perché rotto e vissuto, da una colonna sonora cadenzata dall’elettronica dell’indie rock italiano.
Un altro mondo? No, perché il minimo comune denominatore è sempre la montagna, sulle cui vette l’obiettivo sembra scappare dopo aver testimoniato un passaggio difficile, una magistrale evoluzione ad un metro da terra. Ma soprattutto l’interpretazione della montagna attraverso un gesto atletico che nasce solo se si ha disciplina e rispetto per l’ambiente. Qui come lassù.
Rock.X nasce come la prima puntata di un progetto, che ci si augura, possa diventare un programma televisivo, scoprendo i dieci modi di vivere l’arrampicata sportiva. Un format il cui messaggio non è una tantum, perché interpreta una filosofia che può trovare patria ovunque tra le nostre montagne, soprattutto là dove si può viverla, grazie ad un sasso, senza violentarla o profanarla. Con tanto amore per zittire la fatica, con tanto rispetto per lasciarla per sempre com’è.


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