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Arrancando tra “pseudoscrittura”, “segni grafici” e “segni ponderali”

Creato il 27 aprile 2011 da Zfrantziscu
Arrancando tra “pseudoscrittura”, “segni grafici” e “segni ponderali”

di Atropa BelladonnaCerto che ci sono stata alla mostra “Parole di Segni. L'alba della scrittura in Sardegna”, curata dal soprintendente Marco Minoja. Salto l'introduzione, squisitamente già espletata in altro e alto loco, per venire subito ai reperti esposti che mi hanno maggiormente interessato. Prima di proseguire però protesto caldamente per l'assenza di documenti illustri quali il frammento epigrafico di Nora ed il coccio di Pozzomaggiore, e per la generale scarsezza di qualità delle didascalie (in qualche caso totalmente assenti) che accompagnano i documenti, una caratteristica del resto dell'intero museo di Cagliari. Altro che didascalie esplicative in 3 lingue, come le sogno io, spesso non ci sono neppure in una. Come nel caso del bellissimo scarabeo da Tharros (1), di cui ho già parlato nel passato, montato a bracciale e piccolo piccolo, messo da solo in un angolo, ben evidenziato ma senza alcuna spiegazione (Fig. 1). I reperti erano raggruppati secondo la loro “area” di appartenenza, ad es. Contesti, Magia, Nomi di uomini e nomi di Dei, Supporti e, cosa più rilevante per noi, Incontri & Innesti. Non ho nessuna intenzione di dilungarmi nella tediosa spiegazione di questi termini, anche questo è già stato fatto (2). Nella bacheca Contesti c'era appunto ciò che è possibile contestualizzare, dal punto di vista archeologico, senza fare un grosso sforzo intellettuale. Fuori contesto era la stele di Nora, giustamente, ed addirittura fuori Museo la stele frammentaria di Nora (che tanto avrei desiderato vedere). Invece non si capiva bene cosa ci facessero lì i reperti della bacheca Incontri, visto che mai a e poi mai veniva riportata a commento la dicitura “caratteri alfabetici” o “scrittura”. Era, si capiva bene, “scrittura per errore”, fraintendimento. Vi elenco la lista di didascalie, con le mie note in parentesi:

  1. Ascia miniaturistica, collezione Sinis-Oristanese: segno kaf su su una penna e segno a stella sull'altra;
  2. Ascia miniaturistica, collezione Sinis-Oristanese: segno kaf;
  3. Ascia miniaturistica, collezione Sinis-Oristanese: segno taw (N.d.R: splendide e lucenti, forse in piombo o argento, ma così piccole, non munite di lenti, che non so proprio dirvi se i segni sono quelli);
  4. Frammento di brocca askoide da Nuraxinieddu, Su Cungiau ‘e Funtà, segni grafici sul collo (N.d.R: assolutamente da approfondire! caratteri molto tenui e poco visibili, scritti tutt'intorno al collo dell'ansa);
  5. Ansa di brocca askoide da Monte Zara, Monastir: segno KAF (N.d.R.: non è vero, il segno era una X, quindi una TAW);
  6. Sigillo in terracotta da Alghero, Sant'Imbenia, segni di pseudoscrittura (N.d.R.: è il nostro amato sigillo, così piccolo non me lo immaginavo proprio);
  7. Frammento di anfora da Alghero, Sant'Imbenia, segni grafici (Fig. 1; N.d.R.: oh bella! Questo fu traslitterato dal Garbini come fenicio, e pure tradotto in Phoinikes B Shrdn, forse gli studiosi han cambiato idea);
  8. Spillone da Fluminimaggiore, Antas, segni grafici (N.d.R.: anche per questo, che conosciamo bene, non vi era scritta nessuna spiegazione in più);
  9. Lingotto in piombo da Sant'Anastasia, segni ponderali (Fig. 1, N.d.R.: eheheh);
  10. Lingotti ox-hide da Serra Ilixi.
Devo dire che lo spillone ha il suo bel fascino: la scrittura è in caratteri piccolissimi, visto il supporto, come pure lo è, giocoforza, sulle asce miniaturistiche. Ma la miniaturizzazione raggiunge l'apice nel sigillo di Sant'Imbenia: lo sforzo impiegato per riprodurre segni su tali reperti, beh basterebbe questa osservazione per rendere del tutto vana l'idea che si tratti di segni fatti per caso, di pseudoscrittura. Ma il reperto che mi ha forse interessato di più è il lingotto in piombo da Sant'Anastasia (Fig. 1, ringrazio l'amico che mi ha fornito la foto). Non molti giorni fa ho parlato del 30 e del 26 come possibili modi di scrivere numericamente il tetragramma YHWH, utilizzando i valori posizionali del codice alfabetico ugaritico e delle abjad semitiche a 22 lettere rispettivamente. Non avrei creduto di ritrovarmi un 26 in bella mostra. La dicitura valori ponderali non significa un bel niente (quale peso? Il lingotto era 26 unità? Come si fa a scrivere una didascalia del genere?). Ma il 26 è, ancora oggi presso gli Ebrei, numero sacro. Ed il luogo di ritrovamento non pare smentirmi.Altro di interessante alla mostra non c'era. C’era però in una delle sale dedicate ai bronzetti il doppiere con scrittura punteggiata. Mentre una guida distratta proclamava che i Nuragici odiavano e non conoscevano il mare e venivano da Romania e Bulgaria (e come erano venuti? si chiedeva sottovoce un ascoltatore), io provavo a vedere i segni che Lilliu stesso chiamò ideografici. Vi posso assicurare che li ho visti, anzi intravisti, solo perché sapevo che c'erano, tanto sono discreti. Anche qui, nessuna didascalia, messo in vetrina e basta. Un reperto così straordinario ed unico. Bene, per spirito di emulazione oggi non la metto neppure io la didascalia: chissà che non riceva più credito scientifico, visto che apparentemente è così che si fa.
(1) G. Spano, Scarabeo Sardo Egizio con lettere Fenicie, Bullettino archeologico Sardo, VII (1),1861, p 26. http://www.archive.org/stream/bullettinoarcheo07sala#page/n35/mode/2up(2) Si veda: La scrittura nei segni in mostra al Museo Archeologico di Cagliari, Pierluigi Montalbano, 17.04.2011. La firma inganna: l'articolo riporta parola per parola, quello che è scritto nella mostra sulle 4 pareti del pilastro centrale.


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