La Questura di Alessandria ha confermato l’arresto di Ilir Beti, 35 anni, albanese, imprenditore edile.
A bordo del suo suv, sabato scorso, ubriaco dopo una serata di festa in Liguria, ha imboccato l’autostrada A26 ad Arenzano (Genova) e ha guidato fino all’uscita di Alessandria Sud dove è poi rientrato, pare per cercare il cellulare che aveva perso in quel tratto di strada, in contromano percorrendo 30 km fino al bivio per la bretella autostradale che dalla A26 Genova-Sempione porta alla A7 Milano-Genova.
E’ in quel tratto che, dopo aver schivato molte auto, si è scontrato con l’Opel Astra sulla quale viaggiavano 5 ragazzi francesi, provocando la morte di quattro di loro: Julien Raymond, 26 anni, Vincent Lorin, 27, Audrey Reynard, 24 e Elsa Desliens, la studentessa di 22.
Un “massacro”, come lo chiamano le madri delle vittime, che ha risparmiato il guidatore Laurent Boette, militare della marina francese, 26 anni, in rianimazione all’ospedale di Novi Ligure oltre che l’albanese che ha provocato il disastro e Tatiana Prostakova, 31 anni la donna russa che viaggiava al suo fianco, e come lui, residente ad Alessandria.
L’uomo, oltre che illeso, era indagato per omicidio colposo, lesioni colpose e guida in stato di ebbrezza ma in stato di libertà.
Ma per Beti, oggi, le manette ai polsi hanno bloccato, finalmente, la sua libertà. La stessa che aveva suscitato il disgusto dei cittadini italiani, dei parenti delle vittime e del console onorario di Francia Gérard Deiss: «Da noi non sarebbe mai accaduto: in Francia un ubriaco, con un tasso alcolico che supera di tre volte i limiti consentiti, e che uccide quattro ragazzi, finisce in carcere. Per i genitori è un’ingiusta che li addolora quanto la perdita dei figli».Il tasso alcolemico riscontrato nel test al quale è stato sottoposto l’albanese, infatti, era di 1,51 microgrammi per litro, tre volte il limite consentito.
Il provvedimento verrà motivato nel corso di una conferenza stampa convocata per il pomeriggio, mentre con i quattro morti dell’A26 sale a 34 il numero delle vittime dei «contromano» dall’inizio dell’anno in Italia.
A queste, secondo i dati aggiornati dell’Osservatorio il Centauro dell’Asaps, l’associazione sostenitori della Polstrada (che da gennaio a giugno ha monitorato 137 episodi, il 52,6% dei quali avvenuti su strade a carreggiate separate) si aggiungono 119 feriti.
Marina Angelo