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Arrigoni e l'omicidio di via Vitruvio, di Dario Crapanzano

Creato il 18 settembre 2014 da Funicelli
Arrigoni e l'omicidio di via Vitruvio, di Dario Crapanzano Incipit:
Al teatro imperiale, una bella palazzina liberty nei pressi della Stazione Centrale di Milano, da inizio marzo era in cartellone L'albergo del libero scambio di Georges Feydeau, commedia capolavoro del vaudeville.
Inaugurato nel 1948, il Teatro Imperiale si era subito assicurato una posizione unica nel panorama teatrale milanese, puntando su un repertorio basato sulle migliori pieces del vaudeville e del dramma poliziesco.
[..]
Flavio Villareale, nome d'arte del parmigiano Michele Sassaroli, era l'indiscusso leader dell'Imperiale: primattore, regista e impresario.

Milano 8 marzo 1953, via Vitruvio
Flavio Villareale, regista nonché fondatore dell'omonima compagnia teatrale, viene trovato morto nel suo appartamento dal socio Umberto Calcaterra: la porta chiusa dall'interno, il corpo trovato supino con le sole mutande addosso, alcuni particolari del cadavere, portano a pensare ad una morte non naturale.
Così crede il medico che per primo ha ispezionato il cadavere: la morte del regista diventa così un caso di omicidio di cui si dovrà occupare il commissario capo Mario Arrigoni, del Commissariato di Porta Venezia.
Commissario che, reduce dai festeggiamenti per il matrimonio del vice Mastrantonio (nell'inchiesta sull'omicidio di Piazzale Loreto aveva conosciuto la futura moglie), viene subito avvertito dall'ispettore Giovine, e che si precipita subito sul luogo del delitto.
Le indagini vengono portate avanti da Arrigoni, questa volta senza il suo "irascibile" vice, assieme a Giovine e all'agente Di Pasquale, che nei precedenti casi è stato bravo a mettere in mostra le suo brillanti qualità di investigatore.
L'omicidio di via Vitruvio, che per la notorietà della vittima finisce subito sulle prime pagine dei giornali, assume fin da subito caratteri particolari: è uno di quelli dove la figura della vittima risulta quasi peggiore di quella dell'assassino. Perquisendo la casa del regista e raccogliendo tutte le informazioni su di lui, la polizia  scopre tutta una serie di storie ben poco lusinghiere sul morto.
Flavio Villareale era un collezionista di donne: corteggiava per portarsi a letti tutte le belle donne che per il suo lavoro aveva modo di frequentare. Donne che una volta entrate nell'harem personale, venivano scaricate in cerca di nuove e avvenenti conquiste.
Donne che il morto amava anche immortalare in foto, in abiti discinti e in pose inequivocabili.
Tra queste anche delle attrici della sua compagnia, perfino la maschera del teatro ma anche altre donne, dall'identità ignota.
Donne con cui portava avanti le sue pratiche sadomasochistiche.
Flavio Villareale era separato da anni dalla moglie, Francesca Frascaroli, altra attice della compagnia, e stava avviando le pratiche per chiedere la separazione.
Il morto non era solo una depravato: Villareale era stato pure informatore dell'Ovra negli anni del fascismo. Era uno di quelli che vendeva i nomi delle famiglie ebree alle squadracce della milizia, per derubarle dei loro beni.
Proprio una brutta persona. Ma tutto questo non rende più semplice l'individuazione dell'assassino.
Quale è la traccia giusta?
L'ex moglie, che l'ha ammazzato per non perdere l'eredità?
Un fidanzato geloso, dopo aver scoperto il tradimento col regista?
Oppure qualcuno che proviene dal passato fascista?
"L'ordine servì a ben poco: gira gira, di veri moventi ce n'era sempre solo a malapena uno, e di conseguenza una sola possibile indiziata, senza però lo straccio di una prova a supporto, nemmeno a cercarla col lanternino. "cosa sto qui a menare il torrone scrivendo sempre le stesse banalità?" imprecò tra se il commissario, gettando i fogli nel cestino delle cartacce.
"Diciamocelo chiaro e tondo: non  abbiamo cavato un ragno dal buco, èun gioco dell'oca dove ci rimandono sempre alla casella di partenza! Qui, o arriva una una novità o buonanotte al secchio .. che il nostro san Gabriele ispiri Ruggero Sartirana!" concluse chiedendo aiuto al protettore dei poliziotti.
"Ma chi mi ricorda quella benedetta Serena Velata?" fu il suo ultimo pensiero prima di salire sul predellino del tram numero 17. La domanda lo avrebbe tormentato durante la cena e oltre, senza ricevere però alcuna risposta".

La soluzione del caso arriverà, alla fine di lunghe indagini, per una serie di intuizioni, di illuminazione improvvise, di guizzi di memoria, sia da parte del commissario capo che da parte dei suoi validi colleghi.
In molti hanno già sottolineato le similitudini tra l'Arrigoni milanese e il Maigret parigino: non solo perché sono romanzi ambientati in un passato dove il mondo non girava a velocità avanzata.
Non solo per la passione per il buon cibo, per il gradevole tepore familiare in cui vanno a trovare la pace, tra un caso e l'altro.
C'è qualcosa d'altro che unisce i due uomini: è l'esigenza che hanno entrambi nel voler andare fino in fondo non accontentandosi di arrivare al nome dell'assassino. il voler conoscere le ragioni del male. Perché si è arrivati ad uccidere una persona? Quale forza ha armato la mano?
Nell'omicidio di Flavio Villareale la causa del male deriva da una vecchia storia di frustrazioni, di invidie e amarezze che, cumulandosi per anni, sono sfociate nel delitto.
I gialli di Dario Crapanzano sono l'occasione per rivivere una Milano che non c'è più, quella appena uscita dalla seconda guerra mondiale.
Una città dove si girava coi mezzi e c'erano poche auto in giro.
Dove si mangiava nelle trattorie, che servivano piatti della tradizione : dalla busecca, ai nervetti (si spiega anche come cucinarli) al risotto. Fino ai sanguis (italianizzazione dell'inglese Sandwich) con salame o affettato.
E' un mondo dove ci si fa fare i vestiti dal sarto.
Dove non esiste ancora la televisione e le famiglie la sera si riuniscono attorno alla radio, per chi ce l'ha.
Nel racconto fa capolino un famoso locale della Milano di oggi: la pizzeria Spontini che portà nella città meneghina la novità della pizza napoletana.
E' anche un atto d'amore per Milano, che per Arrigoni è la città più bella:
"per me non c'è città migliore al mondo. E che bel cielo, quando è bello, per dirla con il Manzoni. E la nebbia? Ti avvolge e ti protegge come una madre premurosa .. basta stare attenti a non perdersi".
Il 2 ottobre alle 18.30, Luca Crovi presenterà il libro assieme all'autore alla Feltrinelli di piazza Piemonte.
La scheda del libro sul sito di Mondadori.
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