Domande, non Ricerche. Risposte, non Risultati. Sembra essere questo il motto di Hummingbird, o meglio, la nuova mission di Google iniziata con il rilascio di questa nuova versione dell’algoritmo di ricerca. Una novità importante, che arriva nel 15° anniversario del motore di ricerca più usato al mondo, eppure lanciata in sordina nell’arco degli ultimi mesi, a differenza delle precedenti release Panda e Penguin, di cui abbiamo parlato in questo blog.
Se l’obiettivo di Panda e Penguin era sostanzialmente quello di affinare i risultati di ricerca analizzando più in profondità i contenuti dei siti per ridurre lo spam delle keyword, Hummingbird si pone un obiettivo molto più ambizioso: spostare la ricerca sempre più verso la semantica umana, che non si esprime per parole chiave bensì per domande, e aiutare gli utenti a trovare risposte alle loro domande sulla base dei contenuti reali dei siti anziché risultati di ricerca più o meno precisi basati su tag, metatag e parole chiave all’interno dei testi. Un’esigenza che deriva anche dall’osservazione di come, negli ultimi anni, le stringhe di ricerca si siano ampliate, passando da poche parole chiave a vere e proprie frasi o interrogazioni.
Il nuovo algoritmo si basa su quello che in Google hanno chiamato Knowledge Graph, ovvero il tentativo di comprendere meglio come avvengono le ricerche in rete e come collegarle a risultati sempre più rilevanti per gli utenti, unendo anche informazioni provenienti da altri sistemi o programmi, come per esempio la geolocalizzazione. Non solo i nuovi risultati di ricerca dovrebbero apparire in posizione superiore rispetto sia alle paid search sia ai risultati organici, in quanto più rilevanti per l’utente.
Cosa significa tutto questo in pratica? Facciamo un esempio:
supponiamo di volere ricercare un autore come Alessandro Baricco. Ecco cosa appare oggi su Google.Il Knowledge Graph sul lato destro mette in evidenza le foto e i dati biografici di Baricco, ma anche i suoi libri e altri autori che appaiono correlati a Baricco nelle ricerche. Sul lato sinistro continuano a comparire i risultati di ricerca nel formato cui siamo ormai abituati.
Per il momento il Knowledge Graph, almeno nella versione italiana, appare limitato a personaggi, luoghi, spettacoli, marchi commerciali e, comunque, risultati molto popolari e con un forte contenuto iconografico.
Non siamo ancora a un vero e proprio motore di ricerca semantico, ma la strada imboccata sembra proprio quella, tanto più che, man mano che il Knowledge Graph si amplia apprendendo dalle ricerche in corso, a breve dovremmo potere introdurre una vera e propria domanda nella stringa di ricerca – per esempio “quali sono i sintomi dell’influenza” – e trovare nei risultati le frasi, tratte dai siti, che meglio rispondono alla domanda.
Hummingbird influenza SEO e SERP?
Allo stato attuale è difficile dirlo. Per il momento sembra operare più sull’aggregazione di informazioni particolarmente rilevanti per l’utente e sembra ancora abbastanza debole sul lato commerciale.
Per esempio ricercando Red Bull, nella parte destra appaiono immagini, la pagina di Wikipedia e un post legato a un evento ma non il sito istituzionale (che appare invece nella ricerca convenzionale a sinistra).Non bisogna poi dimenticare che, contemporaneamente, Google continua ad affinare Panda e Penguin che, invece, hanno un impatto diretto su SEO e SERP, ovvero sulle pagine dei risultati di ricerca. Nell’effetto combinato risulta quindi difficile capire quale sia il peso di ogni singolo algoritmo.
Quello che è certo è che Contenuto e Autorevolezza assumono sempre maggiore importanza rispetto alle Parole Chiave e a strategie di link building. Cosa significa?
Google interpreta sempre più a fondo i contenuti dei siti, utilizzando chiavi sempre più semantiche. Questo significa che disseminare un testo di parole chiave che però non costituiscono un contesto rilevante può essere inutile, o addirittura dannoso stante le penalizzazioni insite in Panda e Penguin. Visite e condivisioni da parte degli utenti vengono considerati indicatori di qualità molto più importanti rispetto alla presenza di parole chiave.
Inoltre i siti che vengono considerati autorevoli, sia a livello generale sia settoriale, vengono notevolmente premiati nelle ricerche. Quali sono questi siti? Quelli che godono di traffico rilevante ma, soprattutto, vengono linkati da altri siti aventi gradi di autorevolezza maggiore o minore ma, comunque, riconosciuti come affidabili da Google. Non dimentichiamo che i nuovi algoritmi sono in grado di riconoscere – e penalizzare nel ranking – esplosioni di traffico, provenienti da link fasulli o da spam, ma sono molto più benevoli quando queste esplosioni avvengono su siti autorevoli, ovvero che sono riusciti a costruire e a mantenere nel tempo traffico e inbound link.
E poiché l’autorevolezza è direttamente proporzionale alla capacità di produrre contenuti rilevanti per i propri utenti … ecco che torniamo al punto focale: lo sviluppo di una valida content strategy.
Alessandro Santambrogio - Liquid