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Arrivano a Roma le mamme della Terra dei fuochi

Creato il 23 gennaio 2014 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

showposterNell’edizione quotidiana di TgLa7 cronache, Bianca Caterina Bizzarri, ci informa che sono 13 le donne e mamme che si sono recate in visita al Quirinale. Vengono dalla Terra dei Fuochi, nel casertano e da Napoli. Hanno consegnato la denuncia del grave inquinamento che soffre la loro terra, con i danni per l’economia di queste zone che sono immensi e per la salute pubblica.  Tutto, nel nome dei figli che non ci sono più.

Mentre nel casertano sono ricominciate le ricerche dei fusti tossici infossati dal Clan dei Casalesi, su indicazioni di due pentiti, le mamme che hanno subito lutti, cariche di dolore, rabbia e speranza, sono partire all’aba in autobus verso Roma, per essere ricevute dal Capo dello Stato e dal Pontefice,  con l’obiettivo di portare l’attenzione del governo sulle terre che si trovano nella provincia di Caserta e Napoli e produrre quel famoso decreto sull’emergenza ambientale.

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Sono arrivate davanti al Quirinale insieme a Don Maurizio Patriciello, il parroco che da sempre si è impegnato nel contrasto ai roghi tossivi e agli sversamenti nelle cosidette Terre dei fuochi che oramai designa un territorio indefinito. La tragedia nella tragedia degli sversamenti di rifiuti ad opera della camorra sta nel fatto che questo fenomeno non ha una dimensione territoriale: non si fa mai capire con chiarezza in quali luoghi è avvenuto l’inquinamento. Le uniche certezze sono gli anni di cronaca, di inchieste giudiziaria, di proteste,  anni in cui è stato fatto di tutto al corpo e all’anima di questi territori e di queste comunità e nessuno è responsabile. Anni di mala politica, di corruzione, di collusione e connivenza tra politici e criminali. Un buco nero che ha inghiottito giustizia, diritti, salute, bene comune. Una terra distrutta, inquinata, avvelenata, costretta a risucchiare rifiuti per anni e anni dalla criminalità organizzata, con la complicità di politici, imprenditori, cittadini e istituzioni che avrebbero dovuto controllare, monitorare, proteggere e garantire la salute pubblica.

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” Siamo venute perchè vogliamo fatti. Per il momento Napolitano ci ha accolti e ascoltati. Sembra che si sia preso a cuore la nostre situazione, anche perchè è una violenza nazionale, non solo campana – dice una mamma – la nostra è una denuncia alle istituzioni, penso che debba prenderne atto”.

Don Patriciello aggiunge:” Il presidente ha ascoltato tanto, gli abbiamo detto tutto. Gli abbiamo chiesto il suo impegno per quanto rigurada il decreto legge sulla sanità. Siamo la regione che si ammala di più e questa è un’anomalia che deve essere risanata. Il presidente si è pure commosso. Gli ho ricordato il senso delle giustizia, perchè è deprimente celebrare processi e poi mandare a casa i colpevoli con le prescrizioni sui reati ambientali. Questo deve assolutamnte finire. La prescrizione contro i reati ambientali è proprio un’offesa. La camorra si alimenta di miseria e povertà – osserva Don Patriciello – Bisogna cominciare a togliere acqua alla barca della Camorra per portare questa barca in secca”. 

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Un’altra mamma conclude: “Ora attendiamo la visita dal Papa. Ci siamo aggrappate alla fede, anche se comunque non cambia il fatto che i nostri figli non ci sono più e niente li riporterà indietro, vogliamo almeno una parola di conforto. Mio figlio, 15 anni, mi dice, perchè perdi tempo tanto facciamo tutti la stessa fine di Alessia e io lo rassicuro, perchè ho fede.  La fiducia, quella è sempre meno”.

Mostrano le foto dei loro bambini morti. Ne hanno altri da crescere. Chiedono una tutela alla vita. Vogliono la parola “fine” su questa storia maledetta.  Una lunghissima sequenza di ricordi che testimoniano l’indifferenza dello Stato e il silenzio di quanti hanno visto, talvolta hanno subìto, molto più spesso hanno condiviso i lautissimi guadagni del traffico di rifiuti.

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La storia è nota, tutti sanno tutto, e riguarda il Paese, interessa ognuno di noi anche se continua a essere trattata perlopiù come cronaca locale. Adesso la vera questione, che dovrebbe essere al centro di un’agenda politica e giornalistica nazionale, al centro di un dibattito pubblico è: cosa fare?


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