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Arrivederci Roma

Creato il 22 novembre 2011 da Saxgiambelluca

Arrivederci Roma

«E’ bello viaggiare con te.»
Viaggiare è una delle cose che più mi piace al mondo. La stazione, gli aeroporti, i terminal bus, sono i luoghi dove la gente dà il meglio di sé, ho letto tempo fa. Sarà per questo che amo viaggiare, prendere un treno, un aereo o un bus. Adoro il momento del biglietto, quando mi avvicino per comprarne uno e il tizio mi chiede la destinazione, ho una sorta di liberazione e timidezza nel momento in cui la dico. La mia voce trema e la tonalità è in dissolvenza. La destinazione di un viaggio è il prossimo passo di vita. Quando mi siedo sul mezzo che mi porterà ho quei due minuti dove inizio a pensare quello che mi aspetta e non quello che mi lascio dietro. Mi piace pensare che una città può cambiare le persone. Le abitudini, il modo di parlare, di guardare gli altri. Spesso pensiamo che tra un viaggio lungo ed uno breve ci sia molta differenza. Credo non sia affatto così. Le differenze non stanno nelle distanze, ma nel modo in cui le affrontiamo. Sono abituato a viaggiare da solo, ad avere al fianco uno sedile vuoto, o se sono fortunato uno sconosciuto. Capita anche che la fortuna si trasformi in sfortuna quando lo sconosciuto si rivela una compagnia pessima, un misto di invadenza, maleducazione e paura di viaggiare. Negli ultimi tempi però a fare compagnia ai miei viaggi è una ragazza. Come me adora viaggiare, guardare fuori il finestrino e poggiare la testa sul sedile chiudendo gli occhi. La compagna perfetta per un viaggio. Viaggerei ogni giorno con la scusa di starle a fianco su un aereo o un treno. Adoro quando con quel tono pacato e curioso mi chiede quando arriviamo, mi fa sentire importante. O quando poggia la testa sulla mia spalla e socchiude gli occhi. Vorrei non arrivare mai, vorrei che il tempo si fermasse. Vorrei che qualcuno da qualche parte ci fotografasse e tra un anno o due mi mandasse la foto a casa con qualcosa di romantico scritto dietro.

«Abbiamo vinto! andiamo a Roma»
Uno dei momenti che adoro è il mettere piede in un’altra città. Scendere da un aereo o da un treno mi piace molto. Mi fa sentire vivo. Spesso mi capita di camminare piano e guardare intorno come se stessi cercando qualcuno o qualcosa che identifichi il luogo dove mi trovo. Qualche mese fa la mia compagna di viaggio, nonché la mia ragazza, Laura, mi chiamò dicendomi di un concorso, un soggiorno in palio. C’era la possibilità di trascorrere due giorni nella capitale, in un hotel di lusso. Il mio scetticismo che viaggia pari passo con la mia distrazione ha fatto sì che nel momento in cui il concorso era in atto, io mi addormentassi. «Svegliati, che il concorso sta finendo, partecipa pure tu, magari vinci!». Il rapporto tra me e la fortuna è qualcosa di astratto. Da ragazzino giocavo la schedina solo per sentirmi grande, andavo in tabaccheria con mio nonno, e lui mi diceva di giocare. Lo facevo solo perché me lo chiedeva lui, e perché nel momento in cui scommettevo sulla sorte di una partita mi sentivo come qualcuno che ne capisse qualcosa. Durante le feste quando dai nonni si creavano enormi tavolate con carte di ogni tipo e soldi che vedevo solo nelle mani di un benzinaio, non vincevo mai. Dai nonni c’erano sempre due tavolate. In una le mamme con i figli e qualche padre che giocava solo per il gusto di farlo, nell’altra – decisamente più piccola – c’erano quei padri che giocavano con il solo obiettivo di vincere e fumare il più possibile. Le facce, i segni, il battere nel tavolo le carte con la stessa forza che io mettevo nel tirare il pallone, mi facevano ammirare da lontano quel tavolo, avendo quasi il timore di avvicinarmi. Ecco da cosa deriva il mio odio per la carte, per il gioco, un misto di paura e inadeguatezza. Il concorso consisteva nel rispondere – in maniera originale e simpatica – a delle domande di eDreams, sito internet di viaggi. “Cosa non deve mai mancare nella vostra valigia per un viaggio?” più o meno la domanda era questa. Non bisognava indovinare o sapere. Dovevo essere originale e simpatico. Ecco allora che nel giro di un minuto avevo già pensato alla risposta: «Il bicarbonato, mia nonna dice che può sempre servire.»

«Hotel 5 stelle lusso.»
La città eterna riempie i miei occhi e quelli di Laura pieni di felicità. Un momento atteso da due mesi, tra attese di conferma, prenotazioni di voli e quant’altro, la nostra pazienza ha raggiunto limiti altissimi. Merito anche della consapevolezza che se tutto ciò fosse come c’era stato spiegato, saremmo stati ripagati. L’arrivo in hotel è un misto di imbarazzo e paura. Circondati da persone abituate a trovarsi in quel contesto, evitiamo di guardare troppo intorno prima di essere certi che il tutto fosse vero. Una volta ritrovati nella hall senza valigie e pronti per il nostro giro nella capitale ci rendiamo conto che era tutto vero, e che l’unica spesa da pagare – tolti gli extra – era la tassa di soggiorno, 12 euro, mica bruscolini.

Arrivederci Roma

«La cartina. Quella cartina.»
C’ero già stato a Roma. Sempre per lavoro, brevi permanenze giornaliere con autista al seguito pronto a trasportarmi dall’aeroporto a destinazione. Tutto sempre troppo breve per far sì che imparassi strade e vicoli. Quindi la prima cosa che cerchiamo è una cartina. Una gentile guida turistica me ne regala una, è bella colorata, anche i disegni dei monumenti sono carini, ma c’è un piccolo problema: mancano molte strade. Il gps del mio smartphone aveva già accumulato troppo odio da parte di Laura, quindi ci siamo affidati all’istinto e a quei vicoli senza nomi nella cartina. Fontana di Trevi è il primo luogo meraviglioso in cui facciamo tappa. Il tempo di qualche foto e alcuni no a chi ci propone una foto istantanea al prezzo di cinque euro e andiamo via. Passeggiare per i vicoli di Roma è qualcosa di magico. Il pensiero di essere lì con la persona che mi stringe la mano era diventato realtà. Era tutto perfetto. A parte la nostra cartina che ci aveva fatto girare attorno al Pantheon per mezz’ora. Non c’ero mai entrato prima. La mia faccia parlava da sola, Laura vedeva per la prima volta una mia faccia inedita, quella che appare solo durante una partita di calcio. Lì vicino c’è la Chiesa di San Luigi dei Francesi dove vi sono tre capolavori assoluti del Caravaggio. Rimaniamo lì abbastanza da uscire fuori con la consapevolezza di essere delle persone più belle.

Arrivederci Roma
Due passi dopo ci affacciamo su Piazza Navona. Passeggiavamo piano piano per non rovinare quei passi e quel momento di appagatezza generale. Diventa buio mentre passeggiamo lentamente circondati da tanta storia. Il mio sguardo si abbassa e nota qualcosa a terra, sembra una cartina, una bella cartina. Guardo Laura come feci con mio padre a dodici anni quando per strada avvistai dieci mila lire. La prendo? le domando con la speranza che lei mi risponda più in fretta possibile. Magari sarà caduta a qualcuno, anzi sicuramente era così. Era troppo perfetta, era piegata in una maniera troppo elegante per essere gettata. Magari qualcuno l’avrà fatta cadere apposta con la speranza che diventasse utile per qualcun altro. La prendo. La metto subito in tasca con la paura che il proprietario mi stesse guardando. Ci allontaniamo per aprirla e vederla più in luce. «Ci sono tutte le strade» dice Laura con il tono di una che ha appena trovato la chiave della città.

«Datevi un bacio»
Arrivati alla sera ci mettiamo a cercare un buon ristorante dove mangiare. Aiutati dal mio smartphone, Google e Tripadvisor, cerchiamo un posto dove si mangi bene e che non sia troppo distante dalla nostra zona residenziale. Dopo più di un’ora di consultazione decidiamo di andare verso Fontana di Trevi, ad ogni insegna consultiamo le recensioni fino a quando le nostre gambe e il nostro stomaco decidono per noi e ci infiliamo in un posticino che non sembra male. L’ora un po’ tarda fa sì che il cameriere ci inviti a fare in fretta con le ordinazioni, quindi decidiamo per un petto di pollo, lei, e una bistecca ai ferri, io. Il tutto accompagnato da delle patate al forno. Il cibo non è male, ma la mia bistecca ai ferri aveva ancora la voce dell’animale a cui apparteneva talmente era al sangue. Usciti dal ristorante ci sentivamo abbastanza pieni, al pomeriggio avevamo mangiato una buonissima Cacio & Pepe in un posticino vicino il Pantheon. Decidiamo di passeggiare verso Fontana di Trevi svincolando i tipi che ci propongono delle foto istantanee al prezzo di cinque euro. L’ho già detto? si. Troviamo un ragazzo straniero simpatico che gentilmente ci fa una foto, dopo la prima molto tradizionale ci propone una fotografia romantica: «datevi un bacio». «Come scusa?» gli rispondo pensando di non aver capito. Datevi un bacio, ha ripetuto.

Arrivederci Roma

«Città del Vaticano e Piazza S.Pietro»
La giornata è bellissima. Fredda ma con un sole che invita a passeggiare. Il nostro programma deciso qualche giorno prima ci indirizza ai Musei Vaticani. Le opere all’interno sono ricche di personalità, di vita. Optiamo per il giro più lungo. La mia compagna di viaggio si rivela una grande guida, sa più cose di quanto pensassi, la mia adorazione nei suoi confronti raggiunge livelli ancora più alti. Il giro durato quasi due ore si conclude in uno dei luoghi più belli al mondo: Cappella Sistina.
Usciti dai Musei Vaticani ci avviamo verso Piazza S. Pietro. Un luogo maestoso. La fila per entrare in Basilica era quasi chilometrica. Ne saltiamo metà, ricordandoci le nostre origini e l’odio di Laura nei confronti delle file. In fila con noi un ragazzo vestito in un modo tale da attirare le attenzioni delle fotocamere. Lo incroceremo poi triste e avvilito all’interno della Basilica mentre con una felpa si copre le gambe. La basilica di San Pietro è meravigliosa. Laura si esalta e io rimango meravigliato da tanta bellezza. Si è fatta una certa per salire sulla cupola, ma promettiamo di tornarci la prossima volta.

Arrivederci Roma

«Massi e Mari.»
Dopo un’intera mattinata e metà pomeriggio trascorsi a camminare ci sediamo per cinque minuti davanti Castel S.Angelo. Giusto perché le nostre gambe ce lo impongono. Mi squilla il telefono, è Massimiliano, un amico. Ho conosciuto Massi prima di un concerto, c’eravamo dati appuntamento a Milano. Da quel concerto sono passati cinque anni. Non ci siamo più visti, ricordo che tempo fa quando ero a Roma lui era da qualche altra parte, e quando ci sono ritornato altre volte non avevo neanche il tempo per un caffè. Nonostante tutto siamo sempre rimasti in contatto. Romano di Roma, Massi è una di quelle persone normali. Mi piace dare ad un persona del “normale”. Oggi trovarne qualcuno è molto difficile. La normalità e la semplicità sono rare di questi tempi. Lui è così: semplice e normale. Quando due mesi fa gli dissi che sarei venuto a Roma lui mi ha risposto un: «se va be’ dici sempre così e poi non vieni». Quando ha capito del soggiorno vinto e che facevamo sul serio, con una frase delle sue mi ha detto: che dovevi vince il viaggio per venì a Roma? Ci incontriamo la sera dalle sue parti. Con lui c’è Maria Elena, la sua ragazza. Emiliana, simpatica e solare. Ci avviamo verso Trastevere in cerca di un buon locale dove mangiare. Ne vediamo uno che sembra carino ed entriamo. Il cameriere ci invita ad avere un po’ di pazienza che c’è un tavolo che si sta liberando. La pazienza si chiama dieci minuti in piedi. Finalmente ci sediamo, l’atmosfera sembra accogliente e dalle facce dei commensali pare si mangi bene. Ordiniamo ma il tavolo rimane privo di posate e bicchieri fino alla portata. La mia amatriciana è buona, come il nostro umore. Usciti dal locale fa un po’ freddo. Le risate ci riscaldano fino alla macchina. L’arrivo in Hotel è accompagnato dalle mie riflessioni sul traffico e da quanto in fondo in fondo, Roma sia facile.

Arrivederci Roma

«Arrivederci, Roma»
Il risveglio è da ultimo giorno. Colazione e via per l’ultimo giro prima della partenza. Destinazione: Colosseo. La giornata è bellissima, la temperature ideale e il blocco del traffico spinge la gente ad affollare le strade. Usciti dalla metro ce lo troviamo davanti.

Arrivederci Roma
Sembra tutto perfetto. La giornata, il panorama, il profumo nell’aria, i bambini in bici, persone che passeggiano serene. Sono momenti in cui adoro la vita. Mentre passeggio per questa città mi sembra di vivere in un’altra epoca. Vieni avvolto da una magia che pochissime città sanno regalarti. Prima di tornare in Hotel per riprendere le valigie, facciamo in tempo a entrare al Vittoriano. Per poco riuscivamo a guardare anche il cambio della guardia, riuscitaci al Vaticano. Arrivati in aeroporto le nostre facce sono stravolte. Non so se dovuto ai tanti chilometri a piedi durante quelle giornate, o alla malinconia della partenza. Torniamo a casa, stanchi ma felici, con la consapevolezza di aver vissuto due giorni meravigliosi.

Arrivederci Roma


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