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Questo libro è intenso e affascinante. Raccontato con tale scrupolosa finezza da rendere difficile non pensare che sia stata una vera geisha a scriverlo.
A scrivere questo libro che tanto assomiglia a una biografia è stato però Arthur Golden, facendoci credere fino ai ringraziamenti finali che la storia sia reale: è riuscito a trasformare vent’anni di ricerche, di periodi vissuti a Kyoto e di chiacchiere con alcune geisha tra cui Mineko Iwasaki - la donna la cui vita ha particolarmente ispirato la storia – in pagine magnetiche, mai scontate, con un’ottima struttura alla base e uno stile quasi sempre scorrevole e intrigante.
A raccontarci le vicende sarà la piccola Chiyo, in prima persona. Narrerà di come la sua esistenza nel piccolo villaggio di Yoroido venga scossa dalla scelta del padre di vendere lei a la sorella per poter pagare il funerale della madre. Giungono quindi a Kyoto e lì le loro vite si dividono - mentre la sorella Satsu sarà mandata in un bordello, la piccola verrà mandata in un Okiya, una casa per geisha. Lì dovrà affrontare la nuova vita, la conoscenza con la coetanea soprannominata Zucca, sopportare gli ordini e i duri castighi impartiti da Madre e Zietta, ma con ancora più difficoltà tenere testa all’antipatia e alle cattiverie di Hatsumomo: quest’ultima è la geisha più famosa dell’hamanaci nonché unica fonte di guadagno dell’Okiya al momento del suo arrivo.
Crescendo dovrà arrendersi alla sua esistenza in quel luogo e a illuminare la sua vita sarà l’incontro sulle rive del Sunagawa con “il Presidente”; questi le offrirà un cono di ghiaccio dolce dopo aver notato la sua espressione triste e sarà il primo uomo che la tratterà con gentilezza in tutta la sua vita: in lei maturerà la decisione di impegnare ogni sforzo nel diventare una geisha e poter in questo modo stargli accanto in futuro - e le occasioni non mancheranno.
Ad aiutarla nella formazione sarà la grande geisha Mameha, che prendendola sotto la sua ala protettrice le insegnerà tutto ciò che deve sapere, compreso però l’obbligo di nascondere i propri sentimenti sotto il trucco e di avvolgerli a sé dentro tutti gli strati di cui è composto il kimono che deve indossare.
Le due donne ci accompagneranno, tramite le minuziose descrizioni di Golden, nelle antiche usanze e nelle tradizioni giapponesi, nei precisi rituali di vestizione e di trucco, nelle lezioni di danza accompagnate dal suono dello shamisen, negli incontri nelle case da tè e in luoghi descritti così nitidamente da riuscire a immaginarli e nel passaggio di Chiyo da maiko (apprendista) a vera e propria geisha con il nome Sayuri (piccolo giglio). Imparerà a incantare gli uomini con i suoi occhi grigi, con la sua bellezza e con la sua grande capacità di dialogo – suo dono apprezzato è il sapiente uso delle metafore, soprattutto quando si tratta di paragonare comportamenti umani a eventi naturali o animali.Sarà adorata da uomini che, incastrati in freddi matrimoni combinati, cercano la devota compagnia di una vera artista, come dal lettore che affascinerà sia con la sua forza che per le sue debolezze, come per la sua instancabile ricerca di serenità.
Verso la fine il libro prosegue più lento, sempre molto dettagliato, ma mantenendo anche in ciò una particolare simbiosi con la trama: tutti i personaggi si trovano ad affrontare i dolori e i sacrifici della seconda guerra mondiale e del periodo successivo, uscendone tutti segnati nel profondo.
Non vi voglio svelare il finale, che fine faranno Hatsumomo e Zucca, se Sayuri avrà una famiglia, se ce la farà a superare tutte le difficoltà e se il suo amore per il Presidente sarà corrisposto e avrà lunga vita. Il perché è semplice: la lettura è fortemente consigliata.
N.d.r. Rob Marshall, già regista di Chicago, ne ha girato un adattattamento nel 2005, prodotto da Steven Spielberg e vincitore di tre Academy Award.
In futuro vi posterò la recensione e la raccolta in Pdf di alcuni stralci della sceneggiatura e dei dialoghi.
Arthur Golden - Memorie di una geisha - TEA, edizione giugno 2000; pp. 571
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