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Articolo critico su Green Power, Enel toglie la pubblicità da Il Fatto Quotidiano

Da Kobayashi @K0bayashi

Articolo critico su Green Power, Enel toglie la pubblicità da Il Fatto QuotidianoClamoroso autogol mediatico per Enel che, subito dopo la quotazione in Borsa del suo ramo dedicato alle energie rinnovabili, Enel Green Power (le cui azioni sono disponibili da lunedì 18 ottobre per un’operazione potenzialmente da 3 miliardi di euro), ha deciso di ritirare improvvisamente gli spazi pubblicitari acquistati su Il Fatto Quotidiano.

Pietra dello scandalo sarebbe stato l’articolo a firma di Giorgio Meletti intitolato “A Piazza Affari l’Enel cerca di sembrare verde” in cui il giornalista della testata diretta da Antonio Padellaro descrive il collocamento mettendo sotto la lente d’ingrandimento la presunta incoerenza della società controllata dal Ministero del Tesoro, divisa tra l’appoggio al sostanzioso business del nucleare e la spinta comunicativa verso le energie rinnovabili.

Da un punto di vista di immagine, tra tutti gli scenari possibili, Enel ha sbagliato tutto. La mossa di ritirare un investimento che si suppone di una certa importanza, per altro legittima, non poteva essere progettata con tempistiche peggiori: a nemmeno una settimana di distanza dalla pubblicazione del pezzo (datato 17 ottobre) anche il più accanito detrattore del foglio di Travaglio e Padellaro non potrebbe esimersi dall’ammettere la stretta correlazione tra i due eventi – stroncatura/cessazione del rapporto economico – e, con un minimo di onestà intellettuale, etichettare la vicenda come evidente rappresaglia.

D’altra parte lo stesso passo indietro poteva essere fatto più avanti, senza dare troppo nell’occhio e senza destare tutto questo clamore (che avrà ripercussioni non certo positive su una parte dell’opinione pubblica e genererà più di un rilancio della notizia, specie sul web), ingoiando il rospo di una critica – chissà quanto incisiva, in mezzo a tanto incenso sparso dagli altri quotidiani cartacei – su un giornale che evidentemente si ritiene abbastanza “libero” da non farsi condizionare da chi lo sostiene economicamente; facendo trascorrere qualche tempo si sarebbe potuta mettere a punto invece una exit strategy più discreta, magari fatta passare come naturale evoluzione del rapporto e non come infantile ripicca, salvando così sia l’immagine che l’investimento, che a quel punto sarebbe potuto essere dirottato su qualche mezzo di comunicazione ritenuto meno “imprevedibile”.

Un plauso di apprezzamento va anche allo stesso Fatto Quotidiano, che avrebbe potuto facilmente calarsi nella parte della vittima osteggiata dai grandi player economici nazionali e invece ha optato, sapientemente, per la scelta di limitarsi a descrivere la vicenda nel modo più distaccato possibile, riportando la notizia senza ricami o eccessivi vittimismi.


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