Liliana Adamo da Luxuryonline.
Dall’alto di uno straordinario hotel dotato di SPA con vista, le vie e la Ramblas di Barcellona.
Cos’altro può svelarci una città dal carattere cosmopolita, più di quel che è stato esibito, riferito e decantato? Nell’abbandono narrativo del sensuale “Vicky Cristina Barcelona”, un singolare “ménage à trois” nel film di Woody Allen, si scopre in tutta la sua turbolenta bellezza, l’essenza sfaccettata della capitale catalana: una città che vive sospesa tra passato e futuro, memoria e folclore, pathos e trasgressione. In una frase tra i due protagonisti, si rivela nella sua interezza, l’atto d’amore del regista nei confronti della città spagnola: «Perché ama tanto la cultura catalana?» «Mi sono innamorata a quattordici anni di Gaudì e una cosa tira l’altra… ».
Bizantina e barocca, brulicante nella Ramblas che scende fino al mare, irruente come un fiume in piena che di notte si cala nelle tenebre dei traffici più strani, Barcellona possiede un’atmosfera da mar mediterraneo senza però un suo preciso assetto geografico. In uno spazio affastellato che tutto tracima al ricordo di un sud dalle ascendenze arabe, si profilano i pinnacoli diabolici della Sagrada Familia, le sagome dei palazzi, da Casa Batillò a La Pedrera, i giardini di Parco Guell, intanto che un andirivieni incessante fluttua tra le volute dei portoni e le finestre dai colori accesi e irreali, ammassi di oggetti e anticaglie nelle botteghe, al frastuono esuberante degli antichi caffè. Poi, a ribaltare tutto quanto, ecco che spunta l’altra fisiognomica della grande città: forme e strutture modernissime, palazzi di cristallo, abbaglianti al riverbero del sole, sculture futuriste e architetture iperboliche.
Se mai Barcellona svelasse il suo segreto, mentre vi ritrovate tra i suoi opposti itinerari e scenari, smarriti come personaggi di un film, allora non resta che partire e lasciarsi andare. A un centinaio di metri dalla spiaggia, inaugurato in occasione delle Olimpiadi del 1992, l’Hotel Arts è il palazzo più alto di Spagna e, quasi certamente, un “over the top” tra gli alberghi europei. In un colpo d’occhio impressionante, in Carrer de la Marina, al 19-21, appare un grattacielo di quarantaquattro piani, con una struttura esterna totalmente in acciaio.
Ai quattro lati delle camere e suite, 482 in tutto, ci sono pannelli di cristallo che partono dal pavimento fino al soffitto e permettono una vista a 360 gradi sul mare, sulla città, sul porto. Lo stile degli interni non concede nulla al caso, dai bagni disegnati da Bulgari ai sistemi stereo di Bang & Olufsen. E non concede nulla al caso l’intero staff, il “concierge” vi consegnerà una piantina con le attrazioni turistiche della città, mentre ritira la prenotazione per la cena. Tra suoi progettisti, si annoverano architetti e urbanisti di Chicago – Skidmore, Owings e Merril – come pure lo scultore spagnolo Frank Gehry, ideatore di uno stravagante, enorme monumento a forma di pesce, che presiede l’area della piscina. La gestione dell’intero complesso è affidata a un brand altisonante come quello del Ritz-Carlton.
La Sixty Senses SPA si trova tra il quarantaduesimo e il quarantatreesimo piano. Per l’equilibrio e il benessere del corpo e dello spirito, predominano elementi come luce e acqua: aromaterapie, cromoterapie, relax e massaggi che possono durare anche tre o quattro ore. In tutti gli ambienti adibiti ai trattamenti, è immancabile la bellissima vista dall’alto, e si resta come sospesi tra mare e cielo.