Il Vesuvio s’adergeva nello spazio notturno. La galassia, stellata alluvione, sovrastava la vetta. Lontano, sulla distesa azzurra, sconfinata, fremevano le onde fra lacrime di luce. L’eco soave del canto intonato dalla casta Partenope ancora fluttuava fra i pini nodosi e le ginestre tenaci aggrappate ai fianchi della montagna.
Alcuni viandanti ascendevano la china, gli occhi volti al cielo. Attendevano forse che il firmamento si schiudesse per lasciar stillare la rugiada dell’infinito...
In testa all'articolo un olio di Nino D'Amore, intitolato "Vesuvio da Posillipo".
APOCALISSI ALIENE: il libro