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Ascoltare il personaggio

Da Marcofre

Scrivere ha a che fare con l’osservazione, l’ascolto. Pochi però si rendono conto che l’ascolto ha come oggetto il personaggio della storia.
Bizzarro vero?

Come diavolo si fa ad ascoltare chi non esiste? È sciocco. Per questo chi si cimenta con la scrittura preferisce credere che il personaggio sia solo un guscio vuoto. Basta riempirlo con le proprie idee, ed è fatta. Il bello è che funziona, nel senso che molta “letteratura” è composta di questo tipo di storie. Ha successo. Il pubblico plaude e chiede a fra voce di averne dell’altra.

Georges Simenon agiva in maniera differente: ascoltava i personaggi. Non è affatto strano.

Bisogna sempre ricordare che una storia sconfigge il tempo che passa, e diventa un classico, perché è più intelligente del suo autore. Qui non si tratta di snocciolare titoli di studio o libri letti per dimostrare di avere tutto quello che occorre per emergere. Sto parlando di ben altro.

Un bravo autore tace, e ascolta la storia. Un brutto attacco per il proprio ego, che d’altra parte deve esistere, altrimenti non si scriverebbe; ma occorre tenerlo a bada, o sono guai.

Anna Karenina è più intelligente di Tolstoj. È diventato un classico perché lo scrittore russo si è messo in ascolto. Certo, era un uomo intelligente, ma non è essenziale per scrivere. Conosceva bene la lingua, ma questo non è sufficiente.

Lui stesso era disposto a imparare qualcosa, a scoprire un aspetto inedito pure per lui. Non è detto che una volta imparato, sia pure assimilato, anzi; questo spiega semmai come certi grandi autori, siano stati piccoli uomini. La parola non ha un potere taumaturgico, o se anche lo possiede, non arriva così in fondo come si vorrebbe.

 


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