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“Ash” di Malinda Lo

Creato il 02 luglio 2011 da Sulromanzo

“Ash” di Malinda LoPeriodicamente la letteratura d'evasione, soprattutto quella di genere fantastico, va a cercare nuova linfa nell'universo delle fiabe, con risultati non sempre all'altezza, anche per la tendenza di snaturare e addomesticare troppo la carica eversiva, politicamente scorretta e cupa delle storie di fate, in origine non certo destinate ad un pubblico di bambini come troppo spesso si pensa.

Ma non sempre i risultati sono deludenti e stupisce che da una fiaba bollata per decenni dalle femministe come reazionaria come Cenerentola e presa a modello per tutta una serie di letteratura fatta di fanciulle di belle speranze in cerca del principe azzurro di turno, possa essere alla base di un romanzo invece decisamente intrigante come Ash, di Malinda Lo, tradotto in italiano da Elliott, reinterpretazione di una storia le cui prime versioni risalgono all'antico Egitto e all'antica Cina.

L'autrice, statunitense di origini cinesi, giornalista, omosessuale dichiarata, mantiene l'idea di fondo della storia di Cenerentola, qui Ash, costretta a servire in casa della matrigna e delle sorellastre dopo la morte prematura del padre, ma cambia la cornice, introducendo Sidhean, principe del Piccolo Popolo con il quale la protagonista stringe un patto, e soprattutto Kaisa, capa della cacciatrici del Re, che sconvolgerà la vita alla piccola sguattera che comunque ha da sempre non pochi aneliti di ribellione, non è certo la solita sognatrice che vive in mezzo alla cenere tramandataci da Perrault e colleghi.

C'è il ballo con il principe, c'è l'invidia della matrigna e delle sorellastre, ma l'oggetto d'amore di Ash non è il decorativo principe che trova la scarpetta di cristallo ma piuttosto Kaisa e non manca un personaggio e una tradizione dietro che deriva dalle storie celtiche di rapimenti ad opera delle fate, di cui si sospetta che sia rimasta vittima la mamma di Ash. Quella che era una fiaba di ricerca di uno status quo per la donna, sempre e comunque sottomessa, diventa una ricerca di una propria dimensione di libertà, fuori dalla servitù alla famiglia d'origine, ma anche fuori dal ruolo di sposa decorativa, e di schiava del regno del Piccolo Popolo, con Kaisa.

Per questo motivo Ash, storia comunque avvincente e scorrevole, si pone su un piano diverso rispetto alla narrativa di genere fantastico rivolta al pubblico adolescenziale, immergendosi nel lato oscuro delle fiabe, rilette in una prospettiva femminile e femminista come già avevano fatto a suo tempo Angela Carter e Marion Zimmer Bradley, e proponendo un cammino insolito e anticonformista per uscire dalla prigionia del patriarcato, andando oltre i modelli delle altre autrici, con i toni comunque non del pamphlet, ma del romanzo fantasy.

L'atmosfera da fiaba c'è, ci sono foreste e palazzi, travestimenti ed incantesimi, e nel mettere insieme varie tradizioni si riesce ad arrivare ad un risultato interessante, che fa aspettare con curiosità la prossima fatica dell'autrice, magari una nuova rivisitazione delle fiabe.

Ash piacerà a chi ama la narrativa fantastica quando è qualcosa in più di un semplice pretesto per raccontare storielle che centrano poco con la forza della fantasia, e può indicare una strada vecchia e nuova per raccontare storie femministe in un mondo sempre più globalizzato, dove culture e tradizioni si incontrano, e dove un'autrice di cultura occidentale si ispira alle pulsioni più antiche e ai modelli di vita di oggi per costruire il suo intreccio.

 


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