Si è chiusa la fase dibattimentale del processo sui presunti abusi nell’anno 2005-2006 all’asilo Olga Rovere di Rignano Flaminio, in provincia di Roma. Sotto processo ci sono le maestre Silvana Magalotti, Marisa Pucci, Patrizia Del Meglio, l’autore TV Gianfranco Scancarello, marito della Del Meglio, e la bidella Cristina LUnerti. la fase dibattimentale si è chiusa con l’audizione del professor Marcello Chairotti consulente della Procura e responsabile del laboratorio di tossicologia forense dell’università Cattolica: ha ribadito la presenza di benzodiazepine (presente nei tranquillanti) sui capelli di due bambine dell’asilo.
Il 2 aprile ci sarà la requisitoria dell’ccusa con le richieste di condanna nei confronti dei cinque imputati.
Di questa brutta storia scrivemmo tempo fa. Ponendo una domanda: si capirà mai che cosa è realmente successo nell’asilo di Rignano Flaminio? La domanda è ancora quella, non è cambiata.
Lo so, la domanda è di quelle un po’ stupide, perlomeno ingenua: ma si capirà mai che cosa è realmente successo all’asilo Olga Rovere di Rignano Flaminio (sempre che sia in effetti successo qualcosa)?.
Pochi lo sanno, ma il processo sta andando avanti. È stata appena respinta la richiesta di citare come responsabili civili il Comune e il Ministero dell’Istruzione. Nel caso si fosse arrivati a una condanna degli imputati, Comune e Ministero sarebbero stati chiamati a risarcire le parti civili. Non sarà così.
È stata anche respinta la richiesta della famiglia di una bambina di costituirsi parte civile nonostante fosse addirittura stata esclusa dal pubblico ministero dalla lista delle persone offese. Uno dei difensori ha detto: «Siamo al punto che ci sono genitori che si dolgono che la propria figlia non sia stata abusata».
Tutta questa storia inizia nel luglio del 2006. Tre famiglie di alcuni bambini dell’asilo di Rignano Flaminio fanno un’accusa terribile: i nostri figli hanno subito abusi. Viene presentato ai carabinieri un filmato “domestico”. C’è un papà che fa domande alla propria bambina di 4 anni. Lui chiede: «Ma chi è che faceva la bua a questi amichetti tuoi?». Lei risponde «Il drago». «E oltre al drago chi era?» «Polifemo» «Non stavano dentro la scuola?» «No», lui replica innervosito: «Allora non è vero che ci sono delle persone che fanno la bua agli amichetti tua?» «No», il padre dice alla bambina che mente, lei replica «Tu sei un bugiardo, vattene» però l’uomo insiste «Non li avete mai fatti sti giochi con la maestra Patrizia?» E le risponde «Non si fa smettila, zitto». Il video va avanti, la bambina un po’ dice cose, un po’ nega. Tutto è molto confuso. Però altre famiglie si accodano e accusano. Nella primavera del 2007 vengono arrestate le maestre Silvana Magalotti e Marisa Pucci, la bidella Cristina Lunerti, la maestra Patrizia Del Meglio e suo marito, l’autore televisivo Gianfranco Scancarello. L’accusa è terrificante: nell’anno scolastico 2004-2005 almeno 24 bambini tra i 4 e i 5 anni sarebbero stati portati fuori dalle classi, spesso narcotizzati, e condotti in case, castelli, laghetti. Lì sarebbe successo di tutto: minacce violente, atti sessuali, riti satanici, giochi dai nomi inequivocabili come il “gioco della patatina”. Viene arrestato anche un giovane cingalese che lavora a un distributore di carburante: lo accusano i genitori di una bambina che, mentre stanno facendo benzina, notano che il ragazzo ha un atteggiamento amichevole con la bambina. I genitori allora chiedono alla figlia se conoscono l’uomo e la bambina risponde: «Si chiama Maurizio, faceva giochi della scuola con loro, si travestiva da scoiattolo». Dopo qualche giorno il benzinaio cingalese vienescarcerato con tante scuse.
È una storia in cui è difficile davvero capirci qualcosa. Una psichiatra interroga i bambini, una di loro dice che delle maestre cattive ha parlato sua mamma a cui l’ha detto un’altra mamma. Un bambino dice che lui e si suoi compagni sono stati portati al laghetto : «Ci stavano i pesci, Patrizia tagliava le pinne ai pesci e ce li mangiavamo crudi. Mangiavamo crudi anche i gattini. E poi a casa delle maestre c’erano persone morte che gli usciva il sangue».
La Difesa degli arrestati sostiene che tutta la cosa è stata eterodiretta dagli adulti, che c’è stata una psicosi collettiva , che i genitori si sono suggestionati l’un l’altro. Anche perché non si capisce come tutti questi bambini siano stati regolarmente portati fuori dalla scuola e condotti a casa delle maestre senza che nessuno se ne accorgesse, né le altre maestre, né la preside, né qualche passante.
Il Tribunale del riesame decide, dopo 17 giorni, la liberazione degli arrestati. C’è stata «una forte e tenace pressione», dice. La Cassazione conferma: «Il quadro indiziario è insufficiente e contraddittorio». E poi: «Emergono testimonianze inducenti dagli adulti».
Anche uno dei periti dell’accusa esprime forti dubbi, se la prende anche con la psicologa che ha svolto gli interrogatori: «Ha effettuato indagini che non le competevano, ha usato un metodo non controllabile, non ha considerato che i sintomi di disagio potevano avere altre cause oltre l’abuso».
Restano le dichiarazioni dei bambini e i referti delle visite fatte all’ospedale Bambin Gesù di Roma: un bambino piange quando gli toccano i genitali, un altro ha erezioni, un’altra mostra disagi, e così via.
Nel luglio 2009 viene chiesto il rinvio a giudizio per i cinque imputati. Intanto si è creato un comitato che raduna 90 genitori che ha commissionato due perizie mediche a consulenti di parte: testimoniano l’abuso. Dall’altra parte c’è un comitato in difesa delle maestre. Una delle maestre, Silvana, insegna nella scuola di Rignano da quando ha 20 anni, ora ne ha 52. Dice il comitato pro-accusati: «Ha conosciuto generazioni di persone, nessuno si è mai lamentato, ma vi sembra possibile?».
Il paese è spaccato in due, come spesso accade: colpevolisti e innocentisti litigano di brutto. Nel febbraio 2010 il giudice per l’udienza preliminare decide che ci dovrà essere un processo: rinvia a giudizio i cinque imputati. Quando sentono la decisione i genitori del comitati piangono e si abbracciano di gioia. Dicono: «Avete visto che non siamo pazzi?».
Così parte il processo, chissà quanto andrà avanti. Nel frattempo si è aperto un altro filone di indagini che porta a un casolare di Rignano. Il posto sarebbe stato riconosciuto da alcuni bambini come il luogo dove si svolgevano altri incontri con persone mascherate. Nel casolare sono stati trovati peluche e parrucche.
Ripeto la domanda: si capirà mai che cosa è realmente accaduto a Rignano Flaminio?