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Assange e il nord Italia

Creato il 01 aprile 2011 da Stiven1986

Sapete, su On the Nord alcuni commentatori sono secessionisti, o qualcosa di simile. Non secessionisti alla Lega. Niente fucili, niente razzismo. Per farvi capire, vi riporto qualche recente commento:

Quanto all’Europa, è proprio perchè essa rappresenta la prospettiva in cui ci muoviamo che la secessione è oggi molto più praticabile. Lo ha già scritto Illy, fra le righe, nel suo bel volume “Così perdiamo il Nord”: nell’Unione Europea i confini “fisici” sono ormai evaporati (magari sarebbe bene spiegarlo anche ai francesi, ma tant’è…) e con essi se n’è andata la necessità di far parte di Stati quanto più grandi possibili; oggi il mercato a tutti gli effetti comune, e con esso lo spazio economico e, di fatto, sociale è rappresentato dal Continente stesso, seppur con svariate significative eccezioni. Quindi la giurisdizione statuale è più efficiente se si avvicina alla dimensione delle comunità politiche socio-economicamente “omogenee”.

Il secessionismo è un principio inscritto a caratteri di fuoco nella stessa storia del movimento progressista.

E’ una questione di dimensioni di giurisdizione, di flussi perequativi intrastatuali, di omogeneità socio-economica. Non è questione di nostalgie, anche se qualche sprovveduto la mette sempre in questi termini.
La secessione in ambito UE è il futuro. E’ il progresso. Non è un caso che la gran parte dei movimenti separatisti europei coniughi europeismo e visioni ideologiche di tipo progressista, con particolare riferimento alla necessità di includere e di affermare il primato dei molteplici diritti delle persone.

E un altro commentatore aggiunge:

Il separatismo è un’opzione politica. Naturalmente può essere condotta per varie ragioni e in varie modalità. Saranno eventualmente quelle a poter essere discusse, non l’opzione in generale che ha assolutamente legittimità e, in genere, è connessa a un principio universalmente riconosciuto come il diritto all’autodeterminazione.

La qual cosa, peraltro, non ha un cavolo a che vedere con il processo di unificazione europea. Anzi, proprio la costruzione di un’Europa sempre più unita – processo purtroppo in forte crisi – consente di rendere la costituzioone di un nuovo Stato per separazione più attuabile perché inserita entro una cornice di rapporti internazionali con il resto del mondo più solida, senza che la diminuzione della dimensione demografica o economica rappresentino anche un eccessivo indebilimento sul piano geopolitico.

Mi sono tornati in mente questi commenti, quando ho letto la conclusione de Il mondo che sogna Assange, articolo dell’Espresso successivo alla chat con i lettori:

Alla fine della chat, per chi la sa cogliere, Assange offre la sua visione politica. «Dove sta andando la nostra società?», gli chiede un lettore. «Ci sono due vie alternative e non è chiaro che strada imboccherà la nostra civiltà», replica lui. Una via sarà quella degli stati nazionali in cui la sorveglianza elettronica potrà portare a una distopia stile ’1984′ di Orwell. L’altra, invece, vedrà il collasso delle grandi nazioni e la creazione di «potenze regionali, dove vige la libertà e la privacy digitale, i mercati dei piccoli produttori, un potere che è sotto controllo e la trasparenza dal basso».



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