Magazine Società

Assedio a israele

Creato il 19 settembre 2011 da Tnepd

ASSEDIO A ISRAELE

egypt

 

TRA ANKARA E IL CAIRO, SI PALESANO I FALLIMENTI DI NETANYAHU

Per il Medio Oriente questo è il momento più importante che si sia visto da decenni, eppure non si potrebbe immaginare, per Israele, un governo più inetto di quello oggi insediato a Gerusalemme.

di Noam Sheizaf

dal blog +972

traduzione di Gianluca Freda

 

Il mese scorso, Israele ha rifiutato il compromesso sull’assalto alla “Freedom Flotilla” che era stato raggiunto tra i negoziatori turchi e israeliani. L’amministrazione americana aveva fatto pressioni su Gerusalemme e Ankara affinchè raggiungessero un accordo prima della pubblicazione del Rapporto Palmer. Stando a quanto hanno recentemente riferito i media locali, entrambe le parti presenti ai colloqui di Ginevra erano giunte ad un accordo in base al quale Israele avrebbe accettato di scusarsi per il “fallimento militare” che aveva portato alla morte di otto cittadini turchi e di un cittadino americano durante l’assalto alla Mavi Marmara, ma la legittimità del blocco contro Gaza non sarebbe stata posta in questione. Israele aveva anche acconsentito a risarcire le famiglie degli uccisi.

Un tale accordo sarebbe stato utile agli interessi di Gerusalemme e avrebbe consentito di ricucire le relazioni con la Turchia (lo dico sebbene io sia contrario al blocco e ritenga che esso debba cessare immediatamente). Eppure il primo ministro Benjamin Netanyahu ha respinto l’accordo, per paura di  contraccolpi da destra e di offrire un vantaggio politico al Ministro degli Esteri Avigdor Lieberman, l’unico rivale che potrebbe inimicargli la base del partito. Il risultato è stato un rapido deteriorarsi delle relazioni diplomatiche tra Israele e Turchia.

In seguito a questo fallimento politico, il governo è passato alla propaganda, affermando che il primo ministro turco Recep Tayyip Erdoğan aveva deciso di ritagliarsi un ruolo nel mondo arabo prendendosela con Israele. Ma i fatti non quadrano: se non c’era alcuna speranza di risolvere la crisi con Ankara, allora perché inviare rappresentanti a Ginevra e negoziare un accordo? E se questo non bastasse, proprio mentre venivano rese note le reali dimensioni della spaccatura con Ankara, Lieberman ha pensato bene di appiccare un altro incendio, ipotizzando l’invio di aiuti militari al PKK (il gruppo di resistenza curdo anti-turco), che è un po’ come se la Turchia dichiarasse di voler inviare armi ad Hamas. Questo è stato troppo anche per Netanyahu, il quale si è affrettato ad emanare una smentita, quando il danno era stato ormai fatto da un pezzo.

Lo stesso giorno della provocazione di Lieberman sono iniziati i guai al Cairo, e sebbene una escalation militare rimanga improbabile, sembra proprio che il trattato di pace con l’Egitto – il maggiore successo diplomatico di Israele – sia sul punto di crollare. L’ambasciata israeliana di Giza è stata assaltata venerdì sera dai manifestanti ed è stato un commando egiziano a dover trarre in salvo le forze di sicurezza che si trovavano all’interno dell’edificio. Nel corso della nottata, l’ambasciatore, gran parte dei diplomatici e le loro famiglie sono stati fatti tornare a Tel Aviv con un aereo militare.

Sembra che l’atteggiamento anti-israeliano in Egitto abbia molto a che fare con la frustrazione che molti provano a causa del rafforzarsi del controllo militare sul paese e dell’impossibilità di rendere concrete molte delle promesse nate dalla rivoluzione. Israele viene visto come alleato dell’esercito e del vecchio regime; l’aver contato sull’aiuto dell’Egitto per tenere in piedi il blocco di Gaza, è una scelta che si sta ora ritorcendo contro Israele. Ancora una volta, è evidente che Gerusalemme non è stata capace di comprendere quali siano gli umori locali al Cairo. Ciò è evidenziato dal modo in cui Israele ha affrontato le ricadute diplomatiche dell’attacco di Eilat e dell’uccisione di cinque soldati egiziani, nonché dalle dichiarazioni incendiarie seguite all’escalation nel sud del paese.

Al cuore del fallimento diplomatico, vi è la politica di Lieberman e Netanyahu riguardo alla questione palestinese, la quale ha sostituito l’iniziativa diplomatica con le pubbliche relazioni. Netanyahu vede minacce all’esistenza di Israele dappertutto, dall’Iran alle campagne della BDS, da Ankara al Cairo, ma non è disposto a fare l’unica cosa che potrebbe allentare gran parte della pressione su Israele: porre fine a 44 anni di occupazione della West Bank e di Gaza. Sfruttando l’abile manipolazione della politica americana – forse il suo migliore e unico talento – il primo ministro israeliano sta trascinando con sé la politica estera di Washington lungo una strada molto pericolosa. La politica di Netanyahu gioca un ruolo importante nel rendere gli Stati Uniti sempre meno rilevanti nel mondo arabo e paradossalmente rafforza coloro che non riconoscono legittimità a nessun tipo di presenza ebraica in Medio Oriente.

Quando il trio Netanyahu-Barak-Lieberman assunse il controllo della politica estera israeliana, vi fu un dibattito riguardo i possibili danni che questo esecutivo avrebbe potuto produrre. Alcuni ipotizzarono che un governo di estrema destra come questo avrebbe potuto in realtà condurre l’opinione pubblica israeliana ad accettare concessioni che normalmente non avrebbe tollerato, di certo non sotto un governo di sinistra. Nessuno osa più presentarsi con queste teorie. Come si è visto, il governo di destra non si è “adattato” alla sinistra, ma è avvenuto l’esatto contrario: con la sua retorica della provocazione e le sue posizioni rigide, esso è riuscito a generare la realtà geopolitica in cui può prosperare, una realtà di odio e di rabbia.

Mentre la situazione intorno al paese si deteriora, Netanyahu e Lieberman si rafforzano, giocando sulle paure di Israele per la propria sopravvivenza, dichiarando che “non è questo il momento di fare concessioni”, comportandosi come se le azioni di Israele non avessero alcun ruolo nelle dinamiche regionali e preparando l’opinione pubblica a scenari da incubo. Non essendovi un’immediata minaccia politica al loro governo, sembra che il peggio debba ancora venire.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :