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Astio e Livore

Creato il 17 gennaio 2011 da Demopazzia
Astio e Livore
Qualche giorno fa, scrivendo della vicenda Fiat, sono stato accusato da alcuni miei lettori di provare “livore” nei confronti di Marchionne e “astio” nei confronti del Renzi. 
In realtà di Marchionne non ho quasi neanche parlato. Io mi stupisco sempre delle persone che si accorgono di come funziona un’azienda o il “mercato” quando si trovano con le spalle al muro. Provo compassione per gli operai che ho visto piangere, e per le famiglie che dipendono dalle decisioni di una persona come Marchionne. Ma questo è il sistema nel quale milioni di persone hanno deciso di vivere. Lo decidono ogni volta che pensano che questo sia il migliore dei mondi nei quali si può vivere. Lo decidono quando ridono in faccia a chi, che abbia 16 anni o ne abbia 60, gli parla di un mondo diverso. In tanti scoprono che la loro vita dipende dallo schioccare delle dita di un signore che guadagna 10.000 volte il loro stipendio solo quando sentono quello schiocco. Ed è sempre troppo tardi.
Io mi stupisco per  questo, e non per Marchionne, che se potesse li farebbe lavorare gratis. E se pensate che in questa frase ci sia del livore vi sbagliate. È pura e semplice economia. Nel capitalismo si tenta di massimizzare il profitto. Si comprimono in costi che si possono comprimere. Se non si può pagare meno l’acciaio si pagano meno gli operai. Dicono che il costo del lavoro di un’auto Fiat e solo del 7-8%. Quello di una scarpa Nike del 1-2%. Di margine, come vedete, ce n’è ancora.
Io mi stupisco del fatto che la politica, di cui Renzi insieme ad altri, è un esponente, non abbia nulla da dire in proposito. Dice si ma il Renzi si è schierato. Ha avuto il coraggio di dire la sua. Quale coraggio? Schierarsi "senza se e senza ma" con l’AD della più potente azienda italiana contro qualche migliaio di operai a rischio cassa integrazione? I "senza se e senza ma" li lascio ai manifestanti che hanno lo spazio di uno striscione. Un politico dovrebbe avere una visione del mondo un po' più ampia e soprattutto sua e che non dovrebbe essere la stessa di chi nella società rappresenta solo una parte. Tra l’altro quella più potente. Al massimo quella di chi lo ha votato.
Renzi, Chiamparino, Berlusconi, Fassino e gli altri che si sono messi carponi davanti a Marchionne dovrebbero avere un interesse diverso da quello dell’amministratore delegato della Fiat: il famoso bene comune. Ora, che per una pura coincidenza, il bene comune coincida con il piano aziendale di Marchionne mi pare alquanto bizzarro. L’amministratore di un’azienda è tenuto a fare il bene dell’azienda. Ed il suo. Non quello comune. Se facesse il bene comune verrebbe mandato a casa. Giustamente.
Io non trovo un'altra parola che non sia vigliaccheria per descrivere il modo di fare politica di chi giustifica le proprie affermazioni sostenendo che non ci sono altre scelte di fronte al mondo che cambia. Perché il compito di chi fa politica è proprio quello di cambiare il mondo o almeno cercare di renderlo migliore, non di subirne i cambiamenti. O peggio ancora di giustificare le proprie scelte attribuendole ad una qualche entità metafisica che ha il potere di cambiare il mondo contro il proprio volere.
Cambiare il mondo, o almeno renderlo migliore, è l’unico compito che ha un politico. Dichiarare che non si può fare nulla in proposito significa dichiarare la propria nullità. E allora scusatemi se m’incazzo quando qualcuno dichiara la propria nullità e allo stesso tempo afferma che non c’è nessuno migliore di lui. Se sei una nullità, tutti migliore di te.  Che il tuo nome sia Silvio Berlusconi o che il tuo nome sia Matteo Renzi. Non basta tappare qualche buca di una strada. Per quello basta appunto un “semplice” operaio.


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