Era da un po’ che ci pensavo, raccogliendo materiale e cercando di strutturare la cosa nel migliore dei modi.
Oggi, finalmente, posso dare il via alla nuova rassegna di cortometraggi, la seconda da quanto è nato Midnight Corner.
Come potete vedere dal banner qui sopra, questa rassegna sarà dedicata all’animazione, ma non a quella classica, che è solito trovare nei film della Pixar. Di quel genere di animazione è piano il mondo, reale o virtuale che sia. No, stavolta voglio regalarvi un biglietto per quel mondo chiamato sperimentazione, fatto di corti visionari, dal taglio grafico ricercato e dalle trame che solo all’apparenza possono sembrare assurde e incoerenti.
Quindi, preparatevi, sarà un viaggio onirico, disturbante e, soprattutto, nuovo.
Il corto di oggi è Atama Yama, del 2002, ad opera di Koji Yamamura. Koji è un navigato esperto nel mondo dei cortometraggi, oceano che esplora fin dal lontano 1987, raccogliendo successi e consensi in tutto il mondo. Atama Yama, infatti, è il corto che gli è valso una nomination agli Academy Award, nel 2003.
Pur senza vincere l’ambita statuetta, però, Atama Yama si è portato a casa svariati premi, come se nulla fosse, stracciando concorrenti in almeno una decina di competizioni mondiali.
Difficile credere il contrario, dopo aver visto il filmato…
Una costruzione folle, che fonda le proprie radici (è il caso di dirlo) nella pura tradizione giapponese. Il protagonista, un uomo talmente parsimonioso da aver raggiunto l’ossessione, non fa altro che accumulare spazzatura, raccogliendo tutto ciò che crede possa ancora avere un futuro e riempiendo la propria casa di inutili paccottiglie.
Stesso discorso vale per il cibo…
Sarà proprio un piatto di ciliegie raccolte dal terreno a scatenare una reazione improvvisa all’interno (e non solo) del suo corpo, portandolo in un viaggio fatto di rabbia, solitudine e derisione, fino al finale, vero e proprio tuffo nella metafisica più profonda.
Un ottimo prodotto, che stravolge il concetto di animazione, rendendola di fatto qualcosa di più di semplici disegni animati e portando la trama verso vette che, lasciatemelo dire, raramente si vedono in prodotti di questo genere.
Un cortometraggio che spiazza, che stravolge, che trascina e disturba, finendo per confermare le più classiche paure umane e lasciando una punta di amaro sulla lingua.
Vedere per credere.
E con questo ho terminato. Ci vediamo settimana prossima con un altro cortometraggio sperimentale.