I San Antonio Spurs, come è noto a tutti, sono ritornati in Finale. Una Finale che è la numero 5 in 14 anni (un miracolo per un mercato quasi insignificante) e che, alle basi, vede la tredicesima stagione consecutiva a quota 50 o più vittorie. Un vero e proprio miracolo, un modello da prendere da esempio, considerando anche che le attrazioni in quello spicchio di Texas non sono certo quelle di Dallas o Houston. Il segreto neanche tanto nascosto è quello di un modello dirigenziale basato sulla continuità e non sulla schizofrenia, il che significa non disperarsi alla prima sconfitta e voler di conseguenza cambiare allenatore e giocatori, dando tranquillità al coach e ai giocatori stessi che vanno in campo senza il terrore di dover ammucchiare statistiche fenomenali per non essere tagliati o scambiati.
Proprio da qui, ripartiranno gli Atlanta Hawks. Il contratto di sei anni dato al GM Danny Ferry (a lungo braccio destro di R.C. Buford) e quello anch’esso pluriennale dato a Mike Budenholzer (19 anni agli Spurs, 17 da vice di Popovich) fanno capire come la franchigia sia ad un punto di svolta che potrebbe essere epocale. Ferry sa fin troppo bene quanto sia importante dare una sufficiente dose di tempo e tranquillità ad allenatore e giocatori per far si che le due entità si fondino e diventino squadra a tutti gli effetti, e sa altrettanto bene che per un processo del genere la pazienza è e deve essere un’arma preziosa. Dopo aver messo a posto la situazione dirigenziale, Ferry dovrà iniziare ad operare sul mercato per consegnare al coach una squadra che fin da subito possa qualificarsi per i playoff. Non dovrebbe essere difficile, considerando il fatto che Atlanta ha sotto contratto solo tre giocatori per la prossima stagione (Horford, Williams e Jenkins) e di conseguenza tantissimo spazio salariale per poter firmare qualche importante free-agent. Il sogno nel cassetto del GM e di qualsiasi tifoso degli Hawks è quello di vedere due natii di Atlanta di nuovo insieme, a 10 anni di distanza da quegli Atlanta Celtics che secondo molti sono stati la più forte squadra AAU mai creata. Stiamo ovviamente parlando di Josh Smith e Dwight Howard. J-Smoove il 1 luglio diventerà free-agent, e il suo futuro è il punto focale della ricostruzione degli Hawks che si sono ormai rassegnati a perderlo. Difficilmente, infatti, Smith ri-firmerà con i Falchi (si è parlato di una sign-and-trade, ipotesi plausibile) a meno che il duo Ferry-Budenholzer non riesca a convincere Howard a tornare nella sua città al fianco di uno dei suoi migliori amici.
L’idea è suggestiva ma difficile da praticare per una questione di soldi (e cosa, sennò?): Smith, Horford e Howard insieme sarebbero un costo decisamente elevato per la franchigia, ma l’ostacolo è aggirabile se Ferry decidesse, una volta firmato Howard, di intavolare una trade per Horford liberando così spazio salariale e ottenendo senza dubbio qualcosa di buono in cambio. Gli scenari sono molteplici, alcuni fantasiosi e affascinanti, e il lavoro che il nuovo GM farà in questa estate potrebbe condizionare la franchigia per anni, nell’eventualità in cui venga firmata una Superstar di primo livello. Con l’arrivo della coppia di scuola Spurs, la franchigia verrà modellata sui principi dei nero argento così come è stato fatto ad Oklahoma City da Sam Presti, altro allievo di R.C. Buford, e i risultati dei Thunder sono sotto gli occhi di tutti.
Per anni Atlanta è rimasta nelle retrovie della Lega a livello di immagine e risonanza, ma siamo più che convinti che la situazione cambierà.