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Atletica leggera: Davide Manenti, la freccia azzurra della curva

Creato il 07 luglio 2013 da Sportduepuntozero

Davide ManentiTrentacinque kilometri all’ora la maggior parte della gente non li raggiunge neppure in bicicletta. A questa velocità 200 metri si percorrono in 20 secondi e 60 centesimi, il tempo che Davide Manenti ha stabilito lo scorso primo giugno al Trofeo Perseo di Rieti, ritoccando il proprio personale di quasi due decimi: “rispetto all’anno scorso ho migliorato la gestione della gara, partendo un po’ più controllato. E per le sensazioni che provo in allenamento penso di avere ancora margine”.

È stato un giugno di fuoco per il velocista torinese. Dopo il record è giunta la vittoria sui 200 al Memorial Primo Nebiolo, bis del trionfo 2012: “mi sentivo in gran forma; è speciale gareggiare sulla pista in cui mi alleno, davanti al pubblico della mia città”. Poi, nelle ultime due settimane del mese, il 24enne allenato da Alessandro Nocera è volato a Gateshead per la Coppa Europa e a Mersin per i Giochi del Mediterraneo, in cui ha vinto l’oro con la 4×100 (insieme a Simone Collio, Jacques Riparelli e Michael Tumi): “in Inghilterra c’erano freddo, pioggia e vento; sono arrivato quinto con un buon 20’’78 dietro a campioni come Lemaitre. In Turchia ho patito l’afa e le 22 ore di viaggio, ma per diventare un atleta migliore devo abituarmi anche a questo”.

Con la staffetta, l’atleta dell’Aeronautica Militare si è tolto parecchie soddisfazioni. Due anni fa, agli Europei under 23 di Ostrava, conquistò il primo gradino del podio (con Michael Tumi, Delmas Obou e Francesco Basciani): “forse la mia medaglia più bella, la prima internazionale. Eravamo un bel gruppo, con tanta voglia di vincere e divertirsi, arrivammo a un soffio dal record europeo”. Incerta la partecipazione della 4×100 ai mondiali di Mosca, in programma dal 10 al 18 agosto; per i 200 Davide ha già in tasca la qualificazione con il minimo B, ma ai prossimi Campionati Italiani Assoluti (a Milano il 27-28 luglio) proverà a infrangere il limite A. Difficile scegliere tra prova di squadra e gara individuale: “dopo molti anni di calcio ho impiegato un po’ ad amare uno sport “solitario” come l’atletica, ma adesso i 200 sono la mia distanza. Con la staffetta si può costruire un successo insieme, il gruppo riesce a dare motivazioni che spesso i singoli non trovano da soli”.

La vita sportiva del velocista azzurro è cambiata nel settembre del 2004, quando con la divisa della Safatletica stabilì il primato nazionale cadetti dei 300 metri, alla sua prima gara nazionale. Qualcuno gli aveva già prospettato un buon futuro da calciatore ma a poco a poco Davide si convinse a percorrere la strada dell’atletica. E otto anni più tardi, dopo i bronzi agli Assoluti di Torino del 2011 e di Bressanone del 2012, il traguardo più ambito: “non mi ero ancora misurato con l’elite assoluta del mio sport e scoprirla alle Olimpiadi è stato un sogno. Lì il contesto ti dà la spinta per andare forte anche se non sei in forma, ti obbliga a dare tutto”.

Se una volta arrivati ai Giochi molti si sentono appagati, per lo sprinter della nazionale “Londra è stato solo un punto di partenza. Ho gareggiato con la staffetta, a Rio mi piacerebbe correre anche i 200. L’estate scorsa ho capito qual è il livello a cui devo puntare e sto crescendo grazie all’esperienza acquisita”. Anche il talento più cristallino deve essere allenato: “devo continuare a lavorare con umiltà, non accontentandomi e cercando sempre il miglioramento. L’unico segreto per ottenere risultati è volerli raggiungere davvero”.

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