Magazine Pari Opportunità
Egregia Signora,era da tanto tempo che Le volevo scrivere ma non mi decidevo mai perché è difficile per una come me trovare il tempo e la tranquillità necessarie. Avrà già capito chi sono.. sono una della tante “signorine”, “una di quelle” come ci chiamano le “cosidette” persone “per bene”. Ci siamo conosciute qualche anno fa in una sua ispezione-visita in una Casa in cui ero di passaggio; non mi sono fatta notare perché non volevo che l’emozione per la sua presenza mi togliesse la maschera che da anni mi sono imposta per nascondere a tutti chi sono, cosa penso, etc. Ho una sorella più giovane di me che non sa nulla della mia vita e che si guadagna la vita facendo la dattilografa ad un architetto e alla sera arrotonda il non lauto stipendio battendo a macchina le tesi per gli studenti e le sceneggiature cinematografiche. Mia sorella crede che io faccia la rappresentante di cosmetici e di bijotterie e sino ad ora sono riuscita a farglielo credere. Ogni due o tre mesi, quando sono ben ripulita, la vado a trovare, al fermo posta di ogni città grande che tocco ricevo la sua posta e la posso seguire nella sua onesta vita, adesso la sto aspettando da un momento all’altro nella sua stanza ammobiliata e mi sento anche ripulita per permettermi di confidarmi un po’ con lei, egregia Senatrice. Spero tanto nella sua legge.. e la temo un po’. Spero perché con la chiusura legale di queste orribili case avrò anch’io la possibilità di chiudere questo tipo di vita inumana senza strascichi di libretti, senza liste ricattatorie in questura, etc. etc. La temo perché non vorrei che gli effetti rimanessero uniti tutti con l’olio santo.. la morale dei “cosidetti uomini e donne “per bene”, salva e il marciume dei “padroni” e dei “capitalisti di carne umana” trionfante.Mi spiego meglio: Sono la figlia di un uomo che forse lei ha conosciuto perché fu tutta la sua vita un socialista e godette nel suo piccolo fama grande di galantuomo. Mio padre era un ottimo tipografo, ma il desiderio di istruirsi e di migliorare la sua posizione era tale che lo chiamavano “il professore” tanto ne sapeva di tutto. Mia madre morì che noi eravamo piccole, ma mio padre fu madre e padre insieme. Non ci mancava nulla perché il babbo lavorava tutto il giorno e parte della notte: ci mandò alla scuola e sperava per noi due almeno.. una laurea. Povero babbo.. eravamo piccole, il fascismo trionfava e lui ci parlava del mondo del domani.. della giustizia sociale, della libertà, della plebe che avrebbe spezzato le catene e si sarebbe finalmente posta nella condizione di governare in nome del popolo.. queste ed altre cose ci diceva e noi lo guardavamo con gli occhi sgranati. La guerra infame ci distrusse tutto: casa e tipografia; il babbo colpito da un male inesorabile non ebbe più la forza di difendere il nostro nido, spendemmo tutti i risparmi per farlo curare e morì esortandomi ad essere onesta e a non abbandonare la mia sorella minore; fino all’ultimo credette nella sconfitta del fascismo e volle in tasca prima di morire con le nostre fotografie quella di Giacomo Matteotti.Signora, sa cosa vuol dire essere giovani (16 anni) e credere che tutti siano come il proprio babbo? Sa cosa vuol dire trovarsi sola nel mondo a lottare per la vita? Lei è una socialista e non può ignorare che quando una giovane ragazza si presenta in ufficio, il più delle volte se vuole lavorare deve soggiacere alle proposte più umilianti.. Il padrone fiuta da lontano la bella ragazza che ha bisogno, fiuta da lontano chi non ha più nulla da impegnare ed ha fame, fiuta da lontano chi è ingenua e non ha più nessuno che la protegga (chiedono ha fratelli, ha padre, ha qualcuno?..) Per farla breve, la figlia di quel galantuomo, colei che nella sua giovane vita aveva sentito parlare di solidarietà umana, fu violentata, dico violentata da un certo avvocato che molti consideravano “perbene” e le cui figlie (della mia età) ora fanno parte di quel mondo per cui siamo “quelle”.Apro una parentesi Signora, l’avvocato in questione non perdeva una messa e non la faceva perdere alle figlie.. Cara Signora, ero minorenne (16 anni veramente ingenui e puri) ebbi paura di fare scandali, non sapevo a chi avrei potuto raccontare la mia tremenda sventura, la guerra non era ancora finita, gli amici del babbo erano tutti in montagna, altri in campo di concentramento, altri ancora non sarebbero più tornati.. ebbi paura anche che il nome di mio padre andasse alla polizia e che la mia sorellina fosse mescolata allo scandalo. Chi mi avrebbe creduta, chi avrebbe creduto alla povera ragazza sola in cerca di lavoro? L’avvocato era importante, andava alla messa, la sua famiglia era “stimata”. Lui capì subito tutto e si offrì di aiutarmi purché avessi seguito tutto ciò che mi consigliava. Non dovevo parlare con nessuno, sarei stata affidata ad una persona di sua conoscenza che mi avrebbe fatto continuare gli studi e (con denaro dell’avvocato) mia sorella sarebbe stata messa in collegio. Mi fecero cambiare città e finalmente conobbi l’amica dell’avvocato. Per la mia sorella fu subito provveduto col collegio, per me bisognava aspettare. Intanto avrei imparato a scrivere a macchina e a sbrigare lavoretti d’ufficio. Quella donna ufficialmente sbrigava affari commerciali, prestiti su pegno, vendita di Case e appartamenti, e l’avvocato ne era il legale. Intanto i mesi passavano.. quando i legami con la mia città furono definitivamente sciolti l’avvocato fece sapere alla sua amica che non solo non avrebbe più pagato la retta del collegio, ma se mi fossi ancora fatta viva mi avrebbe denunciata e mi avrebbe fatto mandare in carcere per ricatto, che mi ricordassi bene: io non l’avevo mai conosciuto e lui non mi aveva mai vista!Di colpo il secondo dramma della mia vita, come avrei fatto a pagare il collegio, per me la fame.. a meno che.. mi disse la mia “benefattrice”, non fossi stata compiacente con un suo giovane conoscente che forse mi avrebbe anche sposata. Scappai dalla casa di questa “donnaccia” e la sera stessa fui rastrellata dalla polizia perché senza documenti e con l’aria spaurita. Fu la signora che mi tolse dalla camera di sicurezza ma ormai ero nelle sue mani. Le parole sacre di mio padre in mezzo a quel putridume immerlettato sembravano così lontane, vicine erano le minacce, le blandizie, la fame e la paura di tutto. Sembravo un gattino spaurito eppure iniziavo la discesa..l’appartamento della “benefattrice” fu la mia prima casa chiusa.. per imbonirmi, la “benefattrice” mi diceva che erano innamorati di me e che avrei trovato marito.. ero molto bella, forse lo sono ancora, ma quante volte ho maledetto la mia avvenenza in questa sporca società!! Per fuggire da quella casa non ebbi altra scelta che una “casa chiusa” di lusso.. avrei trovato i denari per andare all’estero e rifarmi una vita e invece..giù, sempre più giù. Signora Merlin, nessuno torna indietro e le vite si rifanno quando tutto si ripulisce, non solo le case chiuse. Potrei aggiungere altri particolari, ma non vorrei che pensasse al solito piagnisteo che ciascuna prostituta racconta quando il cliente la interroga (sempre dopo esserci andato a letto..): perché è arrivata lì. Lei però ha il dovere di crederci e lo dimostra con la sua legge che crede in noi e al nostro riscatto e non a quelli che dicono:”Se fa la prostituta è perché è nata così”. No. Signora, non sono nata così né io né la maggior parte, anzi tutte le altre come me, ci siamo diventate, ci siamo diventate perché la società ci ha fatte diventare, ci hanno fatto diventare così i vari “avvocati” per bene, le varie “benefattrici” che si incontrano su tutte le strade della gente che ha fame e che è ricattata su tutto. Io ho qualche punto sulle altre perché sono un po’ istruita e non del tutto sciocca; dalla triste e dolorosa esperienza di tutta la mia vita mi sono temprata(sia pure nelle case chiuse) e vivo due vite: quella pulita (è per un domani, e la vivo nel mio sogno, in quei pochi minuti in cui il sonno mi libera da tutti e posso stare con me stessa), quella sporca con il volto da “grinta” rapace è per gli estranei.. e sono senza pietà perché nessuno ne ha avuta mai per me. E’ con il volto che avevo quando ero bambina, è con le parole che le direbbe mio padre che le dico: faccia chiudere le case ma non perda di vista gli ideali che furono del mio babbo (o che bene mi fa poter parlare del mio babbo con una persona delle sue stesse idee!). Stia attenta a coloro che con la veste della “morale” si accodano a lei per la chiusura: loro non la vogliono perché ci sono in mezzo per sfruttarci e non credono a un nostro riscatto, quello vero, quello di cui mio padre sempre parlava: loro ci vogliono mandare a messa tutti i giorni come ci andava l’”avvocato potente” e dicono che ci riscatteremo in paradiso. Signora, noi il paradiso lo vogliamo sulla terra, perché siamo giovani e il nostro paradiso è una casetta con un marito e dei bambini che non abbiano sempre fame e che non incontrino mai più uomini come ho incontrato io, questo è il nostro paradiso!Attenta al pietismo cattolico, tutto con l’olio santo credono di aggiustare e la prostituzione rimarrà ugualmente e la miseria, e la fame. Questo diceva quel galantuomo di mio padre, e la figlia disgraziata di questo galantuomo si permette di esortarla a dare battaglia su tutto il fronte alla malavita delle case, ma non perda di vista la battaglia per il socialismo, quella che ci riscatterà tutti e che darà a me che ho solo 29 anni e che sono vecchia di dolore la possibilità di essere libera di amare veramente un uomo onesto che mi possa guardare in volto come mi guardava mio padre: solo a lui dirò che lo amo, non l’ho mai detto a nessuno, ma per questo uomo e per questo domani io ho già pagato il mio prezzo di dolore; ci aiuti lei a raggiungerlo. Non sarà sola, signora, perché tante altre povere disgraziate anche se più ignoranti di me e perciò anche più infelici lo desiderano!Attenta Signora ai “padroni” e a tutti coloro che vivono di noi; non solo sono forti, non solo sono ben inoltrati nel mondo dei “potenti”, ma hanno menti direttive molto abili, e la loro corruzione non è solo di denaro. La loro propaganda è sottile, diabolica: dal loro mondo, nessuna di noi torna indietro perché come in una giungla migliaia e migliaia di fili sottilissimi e forti ci tengono prigioniere. Guai a chi tenta di fargliela! Io sono riuscita non dico a fargliela perché semmai ho distrutto solo me stessa ma a farmi vedere differente da quella che veramente sono. Godo della loro “amicizia”, della loro “stima” e mi considerano una di quelle che domani sarà “dei loro”. Signora, quel domani, il mio vero domani lo sogno ormai da anni, e ci sarò ne stia certa. Non dei loro, ma l’accusatrice spietata, a nome di tutte quelle che non hanno avuto la forza di odiarli tanto quanto li ho odiati io. E li conosco tutti, le conosco tutte, anche quelli dell’ombra. Solo allora sarà placato mio padre e io sarò stata “sacrificata” perché altri non lo fossero più; è solo a quel domani che io credo, è per quel domani che trovo la forza di vivere. Lei mi ha capito, lei che ha la stessa idea del mio babbo; non dico la “mia” perché una donna come me non può associare il suo operato con una idea così onesta ed elevata.. Però ho letti di Paesi in cui donne come me, piegate dalle circostanze non solo si sono riscattate ma sono di esempio e di utilità in campi onesti e produttivi. Perché non potrebbe essere questo anche in Italia?Io so che lei conosce perfettamente la nostra vita interna; io pur essendo in case di prima categoria le posso dire che anche qui la vita è durissima e spietata: visite rare e addomesticate a suon di quattrini, medici legati alle “padrone”, polizia legata alle “padrone”, “magnaccia” legati a personalità illustri, alla polizia, alle padrone. Oggetti da toeletta, vestiario, biancheria, persino il cibo extra, etc. deve essere acquistato internamente per far guadagnare ancora i padroni; non è vero che una donna può rifiutare qualche cosa al cliente.. cliente scontentato rinnovo perso .. e la voce corre e le case non vogliono donne “schizzinose” (così vengono chiamate le signorine che non si adattano a tutte le deviazioni paranoiche dei nostri clienti). Dicono che non abbiamo voglia di lavorare ed è per questo che facciamo questa vita. In cambio che ci offrono queste “degne e pie persone”? di far loro da serva.. ed essere a loro disposizione o dei loro figli, per poche lire al mese. Sarebbe più onesto, dicono loro, infatti si vede in quale conto e con quale rispetto è considerata “la serva” e quale gradino ha nella scala sociale.. Quando veniamo dal popolo a noi ci chiamano “sgualdrine”, le stesse cose le fanno le figlie dei ricchi e allora sono “alla moda”. .. Poca voglia di lavorare!!! Solo gli scalini che anch’io come tante altre ho dovuto salire e scendere centinaia di volte in un giorno: una giornata speciale contai 120 clienti, 2.400 scalini saliti e scesi, e poi, come se non bastasse (tralascio i particolari di scurrilità) alcuni clienti quando hanno finito, ci fanno la morale e ci esortano a cambiar vita.. dobbiamo salvare l’anima, ci dicono!!!Le poche ore che ho tutte per me (me le rubo al sonno) le passo a leggere dei buoni libri a cui cambio la copertina perché non voglio tradirmi, libri buoni di letteratura, libri sociali. Allora in quei momenti ho vicino a me mio padre, e sogno con lui che il mondo sarebbe più bello se gli uomini come il babbo (oh! non era un genio, solo un galantuomo) potessero finalmente agire e cancellare per sempre le cose orribili che vi sono; la miseria fisica e quella morale. E che tutti potessero guardarsi in volto in un mondo che sarà migliore con quello sguardo con cui mio padre guardava me, con cui guardava i suoi compagni.Mi scusi la lunga chiacchierata, volevo scriverle delle cose, ne ho dette delle altre, scusi le sgrammaticature ma mi vengono le parole dal cuore e non voglio mutarle.Non mi firmo perché come tutte di questo ambiente temo rappresaglie. La brutta azione della mancata firma lei me la perdonerà in nome di quel rispetto che mi ha spinto a scriverle. Se sono stata volgare mi perdoni ugualmente (è difficile non risentire della grossolanità di questo nostro ambiente). Anche se non sono degna mi permetterò di esortarla, egregia e combattiva signora, a battersi per la sua legge e farla trionfare e nello stesso tempo a battersi e a far trionfare l’ideale che fu del mio babbo: solo allora potrà esserci ancora per me non solo una speranza ma una certezza di vera vita.
p.s. Mi permetterò di scriverle ancora e si abbia lì ossequio più devoto
Da "Lettere dalle case chiuse" a cura di L. Merlin, C. Barberis, Edizioni Avanti!, Roma 1955, in "La legge del desiderio: il progetto Merlin e l'Italia degli anni Cinquanta" di Sandro Bellassai
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