Non c’è niente da insegnare, ma solo da scambiare. Trovo che i bambini, di tutte le parti del mondo, ci facciano mettere profondamente in discussione -
Abbiamo avuto al nostro Centro a Rio un volontario svizzero col quale abbiamo avuto modo di esternare un lungo scambio di idee. Con tutta la buona volontà non sono riuscito a condividere il suo pensiero. Anzi, mi ha preoccupato.
Dopo nemmeno una settimana che era qui mi ha spiegato come si fa per migliorare la situazione del centro. Mi ha spiegato che lo Zimbabwe è l’ultimo paese al mondo nella “classifica” dei paesi più felici al mondo, mentre la Svizzera è al secondo. Non si ricordava chi è al primo (l’ego ha le gambe corte), ma io ho controllato: è la Norvegia, fucina di Massoni padroni e con uno dei più alti tassi di suicidi sul pianeta. Come si spiega? È semplice: la classifica è basta su parametri che a mio avviso con la felicità profonda hanno ben poco a che fare, essendo relativi più che altro alla prosperità e ai servizi di cui beneficiano i cittadini. Gli ho spiegato che la felicità vera e profonda è ben difficile da indagare e può anche succedere che molte persone dichiarino di essere felici poiché manipolate in modo da non rendersi più conto della loro reale situazione, e lui mi ha detto che “l’importante è essere felici”. Sembra non avere avuto effetto la mia osservazione che, se è per quello, basta essere lobotomizzati. Gli ho anche detto che, se per ipotesi dovessi scegliere dove stare tra Milano e Napoli, sceglierei Napoli, anche se Milano sembra essere molto più efficiente. Ma vagli a spiegare a uno privo di emozioni che lì si trova sì la Camorra (che però è anche a Milano), ma anche la pizza migliore del mondo e uno dei popoli più accoglienti del pianeta, senza considerare il mare e il panorama.
Ma non basta. Mi ha anche spiegato che lui e i suoi amici faranno una scuola in Perù, immagino per elargire e trasmettere la grandissima cultura svizzera. Ma allora perché non è andato lì? Poi mi ha detto che il grande scrittore Tiziano Terzani sosteneva che, sebbene amasse i popoli del terzo mondo, per farsi curare preferiva un ospedale di New York. Dove però più che curarsi ci è morto – ho obiettato. Comunque gli ho detto che, pensa un po’, gli svizzeri hanno anche fatto due tipi come Jung e Hermann Hesse, che parlavano del Buddha, dei sogni e dei fiori di loto e un altro tizio come Hoffman che ha scoperto nientemeno che la molecola dell’LSD, per vedere i fiori e i sogni da svegli. Ma probabilmente lui ritiene più importante che nel suo paese sia custodita una significativa fetta del capitale mondiale e vi si trovino scuole che funzionano così alla perfezione da produrre individui perfettamente funzionali come schiavi del sistema.
Il fatto che qui in Brasile i bambini delle favelas siano senza genitori o con i genitori tossici, alcolizzati o in galera, spesso abusati sessualmente e sempre a rischio rapimento, narcotraffico e prostituzione sembra non averlo turbato più di tanto. Non ha battuto ciglio. Probabilmente ritiene che con i “programmen” svizzeri e lo sviluppo economico tutto andrà a posto. Non ha capito che alle sue certezze granitiche io non ho altro da prospettare che un mare di domande. Come per esempio: Come fare a rendere più confortevole la vita di interi popoli e comunità senza che perdano la solidarietà, l’amicizia e le tradizioni? Che è esattamente ciò che sta accadendo in Brasile, con uno sviluppo economico assurdo e fasullo che sta creando una classe media priva di cultura e che può acquistare più cianfrusaglie di prima. Con dei prezzi talmente assurdi su qualsiasi cosa da aver indotto tutti a chiamare la moneta brasiliana, il Real, “Surreal” o “Irreal”. O come è avvenuto nei decenni passati in altri paesi, inclusa l’Italia, dove hanno distrutto la micro-agricoltura, l’artigianato e, soprattutto, la magnifica Italia che conoscevamo, descritta dai film di De Sica, Pasolini, Rossellini e Fellini. A tal proposito c’è, tra gli altri, un magnifico film brasiliano di molti anni fa che descrive il processo di sfaldamento della pittoresca cultura brasiliana del ‘900: si intitola “Bye bye Brasil”.
In Brasile il credito al consumo, lurida trappola per riempire di rate poveri ignoranti che il governo sfrutta e truffa, è arrivato a livelli tali che, oltre alle borse di aiuto di ogni tipo, permette di arrivare a fare rate per 8 anni! 96 mensilità. Si stanno preparando i servi e gli schiavi del futuro che saranno inchiodati al muro da un fisso assurdo da pagare (per beni che forse non ci saranno nemmeno più anche perché spesso di infima qualità) per sostenere un’economia fasulla che non farà altro che riempire le casse di banche svizzere e di altri paesi mitteleuropei che sono quelli che hanno davvero il controllo planetario della situazione.
Non si riesce proprio a immaginare forme di sviluppo diverse? Eppure il pianeta ha visto il fiorire, nei millenni, di culture completamente diverse da quella odierna occidentale, come per esempio quelle megalitiche di 5.000 anni fa oppure quelle dell’antica India, tanto per fare due esempi colossali.
Certo che le Università europee hanno lavorato bene. Utilizzando bravi ragazzi indottrinati fin da piccoli per diventare utili e funzionali alle caste di padroni e al sistema macina-persone. Purtroppo mi è venuto persino da pensare che a volte si tratti di freddi calcolatori che fanno volontariato non perché hanno un cuore (di ghiaccio peraltro), ma perché è una cosa che “va fatta”, come tutto il resto, per essere cittadini perfetti di un paese perfetto.
Il mondo credo abbia bisogno di persone umili, imperfette, emozionali, con un cuore caldo che funzioni e un cervello non programmato. E soprattutto senza pericolose certezze su ciò che va fatto e ciò che non va fatto.
Continuo a ritenere importante avvicinarsi a chiunque con l’umiltà di chi è consapevole del fatto che non sappiamo nemmeno dove ci troviamo né dove siano veramente la felicità e il giusto vivere. Persone che sappiano per istinto che le direzioni in cui guardare siano quelle dell’amore, dello scambio e della profondità.