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Attesa (voluta) dell'antipartitismo: realmente imprevedibile ed inaspettata?

Creato il 08 maggio 2012 da Alessandro @AleTrasforini

Cosa accade se in uno Stato "calderone" vengono mescolati ingredienti di ogni tipo?  Cosa può accadere quando una crisi senza precedenti continua, senza sosta, a perdurare?  Cosa può succedere se quella stessa crisi ha sintomi profondi che non vengono sedati da chi "dovrebbe avere" mezzi e capacità per poterlo fare? Una domanda come questa, se non risolta adeguatamente, rischia di causare inevitabilmente perdite assolute di credibilità in quelli che "dovrebbero sapere" cosa fare per tenere la barra dritta in momenti di terrore.  Può accadere pertanto che valori essenziali quali coerenza, credibilità, dignità e competenza vengano agli occhi degli elettori pericolosamente incrinate (o spezzate, nds). Sembrano essere proprio queste, fino a prova contraria, le travi portanti su cui è da sempre necessario costruire il rapporto amministratore-amministrato. Quando queste forze vengono meno, tutto precipita nel caos (rispetto al punto di vista della situazione pre-esistente): quello che l'elettore vede come "caos", purtroppo (troppo) spesso, il dirigente dei Palazzi imbiancati chiama "imprevedibilità". Su questo fronte, pertanto, nulla di più prevedibile è accaduto: votando, fino a prova contraria, l'elettore esprime infatti suoi diritti e doveri. Stante la necessità di mantenere questo equilibrio, per fortuna o purtroppo, il minimo che possa accadere è un tracollo degli schemi pre-esistenti.  Il voto finisce con l'esprimere, a prescindere da tutto, un magma politico dal quale è impossibile sintetizzare un efficace punto di vista simile ai precedentemente cumulati. Succede così che il successo del M5S venga bollato come clamorosoimmeritato non preventivabile: nonostante queste opinioni, le cosiddette "condizioni al contorno" per un ulteriore affermarsi c'erano tutte.  Da questo punto, d'improvviso, la figura del Grillo politico si trasforma in un esclusivo problema per l'intero Paese: non c'è forse nulla di più contraddittorio di questo punto di vista.  La figura di Beppe Grillo e l'affermarsi del M5S nient'altro sono che complesse "conseguenze" dell'instabilità e delle oscene condizioni stabilite e fino ad oggi perpetrate dalle massime classi dirigenti; in uno Stato più serio, forse, si sarebbero potuti con più facilità aprirei nuovi fronti di incertezza in settori "interni" al sistema partitico. Il successo del M5S si è articolato in più voci, moltissime delle quali direttamente proporzionali alla voce (ed all'influenza) esercitata dall'ex-comico Beppe Grillo. Cosa sarebbe stato senza di lui questo movimento?  Quante altre liste civiche si succedono da sempre, in ogni singolo Ente Locale? Non c'è da stupirsi e sorprendersi di un M5S che sfida al secondo turno il CentroSinistra in una città come Parma, colpita (a morte?) da un'Amministrazione di CentroDestra che ha lasciato più di "qualche" debito da saldare.  Non c'è da meravigliarsi del crollo di un "Partito del Padrone", quando quest'ultimo finisce con l'essere dimenticato, ridicolizzato e colpevolizzato da una serie di dichiarazioni miste fra burlesque e rischio di default.  Non c'è da inneggiare senza distinguo ad un trionfo di una misteriosa chimera chiamata antipolitica, quando le cifre esprimono più di qualunque altra cosa un'evidente ribaltamento dei concetti: la rivolta nelle urne non è stata anti-politica, ma più "semplicemente" anti-partitica.  Questo "temporale" è stato, nei fatti, preceduto da infiniti lampi a cielo neppure troppo sereno: la sfiducia nel futuro è talmente percepibile da potersi tagliare nell'aria, suicidi a suicidi si vanno cumulando senza sosta, in un Paese dove le "vedove bianche" rischiano di aumentare esponenzialmente. Il rispetto per le future generazioni è stato per troppo tempo messo al palo, in un Paese dove la sopravvivenza di un Governo veniva percepita come realizzata per favorire la sopravvivenza della poltrona o del (finto) rimborso. Le coordinate entro le quali muoversi sono in perenne mutamento, in un quadro che vede classi dirigenti palesemente inabituate a decifrare il cambiamento: nell'epoca di internet non basta più dire che qualcosa va fatto "perchè si deve fare".  In uno Stato nel quale chiunque abbia superato le barriere imposte dal digital divide (magari anche voluto, nds) può informarsi e colmare individuali lacune e consapevolezze, una protesta come quella in corso non dovrebbe affatto stupire. Protesta che rischia, ovviamente, di trasformarsi a completo vantaggio di chi cerca di affermarsi scavando solchi in rocce dal millenario immobilismo: il M5S è riuscito, in molti livelli locali, a "fare le veci" di una comunicazione pressochè inesistente con larga parte della classe politica.  Nonostante questo, però, dovrebbe schiarire più di qualche dubbio per proporsi come reale alternativa nazionale: fino a che punto il tanto amato "uno vale uno" può affermarsi? Fino a quando sarà sufficiente un blog per imprimere direttive politico-programmatiche a livello nazionale? Sapranno resistere M5S (e marchio con diritti, nds) al post-comunicazione esercitata da Grillo? Fino a quando il detto "uno vale uno" saprà allontanare la potenziale realtà de "L'Uno che può scacciare tutti"? Quello che è in corso d'opera può, a tutti gli effetti, essere tutto tranne che inaspettato.  Il tracollo era nell'aria, mancava solo la cosiddetta "autocertificazione dell'urna".  Ad ora, per fortuna o purtroppo, chi avrà l'onere di governare ha la "prova provata" del disagio e dello scetticismo maggioritario che vorrebbe mantenere commissariata (o vedere sostituita, nds) buona parte della classe politica italiana.  L'astensionismo in crescita sembra attingere percentuali sempre più alte, ad ulteriore prova di quanto scritto da moltissimi: dati riferiti del Ministero dell'Interno confermano che, sui 768 Comuni interessati al voto, la partecipazione è calata di quasi 6 punti percentuali (da 73,74% a 66,88%, nds). La "diarrea" politica a cui il politico Grillo fa riferimento deve essere perpetuata con opportune distinzioni: chi è giovane od inserito nel "declinante sistema" per cercare di migliorarlo non può essere inquadrato alla pari di quanti hanno contribuito allo sfascio totale di questa povera Italia.  Chi sta cercando di riscrivere un Paese mettendo in opera frammenti di cambiamento non è (ancora?) uguale a quanti hanno colpito (a morte?) l'Italia di domani: su questo fronte, rischia di sfociare nel ridicolo l'intero principio su cui è stato costruito e fatto crescere il M5S. Cosa ci attende dopo questo scorcio di fine Seconda Repubblica? E' prematuro per poterlo scrivere, anche se gli indizi non mancano e vengono ottimamente riassunti dal perfetto articolo di Massimo Gramellini: "[...] La storia ci dirà se si tratta di un gigantesco abbaglio o se dalla rivolta antipartitica nasceranno nuove forme di delega, nuovi sistemi per aggregare il consenso. Ma intanto c’è questo urlo di dolore che attraversa l’Italia, alimentato dalle scelte suicide e arroganti compiute da un’intera classe dirigente. [...] I cittadini stremati dalla crisi hanno chiesto per mesi alla partitocrazia di autoriformarsi.[...]Naturalmente i partiti possono infischiarsene e bollare la pratica Grillo come rivolta del popolo bue contro l’euro e le tasse. È una interpretazione di comodo che consentirà loro di rimanere immobili fino all’estinzione.[...]" (Fonte: "Un no ai partiti non alla politica", M.Gramellini, La Stampa) Si tratta di un'estinzione che rischia di somigliare ad un mortifero bowling con Partiti trasformati in birilli: tiro dopo tirouno ad uno, forse neppure troppo lentamente. 
ATTESA (VOLUTA) DELL'ANTIPARTITISMO: REALMENTE IMPREVEDIBILE ED INASPETTATA?


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