Attila Jozsef : passione dolente d’immagini umane

Da Lielarousse

Roma 5 dicembre 2013

Attesa

Ti aspetto sempre. L’erba è rugiadosa.

Anche gli alberi grandi

dalle fiere chiome aspettano. Io sono

rigido ma a volte vacillante. E’ buia

la notte per chi è solo.

Se tu venissi, si farebbe liscio

il prato: e il silenzio, gran silenzio.

Ma sentiremmo una musica notturna

misteriosa; sulle nostre labbra

i cuori canterebbero e lentamente

ci uniremmo, offerti al rosso ardore

di un altare profumato,

nell’infinito.

Poeta ungherese Attila Jozsef  nacque a Budapest nel 1905 da una famiglia molto povera.

Condusse una vita dura segnata dall’indigenza.

Di indole ribelle, deluso politicamente, disperato per un amore non corrisposto, gravemente malato, si diede la morte nel 1937 gettandosi sotto un treno.

La lirica di Jozsef a tratti simbolica a tratti profondamente mistica, vuole essere testimonianza di un’amara realtà sociale.

Per questo il poeta si interroga sulle condizioni di vita degli sfruttati e anela alla libertà e alla giustizia.

L’impegno sociale della poesia di Jozsef non è annunciato in modo enfatico e declamatorio, ma espresso con una realistica sequenza di dolenti immagini umane.

Il mendicante di bellezza, Non io grido, Fa molto male, sono le tre opere poetiche di maggior interesse di questo appassionato poeta che scrisse sempre, ogni giorno della sua breve vita.

” Compio trentadue anni:

questa poesia è una sorpresa

un gingillo,

un regalo che offro

nell’angolo di un caffè

a me stesso.”

 

A domani

Lié Larousse



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