di Giandiego Marigo
Oggi ho bevuto un aperitivo con Amedeo Anelli,caro e fraterno amico, editore e direttore della rivista Kamen (rivista di poesia, letteratura e filosofia) , poeta lui stesso, critico d’arte e raffinato intellettuale. Abbiamo lungamente chiacchierato del progetto di “Sinistra Unita” , che lo vede , entusiasta ed attento. Abbiamo parlato dell’enorme, enorme, concreta, incomprensibile, ma assoluta difficoltà, nell’implementarlo pure a fronte di una comunità di intenti, finalità ed addirrittura di metodi.palese ed evidente (dolorosamente e grottescamente)
Di quella “melassa” dell’assurda fanghiglia che pare opporsi altuo passo, quando si parli di queste cose.
Le ragioni di questa difficoltà sono molteplici e passano, senza alcun dubbio, dall’antico, immarcescibile retaggio ideologico, alle incrostazioni, di un inutile, omicida e grotttesco giochino al distinguo, all’anilisi minuta del nulla e del tutto.
“Sulle cose” mi ripeteva lui “Sulle cose”, passo passo con enorme pazienza , ma soprattutto lasciando da parte i distinguo, le raffinate ideologie, i riferimenti dotti … che detto da lui che dotto lo è senza alcun dubbio mi appare come la scoperta dell’evidenza.
Ed ancora quindi mi tocca parlare di me, non per un senso di superbia o per un innato egotismo, ma per cercare di farmi capire.
Il mio percorso è lungo, almeno quaranta’anni … e non sono bruscolini. Tutti dedicati all’altrnativa, nella convinzione che esistesse “altro” che non questo sistema, sopno passato dovunque, ho frequentato tutti, nella ricerca spasmodica di quest’onda, del “senso del cambiamento”, ma non indulgiamo, proprio perché, in fondo, questa è la storia di molti.
Questa è l’ultima possibilità che do alla politica, intesa nel senso alto ed altruista, che per me ha sempre avuto … non posso permettermene di ulteriori, non credo nell’insistenza maniacale e sono convinto che quarant’anni siano più che sufficienti, per ritrovarsi con in mano un pugno di mosche.
“Sulle cose”, allora, come dicono Anelli ed il mio amico Maurizio, come propone l’appello di “Sinistra Unita per Tsipras Presidente”.
Ma mi sovviene, perdonatemi, l’urgenza di precisare, che non ho, personalmente, alcun interesse nell’ennesimo accrocchio elettorale così come non mi sento affatto vocato per essere “servo sciocco”, Portatore d’acqua e pretesto giustificatorio, per qualche segreteria, comitato d’interessi, qualche lobby travestita da gruppetto spontaneo e casuale. (Arte raffinata in cui eccelle già M5S … perché ripetersi).
Qui si tratta e su questo , poi è scivolata la discussione, fra me ed Amedeo, di avere una visione che “unifichi” davvero, che consegni alla storia il ritorno dell’anti-capitalasmo, dell’egualitarismo, della redistribuzione della ricchezza, del senso dello stato come comunità ed “organizzazione sociale”, della partecipazione e del controllo democratico, della circolarità e dell’orrizzontalità … e qui tutto si fa difficile e spuntano molti, troppi sapienti armati ora di questo ed ora di quel libro, tronfi dei propri riferiomenti, delle proprie analisi, selle p roprie “opinioni”spacciate per verità assolute. Eppure non vi è alcuna speranza se non esiste questa visione strategica … di tendenza.
Se non riusciremo ad elobarare un “linguaggio unificante” che riesca a supoerare le pastoie di Ego troppo sviluppati e di “barriere ideologiche” solo “apparentemente” messe da parte, ma sempre pronte a ritornare in campo … Bhè sarà proprio difficile fare alcunche ed allora nemmeno il progetto a breve termine della “Lista per Tsipras Presidente” avrà alcun senso, per il semplice fatto che non infiammerà gli animi, non smuoverà le fantasie, non coinvolgerà i molti, troppi disillusi che ormai hanno logorato i loro gomiti nello stare alla finestra e le loro dita nel battere sulle tastiere.
In questo senso La Traversata del Deserto che stiamo compiendo, questo faticoso , immane traghettamento verso il nuovo, verso un modo altro di intendere, ma soprattutto verso un nuovo “essere” è, a suo modo, per quanto improba e faticosa … assolutamente necessaria.
Solo infatti “condividendo” davvero pane, sale ed acqua reimpareremo dal fatto stesso di compierne il gesto il senso profondo del suo significato.
Reimparando il senso della “Cultura Altra” ch’esso sottende ed implementa ed in qualche modo ci riscatteremo dalle pastoie e dalle fascinazioni ipnotiche della “cultura sistemica”, che tanta parte ha ricoperto nel fallimento storico di querlla che chiamammo sinistra.
Camminare insieme è il modo migliore per imparare a farlo.
Ha ragione Amedeo, hanno ragione coloro che chiedono a quella che chiamammo sinistra di compiere un gesto, un cenno di discontinuità dal percorso che ci ha portati in un vicolo cieco. Un bagno di umiltà, uno scioglimento nel movimento.
Hanno ragione quei compagni che chiedono ai gruppi di controllo ed ai circoli dirigenti di smettere l’autoreferenza e di fare un passo indietro. Questo e non altro deve essere lo sviluppo di questa unità tattica.
Porsi un obbiettivo minore, utilitaristico significa soltanto scegliere di “fallire” nuovamente.
La Traversata del Deserto, in fondo, per quanto faticosa è vivificante.
Costruirne i contenuti non sarà facile, pur avendo un’amplissima base di Sentire Comune (che sembra però, non essere mai sufficiente) ma se la coscienza della sua assoluta necessità si farà salda e divverrà fondamento … Bhè avremo qualche speranza.. Il tutto dovrà essere. però, accompagnato della decisione irrimandabile di riverificare, innanzi tutto, il nostro essere, prima di proporre un Sentire Condiviso.
Sentire che, per altro, si costruirà proprio a partire dalla scelta della condivisione, della circolarità, dell’orizzontalità e della dismissione dell’Ego … ma proprio questa Volontà e Necessità del camminare insieme potrà e devrà esserne il piunto centrale.
La base di partenza, la premessa … l’unico modo per salvarci la vita e poratre avanti il nostro cammino da oasi in oasi.