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A come affascinante, ammaliante…A come Audrey. Fino al 4 dicembre dell’anno appena passato, l’Ara Pacis, nel cuore della Capitale, ha ospitato una mostra dedicata a Lei, l’attrice che ha reso noto lo stile impero, indossando gli abiti di Fernanda Gattinoni nel film di King Vidor Guerra e Pace. Prima che attrice, però, soprattutto donna e madre. L’evento, realizzato grazie a pezzi unici prestati dal figlio Luca, è stato dislocato in un ambiente quadrangolare e suddiviso per decenni: si parte dagli anni ’50, quando esplode il fenomeno della ragazza acqua e sapone, in contrapposizione con la procace bellezza di Marilyn Monroe.
Audrey, classe 1929, era poco più che ventenne, e faceva sognare il grande pubblico interpretando il ruolo della Principessa Anna in Vacanze Romane, del 1953. L’illustre pellicola è stata degnamente ricordata dalla presenza in sala della Vespa, che divenne simbolo non solo del film, ma di tutto il decennio italiano e del boom economico. Gli anni ’60 sono stati quelli in cui esplose il fenomeno Colazione da Tiffany, (1961), che ha dettato regole in fatto di Moda ancora oggi rispettate: il tubino nero, l’ampio copricapo, e gli occhiali da sole over size sono ever green immancabili in qualsiasi guardaroba. I due decenni seguenti le apparizioni di Audrey sul grande schermo sono diventate sempre più sporadiche, per lasciare spazio alla vita privata: nonostante i tanti successi e premi ricevuti, amava ripetere: “Se fossi occupata a lavorare come attrice, mi sentirei come se stessi derubando la mia famiglia, mio marito ed i miei figli, derubandoli dell’attenzione che dovrebbero ricevere”. L’ultimo periodo della sua vita, gli anni ’90, è stato il tempo del volontariato e dell’UNICEF, di cui era diventata ambasciatrice, come spiega lei stessa in un video. La mostra ha regalato le immagini di questa vita quotidiana, come quelle del primo matrimonio con l’attore Mel Ferrer, nel 1954, in tailleur rosa, quelle del secondo, con il medico psichiatra italiano Andrea Dotti, nel 1969, o quelle dei suoi due figli, Sean e Luca, appunto. Immagini di una donna normale, alta 1 metro e 68 centimetri, come scritto sul suo passaporto, e molto esile, come si è visto dagli abiti esposti in pilastri di vetro al centro della sala. Donna comune e diva contemporaneamente: donna comune perché fiera di portare le sue rughe, costretta a lottare contro un cancro dal 1992 al 1993, anno della sua morte, e diva perché la sua icona vivrà per sempre, oltre i decenni ed i simboli che l’hanno caratterizzata. Semplicemente Audrey Hepburn!
di Laura Conti
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