Aurore d’Autunno appare per la prima volta nel 1950. E’ un Wallace Stevens insolito che continua a trattare i temi dominanti della sua poesia: il primato della fantasia sull’esperienza umana e la complessità del nostro rapporto fenomenologico con il mondo fisico.
L’aurora boreale illumina una nuova scena. Attraverso la magia della parola è straordinario e immenso rivivere un’esistenza che all’inizio è perfettamente descritta nel tempo e nei luoghi (“Qui vive il serpente, l’incorporeo. D’aria è la testa. Sotto la punta a notte Occhi s’aprono e ci fissano in ogni cielo…”).
Stevens cerca un nuovo ed essenziale rapporto con la terra. Una terra che ci accoglie, ci affascina e ci inquieta… “un’innocenza della terra, non un segno falso né un simbolo maligno. Ne siamo parte, come bimbi stiamo in questa santità…”
Wallace Stevens, Aurore d’Autunno, edizione con testo a fronte a cura di Nadia Fusini, Adelphi 2014.