Photo credit: Brady Holt.
Ancora una volta la cronaca nera fatta di asfalto e gomme rimbalza nell’etere: a piangere c’è sempre una famiglia, spesso degli appassionati di corse, ma questo weekend la sorte ha voluto colpire duro e si è portata con se l’amato “Brian O’Conner” della saga di Fast and Furious, che da 12 anni infiamma gli animi di chi ha il cuore a pistoni.
Se il suo interprete e asso del volante nella magia del grande schermo, Paul Walker, può andarsene così facilmente in strada, è umano porsi qualche domanda e cercare di riflettere su quanto siamo al sicuro ogni volta che chiudiamo la portiera.
Le auto odierne sono piene di AirBag e, come è stato già discusso, tra un po’ guideranno da sole, ma noi quanto rischiamo?
Una vettura può essere anche indistruttibile, ma non basta a proteggerci: siamo noi ad essere fatti di fragili ossa e morbida pelle. Per rendere un auto sicura questa deve essere in grado di sacrificarsi al posto nostro, di accartocciarsi e piegarsi assorbendo gli urti e trasferendo ai passeggeri una “dolce decelerazione”. Un urto può generare forze fino a 15 volte quella di gravità e il difficile è ridurre il più possibile il valore trasmesso agli occupanti.
Attualmente la velocità dei crash test arriva fino a 64 km/h, oltre è quasi impossibile assicurare che si possa scendere dall’auto e tornare a casa. Ma anche questo dato ha un limite nascosto molto forte: è riferito agli urti frontali, quindi con tutta la struttura del muso che reagisce e assicura sia una riduzione della decelerazione per gli occupanti, sia il mantenimento del sufficiente spazio vitale in abitacolo. Questo nella realtà è un caso raro e “fortunato”. Gli incidenti comuni diventano urti laterali oppure con una porzione minima del muso contro l’ostacolo e queste sono situazioni ben più severe per l’auto visto che deve contrastare anche un’errata manovra di evasione dal pericolo.
La realtà si tramuta quindi in un terno a lotto e in numeri che lasciano il tempo che trovano davanti ad una fatalità che la fa da padrone. Ma c’è un sistema di sicurezza che, invece di migliorare nel tempo, è peggiorato generazione dopo generazione: il guidatore.
Di sicuro il conducente è la “tecnologia anti-incidente” più avanzata e meno allenata che ci sia su una vettura. Per quanto riguarda il nostro bel paese possiamo soltanto constatare, dunque, quanto sia inadeguata e superficiale la preparazione minima necessaria a conseguire una patente di guida.
Potenzialmente siamo tutti delle bombe ad orologeria perché l’ABS, il controllo di stabilità e tutti gli accessori che non c’erano sulle auto di 30 anni fa ci hanno disabituato ad una guida consapevole e priva di “incoscienze” che, invece, facciamo con leggerezza. L’unico rimedio è conseguire attestati avanzati come quelli di “guida sicura” e “guida sportiva”. Per limitare il pericolo dobbiamo prendere le redini del nostro mezzo e conoscerlo a fondo, nella speranza che, un giorno, questi corsi diventino obbligatori per chiunque voglia mettersi al volante.