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Autofagia: il meccanismo cellulare della longevità, di Ulisse Franciosi

Creato il 13 dicembre 2012 da Estropico


Ulisse Franciosi e' l'autore del gia' segnalato Digiuno, autofagia e longevita', e' laureato in Scienze Biologiche, ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Biologia e Patologia dell’Invecchiamento presso l’università di Genova. Attualmente si occupa di insegnamento e divulgazione di fisiologia e biologia cellulare. In questo articolo illustra come l'autofagia sia il meccanismo attivato da restrizione calorica e digiuno per la salvaguardia cellulare pro-longevita'.
La riduzione delle calorie nella dieta degli animali è conosciuta da  tempo per i suoi benefici sul mantenimento della salute e  sull’allungamento della durata della vita. Da decenni infatti gli studiosi dell’invecchiamento biologico ( i biogerontologi ) osservano su modelli animali ( vermi, moscerini , roditori e primati ) come la restrizione calorica protratta nel tempo attenui e ritardi i segni fisiologici dell’invecchiamento, rallentando o eliminando la comparsa della maggior parte delle patologie (diabete, infarto, tumori,ecc. ..) legate all’avanzare dell’età. Inoltre, studi recenti su volontari umani sembrano ulteriormente confermare, in via preliminare, i risultati promettenti ottenuti sugli animali . Tuttavia, fino ad ora i ricercatori non erano riusciti a spiegare il meccanismo biologico e fisiologico alla base dei risultati positivi ottenuti con la diminuzione dell’introito calorico nella dieta.
Attualmente il gruppo degli scienziati del centro studi sull’invecchiamento dell’università di Pisa, diretti dal professor Ettore Bergamini, è riuscito a svelare il mistero, dopo anni di ricerche: gli studi e le sperimentazioni sui roditori hanno evidenziato la comparsa di un fenomeno biologico insito nelle nostre cellule, l’autofagia cellulare, in grado di “ripulire”, rinnovare e mantenere giovani le cellule stesse, preservandole dai danni operati dall’onnipresente “nemico “, lo stress ossidativo (responsabile della loro senescenza e degenerazione, nonché di quella del nostro intero organismo). Una forma particolare di autofagia, la macroautofagia cellulare, si è dimostrata in grado di permettere il riciclo e il rinnovo delle proteine ossidate, delle membrane cellulari e dei mitocondri, le “centrali energetiche” che riforniscono di “carburante “ le nostre cellule e la cui usura è direttamente responsabile dell’invecchiamento dei nostri tessuti. La macroautofagia è attivata dal digiuno ( una forma di restrizione calorica ) e potenziata da alcuni farmaci antilipolitici. Questi ultimi, impedendo la circolazione dei grassi nel sangue durante il digiuno creano nella cellula un’ ”emergenza energetica” e la inducono a operare la macroautofagia al fine di procurarsi una fonte di sostentamento energetico dalla demolizione dei propri costituenti. Attraverso la formazione di vescicole membranose specifiche, gli autofagosomi (contenenti buona parte di citoplasma ricco di proteine ed altre molecole ossidate ) e la loro fusione con i lisosomi, si ottiene la degradazione enzimatica e il riciclo a scopo energetico di proteine (proteolisi) o di strutture e organelli cellulari danneggiati dai
“radicali liberi “, impedendo quindi che tali elementi si accumulino nelle nostre cellule e ne accelerino l’invecchiamento.
E’stato così studiato un meccanismo di salvaguardia cellulare pro-longevità legato alla diminuzione delle calorie della dieta, utilizzabile a scopo preventivo a condizione di rivalutare alcune pratiche igienico-salutistiche provenienti dal passato delle nostre civiltà. Nonostante i progressi della medicina, un gran numero di individui raggiunge sì oggi età ragguardevoli rispetto al passato, ma spesso in condizioni di salute non soddisfacenti che, il più delle volte, non permettono all’anziano una vita decorosamente autosufficiente. La stimolazione dell’autofagia cellulare potrebbe essere invece la chiave in grado di permettere agli esseri umani di invecchiare lentamente e bene, evitando le infermità più gravi.
Ulisse Franciosi


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