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Il grande nulla, dopo cinema, tv e dischi, è giunto alle librerie. In libreria non si vendono più libri, a meno di essere votati all’estinzione come il dodo. In libreria si vendono oggetti di moda fatti di carta, una sorta di souvenir adatti soprattutto ai piccoli regali, oggetti non destinati alla lettura (almeno non oltre il primo capitolo) ma all’arredamento di tavolini e librerie, dai titoli che evocano sfumature di grigio, cucina cool per l’happy hour, dolcetti di cioccolato, architettura nel mondo, biografie VIP, 50 anni di Rolling Stones, le frivolezze del rock. La letteratura non esiste più e dunque non serve distribuirla. I libri in generale non vengono più scritti da un autore, ma da una redazione, un pool di ghost writers dopo un braistorming con il commercialista, e si lanciano sul mercato come oggetti di moda tramite il giusto salotto televisivo, per essere divorati il giorno successivo e infine digeriti, seppelliti e dimenticati.
Se la libreria è ormai per lo shopping, chi legge deve rivolgersi piuttosto all’acquisto per posta (su Amazon) o in elettronico (su kindle e apple store). In teoria nel formato e-book trovi tutto e sempre, anche di notte insonne nel tuo letto. In pratica invece almeno dalle nostre parti le case editrici non sono ancora convinte del mezzo virtuale, che bypassa la distribuzione controllata. Anche perché a guardarci bene per un libro venduto in digitale, la casa editrice a cosa serve? Senza doversi far carico della stampa su carta e della distribuzione, rappresenterebbe poco più di un pappone che in cambio di un piccolo anticipo all’autore affamato si tiene tutto il resto, compresi i diritti.
Scrivere un libro oggi è impresa dalle scarse prospettive, se non si conosce la persona giusta nell’ufficio giusto della casa editrice giusta. Senza la “conoscenza” non c’è più neanche la speranza di farsi leggere il manoscritto, figurarsi di vederselo stampare. Ma anche a libro stampato manca ancora tutto il percorso della distribuzione fino ai banchi della libreria e magari le vetrine: il distributore difficilmente si fa carico di acquistare una quintalata di pagine di uno sconosciuto da portare alle migliaia di librerie dello stivale. Preferisce lavorare sui titoli sicuri, quelli che vengono presentati da Fazio, e per il resto limitarsi agli ordini. Ma chi potrebbe ordinare un libro di cui non conosce nemmeno l’esistenza e perciò condannato all’oblio sin dalla nascita?
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