Burnt Offerings è stato il primo album degli Iced Earth che io abbia mai ascoltato, la bellezza di vent’anni fa. Come passa il tempo. Non li conoscevo affatto, neanche di nome. Sapete, vent’anni or sono non funzionava mica come adesso che uno apre Google, cerca Iced Earth così può ascoltare tutta la discografia e gli esce pure il numero di scarpe di Jon Schaffer: prima dovevi comprare le riviste (chi se le ricorda?), leggere la recensione, o l’intervista al limite, farti un‘idea ed eventualmente acquistare il cd, sempre se ti diceva culo e abitavi in una città che avesse almeno un negozio di dischi che trattasse anche il metal oltre agli Iron Maiden ed i Metallica.
Dove abitavo io c’era un negozietto specializzato in roba hard rock/metal che nel ’95 aveva aperto da circa un annetto. Lo gestivano due fratelli, uno che appunto di occupava del lato rock e l’altro che faceva il deejay e che smerciava musica house o quello che era. In pratica una dicotomia pazzesca, ci andavi ad una cert’ora e sentivi l’ultimo degli Slayer, andavi a prendere un caffè, tornavi e c’era Gabry Ponte o qualche altra scemenza con la sua stronzata vomitata a palla dalle casse del negozio. Senza contare la gente che ci bazzicava dentro, compresi i proprietari stessi che per l’amore di Cristo erano allucinanti: quello della musica house che sì e no spiccicava due parole in croce, che magari non sarebbe manco necessariamente un difetto se non fosse che non capiva manco nulla e quindi quando l’altro fratello non c’era e gli lasciava i dischi che avevi ordinato messi da parte (sempre nello spesso posto peraltro) lui nove volte su dieci non li trovava e ti toccava ripassare; l’altro che era un filo più professionale e ti stava dietro epperò non ti levava cinquecento cazzo di lire manco per sbaglio (oltretutto dopo avergli pagato l’università ai figli con tutta la roba che c’avevi preso) e come se non bastasse provava pure ad affibbiarti le peggio ciofeche a prezzi improponibili, tipo edizioni giapponesi di cd già usciti secondo lui ultracult che magari avevano di differente giusto la copertina ed un pezzo in più alla modica cifra di tipo cinquantamila lire. Insomma.
Iced Earth d’annata. O dannati.
Però il vantaggio era che ogni tanto capitavano delle uscite che anticipavano le recensioni sulle riviste. Magari non era manco merito del negoziante, anzi, comunque succedeva. E quindi, girovagando per il catalogo a negozio, m’imbattei in questa copertina del Doré a tinte rosse ritraente Lucifero dalla Divina Commedia, con su stampigliato questo nome sconosciuto, Iced Earth. Incuriosito, giro il cd per leggere i titoli dei pezzi ed alla fine mi salta all’occhio questa suite intitolata Dante’s Inferno divisa in tre parti. Oddio, ho pensato fossero un gruppo progmetal e l’ho preso. Tanto, mi sono detto, se fanno schifo alla peggio lo rivendo.
E invece infilato il cd nel lettore, cari amici, la sorpresa: di prog non c’era nulla (che poi anche l’idea che potesse essere un disco prog per una suite finale era un filo ingenua. Voglio dire, Maiden, Helloween, Queensryche – che per me sono prog quanto i Napalm Death, se me lo chiedete: tutti questi hanno prodotto pezzi di una certa lunghezza, e non sono certo progressive), e invece c’era molto thrash metal. Perché poi di quello di stratta: Burnt Offerings credo sia l’unico disco degli Iced Earth che può essere tranquillamente definito thrash. Di power metal qui non c’è nulla, niente ritornelli corali, niente armonie facili all’orecchio, niente produzione pompata, e invece tanta pesantezza sulfurea con la voce di Jon Schaffer al vetriolo che supporta quella pulita dell’allora appena arrivato Matt Barlow, rendendo il tutto ancora più aggressivo.
Aggressività repubblicana.
Last December, Burning Oasis, Diary sono delle gemme, ma diciamo che tutto Burnt Offerings è bellissimo, con Dante’s Inferno che svetta inesorabilmente come il capolavoro ineguagliato mai composto da Jon Schaffer, una di quelle canzoni che non mi stancherò mai di riascoltare e che realmente si pone come pietra di paragone con tutto quello che hanno fatto dopo; perché poi la carriera degli Iced Earth col successivo The Dark Saga ha preso il volo, ma il meglio l’hanno dato proprio con questo disco di vent’anni fa. Secondo me, almeno.
A quanti di voi dovessero leggere queste righe senza aver mai ascoltato Burnt Offerings e magari soltanto gli ultimi lavori degli Iced Earth consiglio fortemente di recuperare sto disco ed ascoltarlo tutto d’un fiato dall’inizio alla fine, con un’avvertenza: non pensate di trovarci dentro coralità e linee melodiche facili, non ne troverete affatto.
In un certo senso gli Iced Earth post-Burnt Offerings sono proprio un altro gruppo. Per carità, io adoro The Dark Saga e Something Wicked. Anche Horror Show non è male. Accidenti, mi piacciono pure gli album con Ripper Owens alla voce, Framing Armageddon per me è un discone sottovalutatissimo, ma Burnt Offerings è realmente su un altro livello. Credo sia uno di quei dischi che ti riescono una volta nella vita quando sei in pieno stato di grazia, tipo Images And Words dei Dream Theater, Rust In Peace dei Megadeth oppure tutta la discografia degli Iron Maiden fino a Seventh Son incluso. Per dire.
Cioè, se vi piacciono gli Iced Earth e non avete mai ascoltato Burnt Offerings dovete farlo. Dovete proprio, è un imperativo. Che poi adesso si trova pure tutto su youtube, che vi costa? Nulla. Anzi neanche la fatica di cercarlo, basta che cliccate qui sotto. Poi non dite che non vi aiuto. (Cesare Carrozzi)