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B.-Santoro, 2013 chiama Prima repubblica

Creato il 11 gennaio 2013 da Angelonizza @NizzaAngelo
amicinemici (foto Getty)

amicinemici (foto Getty)

Chi fosse il toro e chi il torero alla fine non si è mica capito. La maschera se la sono scambiata a vicenda, mille volte. Hanno dialogato, argomentato, sfottuto. Si sono rincorsi e azzuffati e maledetti. Tutto entro certe regole, che sono quelle della dialettica, con un Berslusconi che a tratti è perfino piaciuto perché dopo tanto si è misurato con qualcuno meno mediocre del solito. In coda, la stretta di mano a favor di telecamera. Il succo della contesa consiste in un amarcord. Nei confronti di un tempo in cui i rapporti di forza erano ancora gestibili. Vigeva un certo reciproco riconiscimento fra servo e padrone, fra destra e sinistra, fra politica e giornalismo, capitale e lavoro. In Italia si chiama Prima repubblica. Ieri sera abbiamo avuto la conferma che gli anni sono cambiati e che però si avverte l’esigenza, protettiva, che tutto resti uguale. Non è così. In cuor suo, Santoro lo sa. B., forse no. Il pubblico, parola postmoderna e antichissima per indicare i cittadini, è chiamato a saperlo. Il 1994 c’è già stato troppe volte: la chiarezza delle regole non è determinata da uno specifico periodo storico, ce ne possono essere di nuove altrettanto nitide.

N.B. Berlusconi, si sa, segna la fine fra due epoche repubblicane: proprio per questa ragione, storiografica ma generalmente accettata e condivisa, lo show di ieri è stato nostalgico. Chi ha vinto o chi ha perso o la percentuale dello share sono dati che lasciamo alla bruta statistica. Nel complesso il testo audiovisivo è stato buono, non ottimo. E, a dire il vero, è condivisibile l’amarezza del conduttore a causa della lettura da scolaretto della letterina. Lì il voto e il lettore precipitano.



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