Essendo oggi la vigilia di Natale, sarete in attesa del vecchio e panciuto rappresentante della Coca Cola, che come ogni anno vi porterà i doni che la vostra MasterCard si è potuta permettere. Essendo qui su questo blog, dovreste essere quasi tutti pagani, atei o adoratori di Chernobog, perciò Babbo Natale è senz’altro il vostro punto di riferimento, più del bambinello nato dalla Vergine, che vi ha già messo sul suo libro nero ancor prima che imparaste a leggere i primi racconti di Lovecraft.
Ma quanto pensate di saperne davvero del panzone dalla barba lunga? La risposta è: poco. La disinformazione ha sempre colpito duro col vecchio Klaus, dipingendolo come un innocuo rintronato che vive con una vecchia megera e con degli elfi un po’ stronzi. In realtà, se andiamo a scavare nel CV del nostro eroe, scopriremo che dietro all’adipe si nasconde una specie di Punisher un po’ attempato. O forse anche peggio.
Prima della diffusione del Cristianesimo, la tradizione tedesca narrava che il Dio Odino organizzasse una sontuosa battuta di caccia, proprio nel periodo del solstizio invernale. Al grande evento erano invitate altre divinità, nonché gli spiriti di alcuni indomiti guerrieri morti in battaglia. Secondo la consuetudine locale, i bambini lasciavano i propri stivali vicino al caminetto di casa, adeguatamente riempiti di paglia e zucchero, per sfamare il cavallo di Odino. Il quale, riconoscente, riempiva gli stessi stivali di dolciumi o di regali. Anche nell’aspetto fisico il padre degli dei nordici ricordava in qualche modo San Nicola, alias Babbo Natale.
C’è tuttavia una leggenda ancora più antica, appartenente al folklore di alcune tribù del nord della Germania, che identifica Klaus con un cacciatore di demoni e troll. In un inverno rigidissimo questo santo guerriero fu impegnato nella sua battaglia più dura. C’era infatti una creatura che s’insinuava nelle case di campagna passando per il camino. Una volta dentro attaccava i bambini nel sonno per nutrirsi delle loro carni.
Il buon cacciatore si mise alla ricerca del demone, combattendolo poi con le sue armi migliori: dei ferri benedetti, ricavati dal metallo di uno dei chiodi della croce di Gesù Cristo. Sconfitto e imprigionato, il demone fu costretto a passare di nuovo in ciascuna casa in cui aveva provocato delle vittime, ma questa volta per fare ammenda.
Secondo una variante della leggenda, il gesto di “pentimento” della creatura gli fu sufficienti per ottenere il perdono celeste. In tal modo gli fu concesso di diventare il primo aiutante del cacciatore di mostri, che da quel momento in poi fu noto a tutti come Babbo Natale.
In Olanda circolava invece la storiella di Belsnickle (Nicola il Peloso), la versione Freddy Krueger di Santa Klaus. Costui visitava infatti soltanto i bambini cattivi, spaventandoli col suo terribile aspetto di belva pelosa ed enorme.
Dalle parti del Tirolo e dell’Alto Adige, San Nicola ricopre ancora una volta il ruolo di ammazza-mostri. Questa volta i suoi avversari sono i terribili Krampus, uomini-caproni scatenati e molto inquietanti che si aggiravano per le strade alla ricerca dei bambini “cattivi”. Le loro facce erano coperte da maschere diaboliche e paurose; i loro abiti erano laceri, sporchi e consunti. I Krampus, quando vagavano per le vie dei paesi, provocavano rumori ottenuti da campanacci o corni, che li accompagnano nel tragitto che li porta in giro.
Man mano che le scorribande dei Krampus andavano avanti, attirarono l’attenzione del gran caprone in persona, il Diavolo, il quale si mischiò a loro per provocare ancora più danni. Per porre fine al flagello gli abitanti della zona chiesero aiuto al vescovo Nicolò, che esorcizzò Satana e disperse i suoi seguaci.
Sconfitto il diavolo, tutti gli anni i giovani, travestiti da demoni, sfilavano lungo le strade dei paesi, non più a depredare ma a portare doni o a “picchiare i bambini cattivi”, accompagnati dalla figura del vescovo che aveva sconfitto il male.
Vescovo che oggi è conosciuto col nome universale di Santa Klaus.
Non dimentichiamo poi il Compagno Ded Moroz, alias Nonno Gelo, il Babbo Natale tanto amato nella compianta Unione Sovietica, che mal tollerava la rivisitazione capitalista (nonché sponsorizzata dalla Coca Cola) del vecchio San Nicola. Il bello è che in origine Ded Moroz era un vero e proprio demone, Morozko, in grado di congelare le persone col suo tocco. In seguito divenne più buono, grazie anche alla frequentazione di Vesna, l’avatar della primavera, che ne addolcì il carattere.
In periodo pre-sovietico Ded Moroz indossava un tipico abito blu, che poi il Partito fece diventare rosso per decreto, in onore della gloriosa bandiera della CCCP. Oggi, caduto il comunismo, Nonno Gelo ha cambiato ancora costume adottando una tenuta bianca e celeste. Insomma, un po’ come i supereroi della Marvel rivisitati e corretti a seconda del periodo storico.
Buon Natale!
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