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Babylon – Babylon (1978)

Creato il 08 settembre 2013 da The Book Of Saturday

Front

Un solo album in commercio (riedito poi dalla Syn-Phonic) e due live bootleg che, almeno a giudicare dall’opinione di chi li ha acquistati e ascoltati, saranno ricordati solo per la loro pessima qualità. Tutta questa è la produzione dei Babylon, per alcuni una “cult band”, specchio di un progressive che si stava piegando alla new wave. Per altri i Babylon, semplicemente sono una cover band evoluta dei Genesis. «Ridiculously overrated Genesis-wannabee band», scrive Progbear su Progarchives. Con tutto il rispetto per un gruppo che comunque mi tengo in collezione, non posso dissentire…

STORIA. L’album in questione è l’omonimo, Babylon. Siamo nel 1978, Florida, Usa. La band nasce dall’incontro, nel 1976, di Rick Leonard, Rodney Best, Doroccas, J. David Boyko, e Gary Chambers. I Babylon partono da un presupposto: ripercorrere il solco di gruppi prog storici. Preponderante la presenza dei Genesis stile Musical Box/Cinema Show, ma con un poco di sforzo vi si trovano altri piccoli “omaggi” almeno a Gentle Giant e Yes. Appena uscito questo eponimo, i Babylon divennero molto famosi tra i fans, probabilmente perché dal vivo offrivano spettacoli degni dei loro ispiratori.

IMPORTANZA. Nessuna. Soltanto la testimonianza di come il marchio “prog” può essere sfruttato a proprio vantaggio, un vestito buono anche fuori stagione. Non che Babylon sia un cattivo disco, al contrario l’attenzione, anche in fase di registrazione risulta un lavoro ben fatto. Peccato che un disco così lo possono fare tutti, basta una buona dose di studio dei Genesis, un paio di variazioni, motivi sempre più ripetitivi. E ci risiamo, perché poi non è la prima volta che mi trovo a fare questa considerazione. Il progressive è pieno di band poco originali. L’unico merito dei “Babylenesis” è esserci arrivati prima, troppo prima per già decadere…

SENSAZIONI. Quattro tracce (The Mote In God’s Eye, Before The Fall, Dreamfish, Cathedral Of The Mary Ruin), di cui la seconda, Before The Fall, non soltanto è la più lunga ma anche quella qualitativamente superiore. Fin dal primo attacco di cantato, colpisce il modo con cui Doroccus si atteggia ad imitare Peter Gabriel, operazione che riesce solo in parte. Dicotomia simile si può affermare per Leonard/Rutherford, Best/Collins, Boyko/Hackett e Chambers/Banks.

LA SORPRESA. Prendo a prestito un’esclamazione che mi ha colpito tra i vari commenti che si trovano su Babylon da Progarchives: «What? A symphonic prog band from Florida? In 1978?». Avvertite prima, dico. No, perché uno non se lo aspetta mica. Ecco, forse proprio perché dalla Florida la gente era abituata a sentir nominare country rock stile Lyinyrd Skynyrd, diciamo che la novità ha spiazzato in positivo. Più per curiosità.



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