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Balthazar: Applause

Creato il 12 giugno 2011 da Figurehead @figureheadblog

Balthazar ApplauseBalthazar: Applause

Applause é l’album di debutto dei Balthazarenfants prodige del piccolo e misterioso Belgio che zitto zitto ci fornisce preziosissimi prodotti come i dEUS e le famigerate birre. Ed é al concerto dei dEUS che ho conosciuto questi ragazzi e, affascinato dalla loro creativitá, ho comprato il cd senza indugio. Un cd orecchiabile ma non scontato, che si appoggia su una solida base ritmica, con il basso che macina sicurezza dall’inizio alla fine e permette a chitarre, voci, violini e tastiere di intessere la trama che definisce il raffinatissimo alternative pop deiBalthazar.
Il disco attacca deciso con Fifteen Floor con un motivo accattivante accennato col piano prima e poi seguito a ruota dalla voce. Segue l’opera Hunger at the Door, anche qui un ritmo trascinante che sorregge le voci all’unisono alternati da una strofa tutta voce basso e batteria. Il pezzo si apre poi sul finale, dopo un assaggino verso la metá, con un boato di chitarre da farvi rizzare i capelli.

Non so se é tutta l’eccitazione dell’inizio del disco ma i due pezzi che seguono sono un po’ piú debolucci. Pur infallibili su ritmiche e melodie non riescono a ricreare il pathos iniziale. Ci si riprende un po’ su I’ll Stay Here, un malinconico blues da mattina piovosa cantato con un tono che ricorda il Damon Albarn dei Gorillaz.

Decisamente tra i migliori del disco é Blues for Rosann, attacco di violini tremolanti per un pezzo che ha tutta la raffinatezza e grazia nell’elaborare melodie intellettuali senza rinunciare alla fruibilitá popolare che ci rimanda a gente del calibro di Karate e Cake. A metá canzone, come se non bastassero le sue note secche e precise come biglie di vetro, il bassista attacca scandendo la frase “the boxer sang with the carnival band” che, sovrapposta all’ariositá di voci e archi crea un meraviglioso effetto.

Vi lascio proseguire nell’ascolto anche perché dopo quest’ultima bisogna aspettare fino alla fine del disco, Blood Like Wine, per avere un momento di musica memorabile. Qui con il coro ripetuto e le chitarrine insistenti si avvicina parecchio si avvicinano parecchio agli Arcade Fire piú nostalgici. E un po’ di nostalgia mi prende anche a me se penso al finale del concerto quando, a musica finita, i Balthazar hanno continuato a cantare all’unisono “raise your glass to the nighttime and the ways to choose a mood and have it replaced” finché tutto il pubblico li ha salutati con il bicchiere alzato. Á bientôt Balthazar!

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