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Balzac e la vita che alla fine pretende il conto

Creato il 05 dicembre 2014 da Paciampi
Ci sono vite che la letteratura salva, ma anche vite che poi chiedono di saldare il conto alla letteratura: e il conto a volte è davvero troppo salato.
Balzac e la vita che alla fine pretende il contoPrendete per esempio il grande Balzac, l'autore della straordinaria Comédie humaine, in Francia il più letto e acclamato degli scrittori, monumento nazionale quando ancora era vivo. La storia degli ultimi suoi anni è stata a lungo tenuta ben nascosta sotto una bella coltre di ipocrisia e forse anche di pietà. All'inizio del Novecento ce l'ha raccontata un altro scrittore francese, Octave Mirbeau, con una manciata di pagine che fecero scandalo e vennero addirittura bloccate dalla censura. Solo ora arrivano in Italia, grazie a Skira.
E dunque, cosa ci racconta Mirbeau in La morte de Balzac? Ci porta dentro un uomo alla fine della sua vita, che l'arte non può più salvare. Ci invita a trascurare le sue pagine per entrare nella stanza della sua agonia. Ci impone a fare i conti su ciò che rimane di tante glorie e di tante ambizioni.
Balzac nel suo epilogo, migliaia di pagine dopo: un uomo malato e derubato di molte cose, un corpo sfasciato e umiliato, soprattutto una solitudine che si fa perfino fatica a credere, figurarsi a sostenere. Nemmeno la moglie vorrà vederlo e salutarlo.
Un corpo abitato ancora da una splendida mente, che fino all'ultimo, mentre l'uomo se ne sta andando, spingerà lo scrittore a rivolgersi al medico: Pensate che domani possa rimettermi al lavoro? Suvvia! Sbrigatevi a curarmi! Devo lavorare!
Come in un romanzo, un romanzo di Balzac, il romanzo che Balzac non ha avuto modo di scrivere. Un romanzo invece della vita troppo vera e troppo esigente.

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