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Bambini per viaggio

Da Leragazze

Bambini per viaggio

Dal Dizionario dei luoghi comuni di Flaubert:

BAMBINI: Fingere una tenerezza lirica nei loro riguardi, quando c’è gente.

Frecciargento Venezia-Roma. Trovo il mio posto, mi sistemo, faccio metter su la valigia da un ragazzo gentile, la faccio tirar giù subito dopo da un altro altrettanto cortese: la tengo in terra alle spalle del mio sedile, così non dipendo da nessuno

;)
).

Sto leggendo in questi giorni un libro stupendo, finalmente dopo tante ciofeche! Lo tiro fuori impaziente di riprendere la storia lì dove l’avevo lasciata. Comincio, ma una vocina si insinua tra le righe di parole che ho davanti, sempre di più, le spazza via, mi costringe a uno sforzo disumano per ricomporne una a una: riprendo in continuazione dallo stesso capoverso, senza capire nulla.

Mi guardo attorno, al di là dello stretto corridoio è seduta una piccola di 3-4 anni che non si può che definire “bambina esibizionista”. Ogni cosa che fa, mangiare, sfogliare un libriccino, muovere un pupazzetto, bere il succo di frutta, ogni sua azione è per le persone che la circondano e lei con ostentazione ne spia le reazioni cercando sorrisi, commenti, approvazione, in un irrefrenabile bisogno di pubblico. Quelli che la ignorano vengono apostrofati a voce alta nel tentativo di coinvolgerli: nessuno deve restare indifferente a quel che va cianciando.

I vicini di posto, tranne me che intanto sono passata all’Ipod per difendermi, sono inizialmente inteneriti, divertiti, compiacenti. Rispondono, ribattono, addirittura stimolano, come se ce ne fosse il bisogno, altre chiacchiere a voce altissima. La mamma, invece di dirle, come avrebbe fatto la mia, di non disturbare l’intero vagone (allora non lo chiamavamo ancora carrozza), sorride orgogliosa di quel piccolo mostro logorroico. A un certo punto tira fuori un libro (The Secret di Rhonda Byrne, capito il tipo?), ma persino lei guarda con lo sguardo fisso sempre la stessa pagina e presto deve desistere.

Con l’andar del treno i viaggiatori colpiti da tale iattura appaiono sempre più svuotati, fingono di leggere anche l’incarto dei biscotti pur di evitare il contatto visivo con la bimba, ma lei implacabile continua a spappolare ovaie e testicoli con la sua vocina penetrante. Il suo dirimpettaio, un ragazzetto beneducato (ce ne sono vivaddio, ma una buona azione non resta mai impunita, come diceva Billy Wilder), ormai esausto, si è risolto di passare il tempo tra Firenze e Roma camminando avanti e indietro lungo tutto il treno. Tutto questo senza che la madre sia mai intervenuta in alcun modo, persa nei suoi pensieri, forse alla ricerca del segreto “per procurarsi ricchezza, salute e felicità”, per sapere come fare a “sconfiggere la malattia, acquisire ingenti ricchezze, superare ostacoli e conseguire obiettivi da molti ritenuti irraggiungibili”. Non è per questo che legge quel libro?

Ovviamente, quel tesorino e sua mamma sono arrivate fino a Roma come me.

Tutto questo mi ha fatto ripensare a quel genio di Achille Campanile che aveva inventato la balia che girava nelle stazioni con un carretto pieno di poppanti gridando: “Bambini per viaggio! Bambini per viaggio!” E spiegava: “Li teniamo per quei viaggiatori che vogliono restare soli nello scompartimento. Essi ne noleggiano uno e lo mettono sul sedile, bene in vista. Gli altri viaggiatori s’affacciano nello scompartimento, vedono il bambino e tirano di lungo. Poi questi bambini si lasciano in treno e la società pensa a ritirarli”.



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