Io non so se forse la cosa è troppo poco importante per un dibattito politico così nazionale e perso nelle sue alchimie. Non so se ormai con questo mito dei tecnici tutto ciò che non è analisi europea o secolare non è degno di essere raccontato.
Ma un bambino di 14 anni nel leccese è morto in un cantiere schiacciato da un sasso.
Negli ultimi 5 anni sono morti almeno 29 ragazzini sui cantieri.
Una legge seria sul tema non è mai stata scritta.
Qui parlano di grandi opere, di Expo e non riusciamo a difendere i tempi dei nostri figli: quelli per giocare a pallone e studiare.
Restiamo umani, avrebbe detto Vik.
Lo ha scritto ieri sera il consigliere regionale Giulio Cavalli (Sel) nel suo blog, riprendendo la notizia da Agoravox. L’economia ha bisogno anche di questo: di lavoro nero, di infortuni mortali, di illegalità, perché, non lo ammetteranno mai i liberisti, la legalità non rende. Chi fa carriera o si afferma sul mercato? Il più bravo o il più crudele? Il più lucido o il più isterico? Il più duro o il più informato? C’è la solita recita inscenata dai politici di destra che raccontano la tipica favola dell’imprenditore che lavora un numero incalcolabile di ore al giorno e che si sacrifica per tutti noi salvo non pagare le tasse e non fare la minima innovazione. I politici di destra non ci dicono che più o meno tutti gli imprenditori se potessero andrebbero all’estero, come risulta dalle analisi delle associazioni imprenditoriali. Ma questa è l’economia liberista. Costruita sul timore di non aver lavoro, sulla paura che rivendicare diritti sia pericoloso, perché c’è sempre chi accetta un contratto peggiore pur di lavorare oppure lavora anche senza contratto. L’economia della paura ostenta anche potenza, grandi opere. Che importa di un bambino morto in un cantiere? Daranno la colpa a lui o al fato crudele, sempre che ne parlino. Un bel funerale, un lutto ben elaborato e i cantieri sporchi vanno avanti. Col consenso più o meno dichiarato dei politici che non fanno niente per evitare orrori così infernali.
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