Praticamente da quando ho cominciato a cucire bambole, sembra che io ne abbia “nelle mani” soltanto le versioni…vintage.
Prendiamo il caso dei primi tentativi, sfociati nelle bambole anni 50 – 60 e 70… e prendiamo l’ultimo caso di follia creativa che, pur avendo un pattern di tutto rispetto da seguire (completo di cartamodelli, eh, e misure) per le bambole tilda “tipe da spiaggia“, ha finito per prendermi la mano e condurmi da tutt’altra parte.
Il fatto è, vedete, che se una cosa non mi convince non ci metto mica niente, a cambiarla. E così è stato: la scollatura non mi era venuta bene come nel modello, perciò l’ho coperta con un nastro drappeggiato,
e anche la rifinitura del costume da bagno, non mi convinceva: una balza era troppo triste e senza significato, e così ne ho aggiunta un’altra…
Alla fine, la mia bambola tilda non mi soddisfa pienamente, ma è divertente: ha quell’aria da ragazza degli anni ’20 che mi ricorda uno dei miei libri preferiti, quello di Sophie Kinsella che vede il fantasma della zia, vestita appunto come nei ruggenti anni’20.
Devo trovare una piuma per confezionarle una bella fascetta da mettere in testa, e poi il lavoro è finito, che dite?
Sarebbe un amore (e mi aiuterebbe a dimenticare quelle gambette storte…)