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BAMBULE’ (1979) di Marco Modugno

Creato il 27 settembre 2010 da Close2me

Bambule'Opera d’esordio (in 8mm ed a bassissimo costo) scritta, diretta ed interpretata da Marco Modugno, figlio del celebre cantante di Nel blu dipinto di blu e Volare. Un viaggio, di incredibile lucidità, nella realtà giovanile romana di fine anni ‘70. Un’indagine semiseria che mutua dagli stessi ambienti raccontati le motivazioni (poche), il disagio, la confusione e soprattutto il gergo che contraddistinse quella generazione.
“Marco, Dario e Cico sono tre ragazzi romani né irrecuperabilmente alla deriva, né in un modo qualunque integrati nella società. Troppo immaturi per assumere atteggiamenti ribelli e troppo vecchi per continuare a giocare vivono in una loro dimensione, fatta di nulla. Anche l’uso della droga o il fugace rapporto con personaggi femminili evanescenti è una sorta di esperienza sporadica e non incidente. Quasi per assurdo, il sogno è l’unico fenomeno psicologicamente consistente della loro vita: ecco perché sperano di trasferirsi in Brasile (ove sarebbe già andato il loro amico Claudio, quello che forniva la marijuana) o meglio ancora nel Taranà, un inesistente stato di felicità indefinita”
I nomi, deliberatamente, corrispondono a quelli veri dei ragazzi: una scelta che conferma da subito l’approccio diretto del giovane regista con la materia, senza ipocriti filtri o drammatizzazioni confortanti. Eppure le differenze da Amore Tossico (capolavoro datato 1983 sul fenomeno dell’eroina, girato ricorrendo a tossicodipendenti reali) sono evidenti nello stile di riferimento adottato da Modugno: non un iperrealismo antropologico di stampo pasoliniano (come nella suddetta opera di Caligari) ma una divertita “immersione” in una realtà quasi familiare, nella quale irrompono inaspettati momenti onirici o terribilmente grotteschi (l’ingenuo freak di Avellino con la sua gallina Siddharta, l’audizione negli studi di Cinecittà, la visita privata del laido onorevole democristiano).
Crocevia di vizi, delusioni, paure amore ed ovviamente morte sarà uno squallido alberghetto di periferia, dove troverà lavoro Marco. Un incubo reale di saturazioni visive ed umane, punto di non ritorno in strabiliante e funzionale contrasto con il lontano Brasile, meta perennemente citata ma solo vagamente immaginata dai tre protagonisti. Un’opera toccante, emozionante come poche, ancora oggi caratterizzata da una rara freschezza narrativa rara e da una sensibilità, soprattutto nella messa in scena, davvero invidiabile.
L’edizione digitale (etichetta No Shame) non sarà di qualità eccelsa, ma merita rispetto per aver riportato alla luce una meraviglia come questa.


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