“Il punk rock è arte. Il punk rock per me signifi ca libertà. L’unico problema che ho avuto con l’etica dei situazionisti del punk rock è il loro totale rifi uto della sacralità. Trovo poche cose sacre come la superiorità del contributo off erto dalle donne e dai neri all’arte. Il punk rock è libertà”. Così parlò Kurt Cobain quando gli chiesero cosa ne pensava dell’universo punk, della musica che più lo contaminò e che portò poi a quello strano, violento ibrido chiamato “grunge”. Ben detto Kurt, verrebbe da dire, questa volta ne hai sparata una che ha senso: il punk radicale, nichilista, off re sì una libertà immensa, ma nello stesso tempo fi nisce immancabilmente per trascurare la cura dei dettagli , la “sacralità” di ciò che punk non è, la goduria dell’ascolto. Ed è un peccato. Lo sanno bene i May Be Better, il cui sound, che parte da un’impalcatura di netta origine punk appunto, è stato col tempo “decorato” da tante altre belle trovate, dove nulla viene lasciato al caso, dove tutto il bagaglio musicale dei componenti trova il suo spazio e la sua alchimia, fino a sfiorare talvolta- il brit pop e l’indie rock più sfrontati. Riccardo Saliceto (voce e chitarra), Alessandro Russo (voce e chitarra), Carmelo Scafi di (basso, contrabbasso) e Alberto Rossi (batteria) hanno iniziato la loro avventura nel 2004 e da lì nessuno li ha più fermati:dopo una breve parentesi di lavori di natura acustica, i May Be Better impiegano poco a capire che è meglio passare alle maniere forti e cominciano a scrivere brani dai connotati grunge, stoner, punkeggianti, belli tosti insomma, ma con un occhio di riguardo anzi due- alla cura delle armonie vocali e strumentali.
Un perfetto esempio ne sono le canzoni registrate nel 2007 all’Authoma Studio: “Sick to be your stupid dream” e “When I stay”, sono indubbiamente un personale omaggio ai Nirvana più puri, “In you” una ballata senza fronzoli ma ben curata quasi di stampo Metallica-quando- fanno-i-bravi, mentre “Grey like you” porta dritti dritti agli Oasis dei tempi in cui erano ancora una band che aveva qualcosa da dire. Infl uenze ben chiare, certo, ma ciò non signifi ca che i MBB non abbiano un loro marchio di fabbrica, qualcosa da dire, oggi, loro ce l’hanno eccome; con la maturazione, i quattro sono infatti giunti al loro primo EP uffi ciale, che uscirà questo mese per la Gas Station Records (prodotto da Dave Timson e Mik Lennard). All’interno di questo lavoro- intitolato “Borderline”- vi si troveranno chicche come la title track stessa, “Borderline” appunto, tripudio (ordinato) stile Green Day ricco di schitarrate su cui defl agra una bella linea melodica, caratterizzata dalle strepitose doti canore del lead singer e supportata da una sezione ritmica a volte tremendamente incarognita, a volte dolce come un confetto. E si tratta solo dell’anteprima, diff usa in questi giorni in Internet. Sugli altri brani vige ancora il segreto di Stato, e va bene così: se il grunge è il vostro pane e Max Pezzali il vostro Anticristo, “Borderline” è il disco che fa per voi. Ed è giusto che lo scopriate in un sol boccone, il 21 aprile 2011, quando- in occasione della pubblicazione- i MMB presenteranno il loro lavoro allo Spazio 211 di Torino a partire dalle ore 22.