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Banda larga: il business bloccato che danneggia l’Italia

Creato il 08 agosto 2012 da Oblioilblog @oblioilblog

Banda larga: il business bloccato che danneggia l’Italia

È un argomento ricorrente, ma mai una priorità. È considerata un lusso, non un investimento. Si tratta dalla fibra ottica o banda ultralarga: una tecnologia che permetterebbe a viaggiare a 100 Megabyte per secondo.

La sua implementazione non permetterebbe sono di navigare nel migliore dei modi, ma avrebbe grandi prospettive di ricavi. Secondo la Commissaria Europea per l’Agenda digitale Neelie Kroes il ritardo sulla fibra ottica ci costa dall’1 all’1,5% di PIL, mentre secondo Andrea Gilardoni della Bocconi addirittura il 3.

La necessità è semplicemente non avvertita in un paese molto poco affezionato al web. Il 41% degli italiani non è entrato mai in rete, una percentuale molto maggiore rispetto al 24% della Francia, al 17 della Germania e al 10 del Regno Unito. Non contribuisce positivamente la  totale copertura almeno parziale con almeno la banda larga: il 4,8% del territorio non ha alcuna possibilità di accedere al web. Secondo i dati Infratel, il 36,2% ha la possibilità di connettersi, ma preferisce non farlo.

Lo scarso interesse fa sì che la fibra ottica viaggi a rilento: ne può usufruire solo il 10% del territorio. In Giappone e Corea del Sud la copertura è totale, arriva al 90% in Svizzera. La Francia è al palo ma ha già varato un piano per raggiungere tutto l’esagono entro il 2025.

L’Agenda digitale del Ministero dello Sviluppo prevede un costo tra i 15 e i 20 miliardi per collegare il 100% dei cittadini a 30Mbps e il 50% a 100 Mbps, secondo il piano previsto dall’Europa. il problema è di fondi: 440 milioni arrivano da Bruxelles, 4,5 miliardi dal Fondo Italiano per le Infrastrutture F2 Tlc-Metroweb. Questo basterà per le trenta città maggiori, per il resto c’è da sperare nei privati da cui servono almeno 10 miliardi.

Gli operatori però ragionano in termini di concorrenza e di ritorno immediato e, spesso, si sovrappongono nelle zone più affollate. La Telecom ha un piano per portare l’ultrabroadband in 99 città entro il 2014 e in 250 entro il 2018, con una velocità che non supererebbe i 50 Mbps. Si tratta del 20% della popolazione, per il resto non ci sono prospettive concrete. 

Installare la fibra ottica indubbiamente costa, ma il ritorno sarebbe imponente. Detto di una percentuale tra l’1 e il 3 di PIL, nel concreto la banda ultralarga porterebbe sensibili risparmi per la Pubblica Amministrazione e famiglie, come sottolineato anche dal Ministro Corrado Passera:

L’innovazione consente di fare molte cose con minori risorse.

Secondo uno studio della Boston Consulting Group un uso intensivo di internet può portare risparmi di più di due mila euro a famiglia l’anno. Nella Pubblica Amministrazione lo switch off digitale porterebbe risparmi per 13 miliardi di euro di spesa corrente l’anno, quasi il costo per coprire l’intero paese.

Ne beneficerebbero anche le imprese. Secondo Confindustria solo il 4% delle imprese italiane effettua vendite direttamente online. In questi anni di crisi, le aziende che hanno puntato sul web sono cresciute in termini di fatturato del 5,7% in più rispetto a chi è rimasto indietro. Se tutte le imprese italiane aumentassero dell’1% i loro fatturato attraverso le vendite online verso l’estero, le esportazioni totali crescerebbero dell’8%.

Con la banda ultralarga si svilupperebbe a dismisura il cloud computing, il trasferimento di dati su dispositivi remoti che rende le prestazioni flessibili e veloci. L’adozione di servizi di videocomunicazione avanzati permetterebbe di creare una realtà aumentata (una realtà virtuale e tridimensionale applicata dalla chirurgia robotica alla geolocalizzazione) e semplificherebbe il processo produttivo e quello di apprendimento, riducendo la necessità della presenza fisica.

Il gioco vale decisamente la candela.

Fonte: Il Fatto Quotidiano


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