Aldilà della scontata faziosità propria di un giornale di partito, l’articolo dell’Unità a firma Angelo De Mattia contiene una serie di grossolani errori ed evidenti contraddizioni in termine. Il titolo, “La Banca d’Italia rimane un’Istituzione Pubblica”, vuole assicurare tutti gli elettori piddini che hanno mal digerito la privatizzazione della Banca Centrale italiana, criticata puntualmente dal Senatore PD Walter Tocci nel suo blog con un post che contraddice e smonta l’articolo dell’Unità. Ma proviamo ad entrare nel merito di alcune questioni.
Ma andiamo alla spinosa questione dei 7,5 Miliardi che secondo il giornalista de L’Unità non rappresentano un regalo alle banche azioniste. Immaginate se il Governo emanasse un decreto urgente per stabilire che il valore della vostra casa non sia di 200.000 € ma di 8 MILIARDI di Euro. In forza di legge voi vi trovereste con un patrimonio che prima non avevate. Il Governo ha poi stabilito che gli azionisti possano detenere al massimo il 5% delle quote, inducendo chi ha più del 5% a vendere le quote in eccesso: Intesa San Paolo, Unicredit, Assicurazioni Generali e altri potranno piazzare sul mercato le quote iper-rivalutate dal Governo. Incasseranno molti, molti soldi che prima non avevano. Grazie alla legge sciagurata, gli azionisti hanno fatto festa ed hanno immediatamente iscritto nel loro bilancio dei valori monetari che prima nemmeno esistevano: Letta, Alfano e Saccomanni hanno di fatto creato moneta e l’hanno messa nelle tasche degli anonimi proprietari delle banche. Non a caso questa manovra ha mandato su tutte le furie la Bundesbank.
E il bello è che quei soldi, se fosse stata attuata l’odiata legge 262/2005 sarebbero
Credo che il giornalista di partito debba rivedere il suo concetto di “pubblico”, così come tutto il PD, perché da qualche tempo hanno scambiato le banche con lo Stato e lo Stato con le banche. Con buona pace di Marx.
* EuroParlamentare di Fratelli d’Italia
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