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Banshee, una terza stagione cattiva ma non troppo

Creato il 24 marzo 2015 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Il giudizio di Marco Goi

Summary:

Torniamo a Banshee, la città del male, come dice il sottotitolo della versione italiana in onda su Sky Atlantic dal 2014. O anche la città delle contraddizioni, in cui lo stile di vita amish si combina a una gran dose di violenza e di belle fanciulle con pochi vestiti addosso. La terza stagione di Banshee si è appena conclusa negli Stati Uniti sulle frequenze della piccola rete via cavo Cinemax, la sorellina meno conosciuta della HBO, che di recente ha azzeccato un’altra hit con The Knick, la singolare serie medical che vede protagonista Clive Owen. Una stagione che non ha fatto che confermare quanto già visto nelle due notevoli precedenti, capaci di crescere episodio dopo episodio. A mancare questa volta è stata però l’originalità che aveva contraddistinto gli altri due cicli. Arrivata al terzo anno, Banshee ha cominciato a ripetersi, sia nelle scelte narrative che nello stile registico.

La season numero 1 di Banshee sorprendeva per come riusciva a unire intrattenimento sguaiato e “tamarro” con una notevole profondità nella costruzione dei personaggi e dei conflitti tra loro, in una maniera non troppo distante da Sons of Anarchy. La season numero 2 faceva ancora meglio, portando alle estreme conseguenza il conflitto tra il protagonista Lucas Hood (Antony Starr) e il boss ucraino Mr. Rabbit (Ben Cross) e inventandosi trovate di regia e di montaggio di livello cinematografico. Una serie action dai risvolti shakespeariani che alla season numero 3 ha rallentato la sua corsa un pochino. Non stiamo parlando di una brusca frenata, soltanto di un leggero stop.

Nei nuovi episodi abbiamo incontrato due cattivoni stagionali. Il primo è stato Chayton Littlestone (Geno Segers), il capo dei Redbones, una gang di pellerossa perché – ebbene sì – nell’apparentemente quieta cittadina di Banshee oltre agli amish c’è anche una folta rappresentanza di pellerossa, e pure pericolosi. La perfidia di Chayton è esplosa nel quinto episodio, il più forte della stagione e anche uno dei migliori della serie in assoluto. In “Tribal” i personaggi principali di Banshee si trovano barricati insieme all’interno del distretto di polizia, assediati da un gruppo di pellerossa capitanati dall’imponente Chayton. È stata questa la puntata spartiacque della stagione, in cui le varie tensioni tra i personaggi sono venute a galla.

ATTENZIONE SPOILER
È al termine di questo episodio che l’agente Siobhan (Trieste Kelly Dunn), il nuovo interesse sentimentale di Lucas Hood, perde la vita, brutalmente uccisa da Chayton. È questo il momento chiave dell’intera stagione, che porta Hood a mettere in dubbio ogni sua certezza e a cercare una vendetta nei confronti dell’assassino. Vendetta che arriverà puntuale e spietata. Una volta uscito di scena Chayton, nelle ultime puntate Banshee perde un pochino della sua epicità, per concentrarsi sul conflitto con l’altro villain della stagione, l’assai debole Douglas Stowe (Langley Kirkwood), un colonnello dell’esercito che non si rivela una gran minaccia per Hood e soci, abituati a ben di peggio. Resta inespresso invece il vero grande conflitto della serie, quello con Kai Proctor (Ulrich Thomsen), rimasto in questo ciclo di episodi abbastanza in disparte, con i suoi affari che sono stati per lo più gestiti dall’affascinante nipotina Rebecca (Lili Simmons) e dal suo braccio destro Clay (Matthew Rauch). Con la quarta stagione, già confermata per il 2016, vedremo la rivalità tra Hood e Proctor portata finalmente alle estreme conseguenze?

di Marco Goi per Oggialcinema.net

Banshee, una terza stagione cattiva ma non troppo ultima modifica: 2015-03-24T10:41:38+00:00 da Marco Goi

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