Barack Obama ha vinto, Karl Rove ha perso: la televisione e i finanziamenti elettorali
Barack Obama è stato riconfermato alla Casa Bianca conquistando ben 332 voti elettorali contro i 206 del suo avversario Mitt Romney.
La lunga corsa elettorale che si è conclusa martedì è risultata essere la più costosa della storia delle presidenziali americane.
Secondo fonti accreditate, i due candidati avrebbero speso in totale oltre 2 miliardi di dollari, più del doppio del 2008.
Allora, nel duello tra Barack Obama e John McCain, i due contendenti avevano speso oltre 1 miliardo di dollari, un record mai toccato prima e che già allora era parso fuori misura.
In quattro anni le spese per conquistare la Casa Bianca si sono più che raddoppiate e ciò grazie anche alla sentenza della Corte Suprema del 2010, nota come Citizens United, che ha permesso alle grandi multinazionali e alle più importanti lobby economiche e finanziarie di contribuire senza limiti alle campagne politiche in nome del rispetto della libertà di parola.
Nei due anni successivi, in preparazione per le presidenziali di quest’anno, i due maggiori partiti hanno messo in campo veri e propri contenitori di donazioni da simili fonti, conosciuti come Super Pac, con cui hanno ammassato milioni e milioni di dollari da spendere nelle elezioni appena concluse.
A fare la parte del leone in questa sconsiderata coorsa a chi rastrellava più soldi sono stati i repubblicani: American Crossroads, il super Pac costituito da Karl Rove, l’ex spin doctor di George W. Bush, ha accumulato 300 milioni di dollari e questo, insieme alla Camera di Commercio americana (una sorta di Confindustria federale) e altri analoghi contenitori finanziari come Freedomworks hanno speso a sostegno di Mitt Romney e altri candidati repubblicani circa 1,3 miliardi di dollari.
I democratici, pur se in linea di principio contrari a simili esagerazioni finanziarie, in grado di annullare ogni residuo delle riforme per una politica meno dipendente dai grandi capitali seguite agli scandali del Watergate, hanno dovuto fare buon viso a cattivo gioco.
Due ex consiglieri di Obama, dopo essersi dimessi dall’amministrazione, hanno costituito un Super Pac pro-Obama, il Priorities Usa Action, che, da solo, è riuscito a spendere qualcosa come 66,5 milioni di dollari in spot televisivi negativi.
Un apporto considerevole, ma nemmeno lontanamente comparabile alle spese dei repubblicani, utilizzate in gran parte per ricoprire di attacchi negativi, tramite tv ads, spot televisivi, Barack Obama e i suoi colleghi di partito.
Eppure il Gop ha perso: non solo non è riuscito a riconquistare la Casa Bianca, ma ha permesso ai democratici di incrementare di tre seggi il vantaggio al Senato, riducendo al contempo il margine di maggioranza alla Camera.
Un esito così disastroso e uno spreco di denaro così clamoroso che Chuck Schumer, senatore di New York, numero due dei democratici al Senato, riferendosi a Karl Rove e al suo American Crossroads, ha affermato che se Rove fosse stato a capo di una azienda privata sarebbe stato licenziato in tronco.
Quale conclusione dobbiamo trarre da tutto ciò? Forse che la televisione e il denaro, dopotutto, non sono in grado di condizionare così pervicacemente le competizioni politiche?
E che quindi qui da noi, Silvio Berlusconi è riuscito a vincere tre elezioni non solo grazie al suo impero televisivo?
Naturalmente non è possibile effettuare una comparazione automatica tra il sistema politico americano e quello italiano, tuttavia, da queste elezioni presidenziali è possibile trarre qualche conclusione generale.
Gli attacchi negativi televisivi, finanziati dai milioni dei Super Pac, hanno avuto un esito determinante non per i repubblicani, ma per Obama e i suoi.
La scelta di Jim Messina, direttore della campagna del presidente, di bombardare gli americani, durante l'estate, di spot usi a dipingere Mitt Romney come un gelido amministratore delegato pronto a licenziare dipendenti e del tutto prono agli interessi delle classi più abbienti ha funzionato.
I democratici sono riusciti a imporre una narrazione negativa dell’avversario da cui Romney non è più riuscito a liberarsi, se non, in parte, dopo il primo dei tre dibattiti.
Il partito del presidente è così riuscito a neutralizzare i successivi spot negativi della campagna di Romney contro Obama.
Altro fattore determinante per la vittoria del leader nero è stato anche il miglior uso fatto dei soldi ottenuti tramite i Super Pac.
Mentre i repubblicani li usavano quasi solo per confezionare negative ads, i democratici li hanno impiegati in buona parte anche per costituire una capillare organizzazione sul territorio con l’apertura di una miriade di sedi aventi l’obiettivo di catalogare le tipologie di elettori e spingerli a registrarsi ed andare a votare in gran numero.
Tanto che, ad un certo punto della campagna, nelle ultime settimane, si erano andate moltiplicando le critiche a Messina, David Plouffe a David Axelrod, rei di sprecare troppi soldi in sedi locali, a discapito della campagna televisiva.
A ciò si aggiunga anche che, come nel 2008, l’apparato politico democratico è riuscito a collezionare anche il maggior numero di donazioni provenienti da piccoli finanziatori e il gioco è fatto.
In definitiva la vittoria di Barack Obama è spiegabile in base alle stesse conclusioni racchiuse nella legge del rasoio di Occam: il presidente ha vinto perché ha saputo sfruttare molto meglio di Mitt Romney sia i milioni di dollari ottenuti tramite i Super Pac, sia le miriadi di piccole donazioni private.