Ho cominciato a leggere Barafonda dopo aver assistito alla presentazione dell’autore Michele Marziani.
Non è cosa che faccio spesso, nel senso che più notizie mi arrivano sulla trama di un libro o di un film, più è difficile che poi io lo legga o vada al cinema per guardarlo.
E’ vero, le presentazioni sono interessanti e spesso contribuiscono ad alimentare la curiosità del lettore, però a me tutto ciò non capita.
In realtà durante questi eventi mi succedono due cose tra loro contrastanti:
da una parte la mia curiosità per la storia diminuisce in maniera proporzionale ai dettagli che man mano vengono svelati nel corso della presentazione, dall’altra parte tutto quello che si muove attorno alla storia mi coinvolge molto, ad esempio qual è sia stata l’idea iniziale, come la cosa abbia acquisito sempre più importanza nella mente dell’autore, la presenza di aneddoti e curiosità aggiuntive che valga la pena raccontare ecc. ecc.
Facendo il parallelo con il mondo del cinema sarebbe come dire che preferisco di gran lunga il backstage al trailer; a molti questa cosa suona un po’ strana però questo è.
Barafonda quindi…
Il libro racconta sostanzialmente una storia di integrazione alla rovescia, nel senso che sono i cosiddetti “intrusi” che per ragioni diverse danno una mano all’indigeno in difficoltà.
Tutto ciò avviene a causa di una importante scoperta delle forze dell’ordine che casualmente vengono a conoscenza del segreto di un noto e stimato professionista.
Da questo punto di partenza prende il via tutta una storia decadente piena di vergogna, di delusione, di voglia di sparire.
Ecco apparire un mondo completamente diverso da come lo si era sempre visto fino ad un attimo prima.
Un mondo dove è difficile categorizzare gli individui e dividerli ad esempio in buoni e cattivi perché entrano in gioco tutta una serie di elementi che non erano mai stati considerati prima di allora.
Ne consegue un clima cupo nel quale solo a volte si insinua uno spiraglio di luce, luce che viene accesa proprio dai più sfortunati che in qualche maniera condividono spontaneamente il poco che hanno, causando una lunga serie di domande nella testa del protagonista.
Per quale motivo leggerlo allora se la traccia principale della storia e buona parte della trama mi erano già conosciute?
Per provare un tipo di lettura diversa dal mio solito; invece di concentrarmi sulla storia, ho provato semplicemente ad ascoltarla.
E ciò è stato possibile perchè avevo fresca nella mente il tono della voce dell’autore, il suo modo di parlare, la sua cadenza, il suo accento.
Ne è uscito un qualcosa di molto interessante che mi porta a consigliare a tutti quanti di cercare una qualsiasi intervista ( su youtube ad esempio ) dell’autore del quale si sta per leggere un libro, in modo da immaginare di leggere il libro con la sua voce.
Il suono delle pagine che scorrono sarà una gradita sorpresa
Tempo di lettura: 2h 55m