Non basta solamente il Cavaliere, i suoi avvocati, i suoi deputati, i vari giornalisti di famiglia, che quotidianamente ci propinano la teoria del Berlusconi vittima delle toghe rosse. Ora bisogna sorbirsi alche i figli e tutta la combattiva progenie di Silvio, che per non vedere oltraggiata la dignità del proprio genitore, ma soprattutto non volendo assistere alla dilapidazione del proprio patrimonio invocano la salvezza del Padre. E per fortuna che Mamma Rosa è stata chiamata in cielo qualche anno fa altrimenti su tutti i giornali abbonderebbero le interviste della madre della vittima di Arcore colpita dalla crudele giustizia italiana.
Dato che Marina ormai tace vista l’aria che tira, ed essendo la primogenita più preoccupata a salvare la “roba” ieri è stato il turno di Barbara. La ribelle di famiglia ha tuonato all’Ansa con un’autorevolezza pari a quella che Paris Hilton può avere nel discettare di diritto internazionale: “Qualcuno cerca di rappresentare la storia di mio padre come quella di un criminale. Non è così. La sua è invece una storia imprenditoriale e politica. Si possono usare tanti aggettivi per descrivere Silvio Berlusconi, ma non quello di delinquente”.
Sì, è vero. Si possono usare tanti aggettivi e soprattutto tanti sinonimi per definire la figura di Berlusconi. Forse la parola “criminale” non è tecnicamente perfetta, ma le parole pregiudicato, condannato e plurinquisito si attagliano meglio ad una persona dichiarata colpevole di frode fiscale, ed ancora oggetto di attenzione di molte procure italiane.
La filosofa Barbara però ha colto il punto fondamentale della questione, la lingua italiana nonostante le sue mille sfumature non ha ancora coniato a il termine giusto per definire non un delinquente qualsiasi ma un politico condannato in via definitiva, che in questi giorni cerca follemente di sottrarsi alla propria pena minacciando la caduta del governo in carica.
Capiamo tutto. Capiamo l’orgoglio e l’amore filiale, capiamo che ci sono interessi in ballo e che è difficile arrendersi alla realtà ma assistere allo spettacolo di Barbara Berlusconi, fino ad adesso nota solo per le proprie comparsate sul pontile di villa Certosa, che dà lezioni di lingua italiana e di moralità sui più importanti giornali italiani è uno scenario aberrante, che delinea in maniera perfetta il degrado della vita pubblica e dell’informazione italiana. Soprattutto se pochi anni fa in alcuni interventi pubblici la stessa madre di Barbara, Veronica Lario, definì Silvio Berlusconi una “persona malata” che con i suoi comportamenti gettava discredito sui membri della propria famiglia.
La piccola Berlusconi si occupi di Pato, del Milan, delle tante ville e dell’ultima tinta della sua chioma ma lasci ai giudici italiani il compito di amministrare la giustizia e deleghi agli studiosi della lingua italiana di definire chi è delinquente e chi no.
B.B. si astenga dall’emettere sentenze di assoluzioni patetiche ed inutili, anche perché le uniche vittime in questa storia sono i cittadini ed i contribuenti italiani colpiti dall’evasione fiscale del padre e di tanti come lui.