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Se il Papa è più avanti della politica

Creato il 20 settembre 2013 da Societa' Critica @societacritica

Una volta lo Stato Italiano era considerato una propagine del Vaticano, un avamposto contro il relativismo e l’avanzamento del malcostume del progesso, d’accordo con tutti i papati che si sono succeduti nel corso della storia millenaria della Chiesa. Ora con il papato di Francesco le cose stanno cambiando, anche il santo padre e la curia che gli orbita intorno, da sempre depositario dell’ortodossia cattolica, sembrano scavalcare in quanto ad apertura mentale e tolleranza la maggior parte dei bigotti politici italiani. I sacri palazzi ultimamente appaiono più progressisti e riformisti dei palazzi del potere romano, dominati da vecchi e nuovi politici democristiani che hanno usato fino ad ora il pensiero cattolico per ingessare la società italiana e garantirsi lo zoccolo duro dei voti di Santa Romana Chiesa.

Per questo motivo le parole di apertura rivolte da Papa Francesco nei confronti dei divorziati, delle donne che abortiscono o degli omosessuali, dovrebbero risuonare come un monito ai piccoli uomini politici italiani che a forza di azzuffarsi solamente sul decadimento ideale e reale di Silvio Berlusconi, si sono fatti sorpassare in quanto a modernità dall’altra sponda del Tevere. Un fatto che per la sua atipicità e gravità dovrebbe creare imbarazzo, a qualsiasi personalità pubblica italiana che fino ad oggi si è richiamata ai cosiddetti valori “non negoziabili”, i quali oggi si scoprono più negoziabili ed attualizzabili che mai, visto che lo stesso Francesco li mette in discussione, o per lo meno non li considera così dogmatici.

L’intervista rilasciata dal Papa alla rivista Civiltà Cattolica deve essere risuonata come una serie di bestemmie in chiesa alle orecchie dei vari “crociati” italiani che hanno difeso fino ad ora a colpi di sciabola qualsiasi precetto cattolico applicato indistintamente al grande calderone delle leggi eticamente sensibili, battendosi per esempio contro il riconoscimento e la tutela delle coppie di fatto, ostacolando in tutti i modi la legge 194 sull’aborto, osteggiando qualsiasi legge sul fine vita, e non facendo nulla per contrastare le discriminazioni di tipo sessuale.

Le parole di Francesco rivolte a Padre Antonio Spataro direttore di Civiltà Cattolica: “Questa Chiesa con la quale dobbiamo “sentire” è la casa di tutti, non una piccola cappella che può contenere solo un gruppetto di persone selezionate. Non dobbiamo ridurre il seno della Chiesa universale a un nido protettore della nostra mediocrità”, rimarranno scolpite nella storia. Quando il Papa parla di mediocrita’ del cattolico medio, sembra ritagliare le figure dei vari Pier Ferdinando Casini, Rocco Buttiglione ma anche dei noti Gaetano Quagliariello, Eugenia Roccella, e Maurizio Sacconi, ultras dell’oscurantismo moderno in salsa berlusconiana, che ha dominato la vita pubblica italiana fino a pochi anni fa. La mediocrità è anche quella dell’ateo devoto Giuliano Ferrara, esegeta di Papa Benedetto XVI ed ora spiazzato dal nuovo corso della Chiesa, o di Magdi Cristiano Allam, che quasi quotidianamente predica sul Giornale di Berlusconi un crisitanesimo che nessuno ha mai conosciuto e voluto.

Durante lo stesso dialogo, quando padre Spadaro domanda al Pontefice dei «cristiani che vivono in situazioni non regolari per la Chiesa o comunque in situazioni complesse» e si riferisce ai «divorziati risposati, coppie omosessuali, altre situazioni difficili», Francesco risponde:

«Dobbiamo annunciare il Vangelo su ogni strada, predicando la buona notizia del Regno e curando, anche con la nostra predicazione, ogni tipo di malattia e di ferita. A Buenos Aires ricevevo lettere di persone omosessuali, che sono “feriti sociali” perchémi dicono che sentono come la Chiesa li abbia sempre condannati. Ma la Chiesa non vuole fare questo».

Ed ancora:

«Durante il volo di ritorno da Rio de Janeiro ho detto che, se una persona omosessuale è di buona volontà ed è in cerca di Dio, io non sono nessuno per giudicarla. Dicendo questo io ho detto quel che dice il Catechismo. La religione ha il diritto di esprimere la propria opinione a servizio della gente, ma Dio nella creazione ci ha resi liberi: l’ingerenza spirituale nella vita personale non è possibile. Una volta una persona, in maniera provocatoria, mi chiese se approvavo l’omosessualità. Io allora le risposi con un’altra domanda: “Dimmi: Dio, quando guarda a una persona omosessuale, ne approva l’esistenza con affetto o la respinge condannandola?”. Bisogna sempre considerare la persona. Qui entriamo nel mistero dell’uomo. Nella vita Dio accompagna le persone, e noi dobbiamo accompagnarle a partire dalla loro condizione. Bisogna accompagnare con misericordia. Quando questo accade, lo Spirito Santo ispira il sacerdote a dire la cosa più giusta».

Queste parole si commentano da sole. Ormai è certo: la Chiesa si dimostra per la prima volta molto più avanti e tollerante della politica italiana, schiava del proprio moralismo, e dei retaggi di un passato che stenta a tramontare. Le considerazioni di Francesco sanciscono la mediocrità della maggior parte dei politici italiani, sempre pronta a non scontentare il cardinale di turno pur perdendo tutte le sfide con il proprio tempo e con la modernità, decretano inoltre la bassezza degli pseudo intellettuali cattolici, che mascherano i propri intenti politici con presunte prediche sugli insegnamenti e sui dettami cattolici.

Ci voleva un pastore venuto da Buenos Aires per stigmatizzare l’arretratezza del parlamento italiano, e per comprendere la bassa caratura morale di molti rappresentati ed interpreti del popolo italiano, sedicenti cattolici, fino ad oggi servi del dogmatismo e da domani sempre più disorientati in un mondo che non comprendono.

papa_francesco


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