Seguiamo i Barbarian dagli inizi e abbiamo sempre fatto il tifo per il loro approccio al metal estremo, a cavallo tra passione, filologia e voglia di riportare alla luce i suoi elementi più genuini e meno sofisticati, al netto di mode e nuove tecnologie, anzi, in barba alle stesse. Il fatto che Borys sia entrato in redazione e abbia portato in dote la sua competenza e la sua esperienza sul campo nulla ha a che spartire con la scelta di approfondire il discorso sulla sua band e sul nuovo disco Faith Extinguisher, che riteniamo (ad onor del vero, in buona compagnia) uno dei più solidi esempi di metal old-school attualmente sulla piazza. Al solito, vale sempre il buon vecchio motto: provare per credere.
Partiamo subito con il metal-quiz: chi sono i Barbarian e in quali altre band hanno suonato/suonano/suoneranno?
Borys: Bene, membri ed ex-membri di Noia, Murk, Pistons, Forgotten Kadath, Atropos, Disarm, Unsung, Brzuchy, Giuda, Groebelar, Disprezzo, Robanera, Children of Technology, GOE, Turn Back Time e magari altri che mi sto scordando
Lore: Te piuttosto, Michele, in che gruppi hai suonato/suoni/suonerai? (questo sarà oggetto del prossimo metal quiz, ndr)
Dall’idea di una band che rendeva onore al culto di Hellhammer/Celtic Frost il vostro suono si è via via arricchito di spezie fino a formare un blend di metal old-school con un suo marchio personale e ben definito. Come si è sviluppato il vostro approccio come band e come vi siete mossi per comporre i nuovi brani?
Borys: Effettivamente siamo partiti facendoci tenere per mano da Tom Warrior. Andando avanti abbiamo probabilmente preso meglio le misure l’uno dell’altro nel gruppo, i pezzi nuovi sono venuti fuori sempre più spontaneamente ed è sgorgata questa vena di heavy metal classico, virato nella nostra chiave di lettura che resta, comunque, grezza ed estrema. Sono emersi un po’ i nostri ascolti che spaziano in tutto ciò che è heavy metal, insomma.
Tolti i già citati Hellhammer/Celtic Frost, quali sono a vostro giudizio le formazioni più importanti per comprendere il vostro approccio al metal? Ci sono gruppi di culto che andrebbero riscoperti e che tendono ad essere dimenticati quando si traccia la storia del metal?
Borys: Più che altro si tratta di dare la giusta importanza a chi se la merita, ormai non si dimentica più nessuno, anzi, si riscopre (e si ristampa!) anche il gruppo più oscuro e nascosto. I Manowar sono un gruppo da molti sottovalutato, soprattutto in ambito estremo, del resto anch’io ci ho messo un po’ per inquadrarli a dovere. Il nuovo dei Barbarian è un po’ una royal rumble fra i pionieri dell’estremismo metal: Venom, Hellhammer/Celtic Frost, Bathory, Sodom, e i numi tutelari del metal classico, Manowar, Maiden, Priest… magari non fa molto “cult” citare nomi così ovvi, ma se vengono considerati “classici” ci sarà un motivo, no?
A differenza di molti vostri colleghi, il vostro è un modo di suonare il metal totalmente impermeabile al fascino del digitale e della postproduzione spinta. Quali sono le regole base per creare un disco come Faith Extinguisher?
Borys: Regole vere e proprie non ce ne sono, ci piace l’approccio classico e naturale, siamo un gruppo da sala prove e da palco e suoniamo con strumenti ed amplificatori, la registrazione ne deve essere lo specchio. Sarebbe stupido “creare” un disco in studio e poi non essere in grado di riprodurre la stessa cosa dal vivo. Non siamo nemmeno fan dei mastering spinti all’inverosimile, il nostro approccio mal si sposa con la moderna “loudness war”.
Cosa credete si sia perduto nel metal nel corso degli anni e che tipo di impatto ha avuto sulla scena l’avvento di internet e degli mp3, in positivo o negativo che sia? All’opposto, come vedete il ritorno al vinile cui si sta assistendo di recente?
Borys: Internet ha completamente rivoluzionato la realtà. Mp3 e streaming hanno permesso una diffusione senza precedenti della musica e in generale delle informazioni grazie alla pervasività della rete. Lo sviluppo della tecnologia in generale ha reso molto più facile la vita a chi suona, l’accessibilità alla registrazione della musica ha visto calare a picco i costi, il mantenimento dei contatti e la promozione sono molto più efficaci e le notizie viaggiano in tempo reale. Sono lontani i tempi dei tour organizzati per telefono, delle cassette duplicate, delle lettere ripiene di flyer, dei demo registrati con i registratori portatili. Si è però creato un sovraccarico tremendo di informazioni, ciò che prima era magari frutto di sforzo (comprarsi un disco in un negozio, cercare informazioni sulle fanzine o sulle riviste…) ora è ottenibile gratuitamente in tempo reale, e ciò che si ottiene senza sforzo assume molto meno valore e così tutto è molto più aleatorio e superficiale, l’apparenza vince troppo spesso sulla sostanza. Il vinile è, da una parte, una risposta all’aleatorietà, credo, e un ritorno alla sostanza vera e propria, a livello più overground è anche l’ennesima forma di snobismo, comunque.
La prima cosa che colpisce è l’incredibile artwork firmato da Shagrat (Acid Witch). Come è nata questa collaborazione e cosa vi ha spinto ad affidarvi al suo tratto?
Borys: Avevamo in mente una copertina “epica”, Shagrat lo conoscevo per le copertine dei suoi Acid Witch, è sufficientemente dotato tecnicamente per una copertina del genere senza tralasciare il lato macabro, un gran mix che si sposa perfettamente con un budget non osceno (sì, abbiamo sondato anche Ken Kelly prima di Shagrat…). Il risultato è stato molto sopra le aspettative e quasi quasi la copertina ruba la scena al disco, hahaha!
Come è nata la partnership con la Doomentia Records e cosa vi ha colpito maggiormente nel loro approccio? Quali credete siano le qualità più importanti per una label oggi?
Borys: Doomentia è una grande etichetta, non potremmo chiedere di più. Oltre alla grande professionalità e alla qualità delle uscite, è una delle pochissime etichette che ha il coraggio di far uscire gruppi sconosciuti invece di puntare solamente sul sicuro. È quanto avvenuto coi Barbarian, visto che Lukas ci ha proposto un’uscita dopo avergli mandato il demo (su cassetta, come nell’84!!!).
Che tipo di pubblico hanno i Barbarian e con chi condividono il palco? Ve lo chiedo perché vi ho visto suonare in occasioni differenti e mi è sembrato che in fondo il vostro sia un universo quanto mai trasversale e capace di attrarre tipi di audience diverse, mi sbaglio?
Borys: Negli anni le scene metal e punk si sono frantumate in tante microscene spesso non comunicanti fra di loro, per molti l’appartenenza è diventata un modo, superficiale, di affermare il proprio narcisismo. Una cosa che, invece, accomuna noi tre Barbarian è l’abitudine a un profilo basso, abbiamo sempre bazzicato i giri punk e metal con discrezione e senza troppi proclami, facendoci essenzialmente gli affari nostri. Nulla di calcolato, ma magari il non rivolgerci a nessuno in particolare ha favorito l’eterogeneità umana di chi ci ascolta e anche di chi ci organizza i concerti tra l’altro.
Last famous words or listening suggestions… qualche band ha attirato la vostra attenzione di recente?
Borys: Io sono bulimico, tutti i gruppi attirano la mia attenzione, in questo istante ho la raccolta di demo dei Ripcord sul piatto.
Lore: Boh, scrivo i miei dischi preferiti che sono stati pubblicati nell’anno passato: Aftershock (Motörhead), Blood Vaults (The Ruins Of Beverast), Live in Pala Fitta (Canoa), Chemistry Of Consciousness (Toxic Holocaust), Suck Cocks In Hell (Shitfucker) ed ora come ora non me ne vengono in mente altri. Spero che escano presto i nuovi dischi di: Hellshock, Bunker 66, Evil Army, Iron concrete, Tangorodrim, Manowar, Catamarano, Divine Eve, Metallica, Sofisticator, Orenda, Schizo. Ciao Michele!
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